martedì 12 novembre 2024

Il povero sogna l'essenziale


 

Povertà è una parola ben nota e ampiamente usata, ma con diverse definizioni per persone diverse. In genere, è una condizione di mancanza, un luogo di bisogno. È per lo più intesa come mancanza di finanze, ma potrebbe anche includere la mancanza di altri accessori molto necessari alla vita come amore, amicizia e tutte le altre cose che il denaro non può comprare. La povertà è spesso accompagnata da disperazione, depressione, desideri lacrimosi e mentre le radici del capitalismo continuano a consolidare il suo ancoraggio nel nostro mondo odierno, il numero di persone che vivono in povertà continua ad aumentare.

Qual è la cosa peggiore dell'essere poveri? La povertà è brutta con così tante sfaccettature per cui, a seconda di chi chiedi, otterrai risposte diverse a questa domanda.

La cosa peggiore della povertà è la disperazione e la dipendenza che ne derivano. Pochissime persone in questa vita hanno avuto il privilegio di non aver sperimentato cosa significhi essere senza speranza. La sensazione è così travolgente che queste persone scoprono facilmente di non vedere più alcuna ragione per essere vivi. La speranza è una componente essenziale dello spirito umano e senza quella fede nelle possibilità del futuro è difficile mantenere la positività necessaria per andare avanti, specialmente nei momenti più difficili. Eppure, la maggior parte delle persone crede che si tratti solo di mancanza finanziaria, liquidando la questione con noncuranza per chi lotta per ottenere l’essenziale per vivere. Per una persona povera è difficile condividere i suoi problemi con gente incapace di riconoscere la angoscia e quindi di offrire aiuto.

Secondo un'altra opinione, la cosa peggiore della povertà è che si diventi schiavo di tutti e di tutto. A prima vista potresti non essere d'accordo con questa opinione, ma prendendoti una pausa per avere una comprensione più profonda di cosa significhi veramente essere uno schiavo, scoprirai che non è molto diverso da quell'assenza di libertà che si sperimenterebbe con la povertà. Hai bisogno di libertà per vivere la tua vita come vorresti e questa libertà spesso deriva dalla potenza indotta dal denaro. Sebbene non ci sia un padrone umano che ti sottometta e ti dica dove ti è permesso andare o cosa puoi fare, c'è il signore supremo, meno appariscente e insidioso, che fa esattamente la stessa cosa. Semplicemente non accade nel modo in cui ti immagineresti che accadrebbe con schiavi e padroni di schiavi.

Con così tante storie "dalla stalla alle stelle" di individui che sono passati dalla povertà al successo che circolano, non è passato molto tempo prima che le persone iniziassero a perdere l’empatia per i poveri. Capisco che molte persone credano che ognuno sia responsabile del proprio destino e che se ti è capitato di rimanere povero nella vita, l'intero peso della responsabilità ricade su di te. Il problema con questo tipo di ragionamento è che notiamo i pochi fortunati e ignoriamo i moltissimi sfortunati. Quante storie di persone che sono passate dal nulla a qualcosa ci sono e quante oggi vivono sotto la soglia della povertà?

Non tutti riescono nella ricerca di una vita migliore per così tante ragioni, molte delle quali sono al di fuori del loro controllo. Non tutti inciampano miracolosamente nell'opportunità che cambia la vita, come la nota celebrità che ti prende sotto braccio o il ricco generoso che investe su di te.

Molte persone povere non hanno le competenze e i talenti che potrebbero essere considerati abbastanza preziosi nel mondo di oggi da dar loro veramente potere. Perdono anche molte opportunità trasformative perché sono semplicemente troppo poveri per trarne vantaggio. Se tu fossi un dirigente, saresti disposto ad assumere qualcuno che entrasse nel tuo ufficio con un'aria trasandata, con poca o nessuna compostezza aziendale e non abbastanza istruito per parlarti in una lingua diversa dalla sua lingua madre.

Sì, è vero che molte volte le persone sono frenate dalle loro ideologie e convinzioni, ma capisci che il più delle volte queste persone non sono nemmeno state esposte a cose più luminose e migliori o non hanno visto la luce proprio come te? Per non parlare del fatto che quelle credenze e convinzioni vincolanti sono le stesse che sono orgogliosamente sostenute dalle società in cui si trovano e da cui non sono in grado di allontanarsi.

La cosa peggiore per una persona povera è la consapevolezza che le cose più basilari ed essenziali della vita siano un lusso; che le cose di cui ha bisogno sono là fuori in abbondanza, pronte per essere usate come un accessorio essenziale, ma restano ancora così lontano dalla sua portata; che quelle cose basilari che ogni giorno sogna di avere, non sono qualcosa che un essere umano dovrebbe sognare.

lunedì 11 novembre 2024

Comunicare e farsi capire


Una buona comunicazione è la chiave per leader e professionisti di successo. Sarebbe fantastico se una comunicazione efficace fosse semplice e facile da fare, ma sfortunatamente non è così. Ci sono un gran numero di tecniche e così tante versioni che potrebbero riempire libri.

In generale, pensiamo ai migliori comunicatori come persone in grado di esprimersi in modo conciso, con messaggi potenti e citazioni memorabili che rimangono impresse, sfruttando la narrazione o le metafore per creare parallelismi e aiutare i messaggi chiave a essere meglio compresi, usando gesti, contatto visivo e linguaggio del corpo, con contenuti ma anche coinvolgenti e così via. C'è semplicemente un numero schiacciante di qualità, tecniche, modelli, articoli e libri sull'argomento ed è difficile credere che si possa mai finire di imparare in questo campo.

La comunicazione non avviene quando stai parlando o scrivendo. Avviene quando l'altra parte comprende.

In qualità di comunicatore, è assolutamente fondamentale capire che il tuo lavoro inizia quando il messaggio viene inviato e finisce solo quando ti assicuri che sia stato ricevuto correttamente.

Purtroppo, spesso ci preoccupiamo innanzitutto di dire ciò che ci viene facile a mente, senza preoccuparci della forma e dell’accuratezza del messaggio. Quando si comunica, l’unica persona che conosce il vero significato del messaggio è soltanto chi parla o scrive. Il destinatario deve interpretarlo e per farlo è costretto ad usare la sua psicologia la quale è del tutto imprevedibile sul tipo reazione che il messaggio potrebbe far scattare.

Anni fa, mentre ero impegnato a seguire le attività in laboratorio di informatica, un alunno era bloccato e cercava aiuto dall’insegnante. Poiché io ero occupato con un altro studente, il ragazzo pensò di rivolgersi al mio collaboratore (docente tecnico-pratico) invocandolo da lontano con la parola “assistente”. Il collaboratore risentito dall’appellativo si infuriò e gli urlò: “Io non sono assistente di nessuno!”

Il ragazzo, intimidito dalla reazione del collaboratore, stava semplicemente usando un modo per richiamare l’attenzione del docente e non aveva nessuna intenzione di offendere.

Non seppi mai perché ci fu quella reazione spropositata, forse a causa di una cattiva percezione di quel termine, o forse fu determinata da brutte esperienze passate e falsi pregiudizi, o forse dal senso della parola intesa come appellativo servile. In ogni caso, quella comunicazione, apparentemente non offensiva e ben intenzionata, fu chiaramente infelice.

Cosa si può da imparare da questa storia.

L'apprendimento più prezioso qui è rendersi conto che questo malinteso non è avvenuto a causa di ciò che il ragazzo ha detto. È successo perché lui aveva capito ben altro. In quella parola sottostava un significato completamente ignorato dall’alunno.

Chi è il colpevole il ragazzo per la sua schiettezza o il docente per la sua incomprensibile reazione?

Potresti pensare che il destinatario fosse troppo sensibile e "permaloso". In questo caso, la reazione, pur avendo una logica, sarebbe inaccettabile. In quelle condizioni, il docente non avrebbe potuto evitare quel tipo di reazione. Egli combatteva nel suo animo per salvare la sua dignità. La recondita causa della sua esagerata reazione agiva in lui esasperando l’anima. Evidentemente soffriva di un senso di inferiorità e non si giustificava come la sua grandezza potesse essere messa a “servizio” o sottostare ad un’altra personalità. Tutto questo era in grado di generare rabbia interiore, accresciuta dalla convinzione che l’altra persona valesse meno lui.

La rivolta del mondo interiore, completamente sconosciuta all’esterno, era emersa con tutta la sua forza.

domenica 10 novembre 2024

I benefici della lettura


 

Crescendo, ero l'unico bambino tra i miei amici a cui piaceva leggere libri. Mentre io trovavo il mio rifugio nel mondo della letteratura, loro preferivano i giochi di strada. La maggior parte di loro vedeva la lettura come un’attività triste, di chi vuole tenersi isolato. A casa, i miei fratelli mi prendevano persino in giro per questo. Non ho mai dato peso a questo perché sapevo che il mio amore per la lettura stava riprogrammando il mio cervello in modi che loro non potevano nemmeno immaginare. Ciò che la maggior parte delle persone non capisce della lettura è che è molto più di un passatempo che ti aiuta a evadere dalla realtà o a passare il tempo.

Quando leggi, il tuo cervello subisce vari processi neurologici, il che in altre parole significa che la lettura è in grado di cambiare letteralmente la chimica del tuo cervello.

Ogni volta che mi sento stressato o sopraffatto, leggere è la mia attività di fuga, mi aiuta a calmare la mente, e non è nemmeno un effetto placebo.

La scienza spiega che la lettura può riprogrammare i tuoi percorsi neurali e innescare il rilascio di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina ed endorfine. Questi neurotrasmettitori sono come i messaggeri del tuo cervello, trasportano segnali importanti che possono influenzare tutto, dal tuo umore alla tua motivazione. Il trio specifico che ho menzionato sopra è associato a sensazioni di piacere, rilassamento e felicità.

Leggere è particolarmente utile ogni volta che la depressione si scatena. Non importa il tipo di lettura, basta entrare nel mondo dell’autore. Per i miei gusti, sono i romanzi o i saggi filosofici che mi fanno stare bene, che riescono sempre a distrarmi dagli intrighi del vivere e alleggeriscono il mio pensare. È incoraggiante sapere che non sono l'unico a scoprire i vantaggi della lettura. Uno studio ha scoperto che le persone che leggono hanno sperimentato significative riduzioni dei sintomi della depressione.

Quando leggi qualcosa di piacevole o emotivamente risonante, stai letteralmente cambiando la chimica del tuo cervello dandogli una potente spinta di ormoni del benessere. Le tue preoccupazioni potrebbero non scomparire del tutto, ma di sicuro non saranno così pesanti quando finirai di leggere.

So che quando ti senti stressato, prendere un libro potrebbe non essere la prima cosa che ti viene in mente; potresti, per esempio, preferire guardare la TV o fare una passeggiata. Ovviamente, ognuno ha i suoi modi di affrontare lo stress, ma il mio consiglio è proprio di prendere in considerazione la lettura come strumento di sollievo dallo stress.

Lo studio su questo tema, ha dimostrato che la lettura riduce i livelli di stress attivando il sistema nervoso parasimpatico, che favorisce il rilassamento e calma la risposta allo stress. Anche i livelli di ormoni correlati allo stress come il cortisolo diminuiscono, contribuendo a una chimica cerebrale più equilibrata. La lettura è efficace quanto lo yoga e l'umorismo, nel ridurre la sensazione di stress in un periodo di 30 minuti e può persino abbassare la pressione sanguigna e la frequenza cardiaca. Incredibile, vero?

Secondo il dott. David Lewis, neuropsicologo cognitivo, la lettura può ridurre lo stress fino al 68%. Così raccomanda la lettura in cambio di un chiaro benessere psicologico: "Perdersi in un libro è il massimo del relax. Non importa quale libro leggi, perdendoti in un libro completamente avvincente puoi sfuggire alle preoccupazioni e allo stress del mondo di tutti i giorni e trascorrere un po' di tempo esplorando il regno dell'immaginazione dell'autore".

 

sabato 9 novembre 2024

Le doti di chi genera simpatia


Che tu sia in una stanza affollata o che tu stia chiacchierando da solo, il modo in cui interagisci con gli altri può davvero renderti indimenticabile. Le persone sono naturalmente attratte da coloro che le fanno sentire viste, ascoltate e apprezzate.

Un ottimo modo per entrare in contatto con le persone è interessarsi a loro e alle cose che interessano loro.

Scoprire cosa interessa a loro e parlarne con entusiasmo. Ovviamente, senza fingere o essere attori per raggiungere altri scopi, se non quello di arrivare ad una amicizia sincera. Ma l'argomento più importante e che cattura il vivo interesse riguarda LORO STESSE.

Solitamente, si inizia la conversazione con "Come stai?"

Questa è domanda che giunge come ponte per offrire loro la possibilità di esternare il disagio interiore che si vive nei momenti difficili della vita.

Il tuo modo di relazionarti con il prossimo insegna come essere trattarti; riflette il proprio essere. Se vuoi fare una buona impressione, è fondamentale darti il ​​valore che meriti.

Prima di aspettarti che le persone ti apprezzino, pensino bene di te e ti ammirino, DEVI apprezzarti, pensare bene di te e ammirarti.

Non puoi aspettarti che gli altri credano in te se non ci credi neanche tu. Inizia a essere orgoglioso di te stesso, di chi sei, da dove vieni e di cosa fai per vivere. Se non sei convinto di piacerti, non riuscirai a diffondere simpatia.

Quando vuoi influenzare le persone (spero in bene), tieni sempre a mente ciò che loro desiderano, non ciò che vuoi tu. Se a te piace la cioccolata, quando vai a pescare, non infilare un cubetto di cioccolato nell’amo, bensì un vermetto. Ai pesci piace il vermetto.

Negli esseri umani è la stessa cosa. Siamo interessati a ciò che vogliamo noi, non a ciò che vogliono tutti gli altri. E sorprendentemente si scopre che tutti gli altri sono proprio come noi.

Un altro aspetto da considerare quando ci si trova a discutere è di ammettere di avere torto quando è palese il tuo errore. Spesso si capovolge la responsabilità per cercare una improbabile difesa. L’ammissione del proprio errore induce empatia e la persona invece di prenderti in giro ti conforta. Diversamente, volendo ragione a tutti i costi, presto ti ritroverai da solo e nessuno vorrà starti accanto.

Occorre usare la diplomazia, essere intelligente, essere sottile, avere stile e riguardo. In una controversia, non opporti alla teoria dell’altro, affiancala alla tua e scoprirete gli aspetti positivi di entrambe.

Un segno di una persona forte e nello stesso tempo gentile suscitano ammirazione. Soltanto i mediocri e i prepotenti non ammettono i propri errori. Preferiscono mentire, negare o trovare scuse.

Ricorda, a tutti piace sentirsi in accordo!

Inoltre, c’è un aspetto importantissimo su cui fare attenzione se vuoi trattare per il meglio le persone.

Non assolutamente emettere giudizi, specialmente quando l’altro commette un errore o fa qualcosa di sbagliato. Nessuno vuole essere giudicato. Vogliono piacere, sentirsi importanti e avere una certa intimità, ma non un giudice della propria vita!

Quando ti metti nei panni degli altri e cammini un miglio nella loro direzione, non penserai nemmeno di giudicarli di nuovo. Inizierai a vedere la vita dalla loro prospettiva.

Tutti quelli che conosciamo e vediamo stanno combattendo la loro battaglia unica e tu non hai idea di cosa stiano affrontando. L'ultima cosa che dovresti fare è giudicarli.

Sii sensibile. Mostra empatia verso le persone e cerca di capire la loro storia prima di trarre conclusioni su di loro.

Quando le persone percepiscono che le capisci e ci tieni a loro, saranno naturalmente attratte da te.

Questo, è il modo per diventare una calamita per le persone ed essere felici della propria vita.

 

venerdì 8 novembre 2024

Cadere non è un fallimento


 

Il padre della filosofia occidentale, Socrate, è citato per aver detto: "Cadere non è un fallimento. Il fallimento arriva quando rimani dove sei caduto".

Questa citazione di Socrate è spesso male interpretata. Le persone pensano che significhi che non dovremmo mai arrenderci e che se cadiamo, dovremmo immediatamente rialzarci. Bene, SÌ, è vero, ma forse c'è di più. Forse Socrate sta dicendo di più sul processo. Socrate sta dicendo che non è un fallimento cadere: tutti cadono a un certo punto. Ciò che è un fallimento è rimanere giù dopo essere caduti.

Facendo un esempio, se stai facendo un'escursione e scivoli e cadi, non è un fallimento. Capita a tutti. Ma se rimani giù dopo essere caduto e non ti rialzi e continui l'escursione, allora è un fallimento.

Bill Gates è stato citato per aver detto "La vita è dura". Nella vita, ci sono momenti in cui tutti cadiamo e non è escluso che si cada ancora. Anche con molta esperienza alle spalle, ci si ritrova spesso a fallire. A volte puoi anche piangere lamentandoti della tua sfortuna, ma in qualche modo, devi rialzarti e vado a fallire ancora.

Il viaggio consiste proprio nel ritrovarsi dopo aver fallito. Quindi, non è un fallimento cadere, è un fallimento restare a terra. Non importa quante volte fallisci o cadi, non sei mai un fallito.

Questo è ciò che Socrate ci consiglia di fare. Se continuiamo a rialzarci, impariamo che l'opposto del successo non è il fallimento. Si tratta di trovare la nostra "forza interiore", quella forza che ci porterà attraverso la vita a testa alta.

Ecco cosa disse Michael Jordan ad un giornalista a proposito del fallimento: 

"Ho sbagliato più di 9000 tiri nella mia carriera. Ho perso quasi 300 partite. 26 volte, mi è stato affidato il tiro vincente e ho sbagliato. Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ed è per questo che ho avuto successo."

giovedì 7 novembre 2024

Illusione o realtà?


Pensateci, ciò che vediamo, sentiamo e proviamo non è in realtà un riflesso del mondo fisico, ma un'illusione molto realistica creata dal nostro cervello.

Il nostro cervello non riceve passivamente il mondo che ci circonda; lo crea in base alle esperienze passate, ai modelli appresi e alle aspettative. Invece di ricevere informazioni dal mondo fisico e tradurle in percezione della realtà, il cervello indovina costantemente, colmando lacune e facendo ipotesi su cosa potrebbe succedere dopo.

Ogni momento della tua vita è un sottoprodotto delle migliori ipotesi del cervello. Ciò che sei sicuro che sia reale potrebbe non esistere nemmeno come lo percepisci, perché il mondo che sperimenti è solo una versione costruita dentro la tua mente, una versione che è influenzata dai tuoi sensi e filtrata attraverso la lente delle tue interazioni precedenti. Questo significa che la tua realtà è profondamente soggettiva. Il modello interno del tuo cervello controlla ciò che vedi, come senti e persino come ti senti.

Due persone possono assistere alla stessa identica cosa ma andarsene con esperienze completamente diverse perché i costrutti cerebrali di ogni persona sono individuali.

Ciò che ritieni essere la "verità" del mondo esterno è semplicemente l'interpretazione soggettiva del tuo cervello, il che significa che la realtà in cui vivi potrebbe non essere un vero riflesso di ciò che è realmente là fuori.

Nelle situazioni quotidiane, il nostro cervello funziona come una macchina di previsione, programmata per anticipare costantemente cosa accadrà dopo. Gestisce un complesso sistema di elaborazione dall'alto verso il basso e dal basso verso l'alto. I livelli superiori della tua mente, le parti responsabili della memoria e delle aspettative, inviano previsioni su cosa dovrebbe accadere. Allo stesso tempo, i livelli inferiori elaborano input sensoriali grezzi dal mondo che ti circonda.

Ma ecco dove diventa interessante: il tuo cervello non aspetta che l'input sensoriale guidi la tua percezione; prevede cosa dovresti sperimentare e poi controlla solo se l'input effettivo corrisponde.

Quando queste previsioni corrispondono ai dati in arrivo, tutto va bene e non sei nemmeno consapevole di questo processo: è assolutamente fluido. Ma quando le ipotesi del cervello non corrispondono a ciò che vedi effettivamente, si verifica qualcosa che possiamo chiamare un "errore di previsione".

Ad esempio, immagina di camminare in un parco e di vedere improvvisamente una nuvola rossa nel cielo.

Il tuo cervello si accorgerebbe automaticamente che questo non corrisponde alla tua previsione perché ovviamente ti aspettavi di vedere una nuvola bianca. In quella situazione, probabilmente penseresti che forse è il tramonto che si riflette su qualcosa o inventeresti qualcos'altro per giustificarlo. In entrambi i casi, la tua mente cerca di dare un senso all'impossibile. Quando accade qualcosa del genere, il tuo cervello è costretto a fermarsi e ricalibrare il suo modello di realtà.

Questo intero sistema funziona su un ciclo di feedback continuo: il cervello prevede, percepisce, confronta e aggiorna, tutto in una frazione di secondo.

Ma ecco il punto: il cervello darà sempre la priorità alle sue previsioni rispetto ai dati grezzi. È più interessato a mantenere il modello interno che ha già costruito che a essere completamente obiettivo. Quindi, la tua realtà non è solo un riflesso del mondo: è il risultato dei migliori sforzi del tuo cervello per indovinare cosa sta succedendo e correggere quelle ipotesi quando non si adattano del tutto.

Il cervello umano non è condizionato per la ricerca della verità, è condizionato per la sopravvivenza.

L'inizio di questo risale a un periodo preistorico: i nostri antenati non avevano bisogno di vedere il mondo com'era veramente e cercare eventuali incongruenze, perché avrebbero dovuto farlo? Avevano bisogno di vedere ciò che era necessario per evitare il pericolo, trovare cibo e riprodursi. Ciò significa che la nostra percezione della realtà è adattata strettamente alla sopravvivenza, non alla verità. Per mantenerci in vita, il cervello semplifica l'intera schiacciante complessità del mondo in piccoli pezzi più gestibili.

Questa enorme quantità di dati sensoriali arriva al cervello e la riduce a ciò che è più cruciale per un rapido processo decisionale, risparmiando allo stesso tempo molta energia.

Elaborare ogni pezzo di informazione sarebbe estenuante, quindi il cervello lo filtra e si concentra solo su ciò che è nuovo o molto inaspettato.  La realtà creata dal nostro cervello, tuttavia, è ben lungi dall'essere perfetta e alcune illusioni ottiche mostrano quanto facilmente possa essere ingannata.

Le situazioni davvero strabilianti possono verificarsi quando il cervello inizia a generare realtà senza i controlli e gli equilibri che normalmente usa, il che può essere causato da tutti i tipi di sostanze psichedeliche.

Senza nuovi dati in arrivo e input sensoriali alterati, il cervello inizia a sprofondare in allucinazioni.

Inizia a generare realtà senza i controlli e gli equilibri che normalmente usa, facendo sì che le esperienze allucinatorie sembrino reali come qualsiasi cosa abbiamo mai conosciuto, ma non hanno alcuna base nel mondo esterno.

La nostra percezione della realtà non è solo un'allucinazione personale: la condividiamo con le persone che ci circondano. Potremmo vivere nelle nostre costruzioni mentali, ma facciamo affidamento sulla società e sugli altri intorno a noi per rafforzare ciò che collettivamente concordiamo essere "reale".

Quando gli altri sono d'accordo con noi sull'esistenza delle cose, ci danno un senso di stabilità e ordine, ma limitano anche il modo in cui percepiamo il mondo.

Non mettiamo in discussione le regole della realtà perché diamo per scontato che tutti la vivano allo stesso modo.

Ma se questa realtà condivisa fosse semplicemente un'allucinazione collettiva più ampia?

Tutte le norme culturali, le credenze e le aspettative sociali imposteci dalla società sono come filtri che influenzano la nostra esperienza condivisa della realtà rendendo la nostra percezione personale non così personale perché le altre persone sono condizionate a vedere le cose allo stesso modo.

Ci fidiamo completamente di ciò che la maggioranza vede e concorda, il che ci blocca in una comprensione limitata di ciò che è possibile e di ciò che non lo è.

Quando inizi a liberarti da questa illusione condivisa, ti renderai conto di quanto la realtà possa essere diversa rispetto a ciò che si dice che sia.

Renditi conto che la vera libertà inizia quando metti in discussione non solo la tua percezione, ma anche le credenze collettive che definiscono ciò che è "reale" per tutti gli altri.

Liberati da queste convinzioni imposte e apri la porta a una visione del mondo completamente nuova, che non sia limitata dai limiti che la società impone alla nostra percezione.

Alla fine, se la realtà è solo una costruzione mentale, hai in realtà più controllo di quanto pensi. Una volta capito come la tua mente crea il mondo, puoi iniziare a manipolarlo consapevolmente e creare una realtà in cui tutto è perfetto perché sei tu a influenzarlo.

mercoledì 6 novembre 2024

Ho scritto al mio amico Dio


Caro amico Dio,

ti scrivo come se tu fossi un mio amico che in qualche modo ha dei problemi come me.

Sai perché penso di te così?

Semplice ! Perché ho l’impressione che tu abbia fallito con il genere umano e così non saresti tanto straordinario come mi è stato raccontato da quando avevo pochi anni.

Se ci pensi e noti come l’uomo appare, vive e scompare su questo pianeta, anche tu mi daresti ragione.

Cominciamo ad esaminare obiettivamente alcuni fatti.

Ci fai nascere piangendo, indifesi e completamente dipendenti da chi è nato qualche decennio prima. Quindi, educati da genitori con scarsa esperienza e più delle volte, con molti guai intorno.

Ci fai passare un lungo periodo di fatica per cercarci una ragione per vivere e intanto ci sacrifichiamo con il lavoro, rimandando a tempi indefiniti i momenti di piacere.

Alla fine, ci fai diventare brutti e incapaci prima di farci lasciare la terra con il dolore nostro e di chi ci ha voluto bene.

 

Se prima di nascere sapessimo già a cosa andassimo incontro, sicuramente ci saremmo rifiutati di scendere. 

Probabilmente, tu giochi con la nostra memoria, altrimenti dovresti ammettere anche tu che ci crei stupidi e ubbidienti. In questo caso, però, perderesti molto della tua grandezza o, addirittura, della tua onniscienza.

 

Mi chiedo, é proprio il caso di farci nascere? Non sarebbe meglio per noi e più utile per te, se rimanessimo tutti in Paradiso senza problemi?

Mi fai arrabbiare quando mi giustifichi il dolore e tutte le difficoltà della vita per giungere alla redenzione.

Ma é veramente tutta colpa nostra quando pecchiamo? O sei tu che non ci hai attrezzati bene per evitare il peccato?

 

Che cosa racconto al poveraccio che é nato in una famiglia disgraziata e vive di stenti e maltrattamenti?

Come a faccio a odiare il ladro che mi ruba la macchina perché altrimenti non avrebbe come far soldi per portare avanti la sua esistenza?

Si è vero! Ci sono le tue leggi da osservare. Ma chi può seguirle? Chi sta bene, chi ha la sua stanza pulita e il vestito bello, il piatto pronto sul tavolo. Per tutti gli altri sono soltanto parole lontane dalla sua realtà; parole crudeli che ignorano il suo stato.

 

Non parliamo delle malattie che tagliano l’esistenza di alcuni o la rendono invivibile, inaccettabile per dignità!

Come se questa misera (per moltissimi) esistenza non bastasse, ci rendi cretini fino a permetterci di ucciderci fra noi.

 

Ti arriva il telegiornale anche lì?

Ti sei affacciato a Gaza o in qualche villaggio isolato dell’Africa?  Hai molta scelta per decidere dove andare se vuoi trovare povertà e disperazione.

Hai visto come ci uccidiamo per motivi banali, in nome di ideali che stanno nella testa di pochi?

 

Non dirmi che ci lasci liberi, che ci hai dato il libero arbitrio, altrimenti mi fai ridere. Di libertà ne abbiamo tanta quanto l’aria inquinata dal fumo di un incendio.

 

Se permetti tutto questo, concedendoti la facoltà dell’onnipotenza, sono costretto a pensare che sei complice dei nostri guai. Diversamente, saresti  un impedito … esattamente come uno qualunque di noi quaggiù.

Allora, perché dovrei pregarti se non puoi far niente … se assisti a ciò che succede qui senza poter muovere un dito?

La religione ti ha realizzato un vestito su misura che ti fa apparire bello e se qualcuno nota qualche strappo, gli dicono di non vederlo e di usare gli occhiali della fede.


Ora capisci perché ti chiamo amico?

Non prendertela per il mio crudo giudizio e non vederlo come mancanza di rispetto, perché ad un amico si parla in modo aperto … con sincerità.

Se comunque ti arrabbi, la colpa è sempre tua perché mi hai concesso di pensarla diversamente da come vorresti. Io non ho altri mezzi per ribellarmi alla prigione in cui mi hai messo costringendomi a nascere.


Ho un solo modo per discolparti … quello che mi dice che non esisti ed allora io sarei soltanto un episodio del caso, un capriccio dell’universo… esattamente come ha pensato prima di me un uomo fragile come me, ma con un senso critico più profondo, conosciuto col nome Nietzsche. 

 

Per fortuna, un piccolo dono lo abbiamo ricevuto, forse sfuggito al caso o forse giunto per clemenza in supporto a questa breve apparizione sulla terra: l’Amore.

Concludo contando sul tuo buon senso (qualora esistessi) per evitarmi l’inferno a causa della mia impertinenza.


p.s. Oggi che scrivo è stato eletto il 47^ presidente americano che si professa un “illuminato”, colui che risolverà tutti i problemi della sua nazione. Come vedi caro Dio, abbiamo tra noi anche un tuo sostituto.

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