Canti poetici (14/07/2025)

 
  
 
Il muro
 
Non io alzai
Questo muro
Sbrecciato
Al culmine
Di vani desideri;
 
Non io divisi
La mia anima
Solerte al mondo ,
Diversa dal mondo;
 
Non io bestemmiai
Odio, vendetta, libidine
D' invidia!
 
Un mattino , grigio
La sua parte, aprii
Gli occhi e guardai
Lontano, oltre l'estreme
Colline , e il mostro,
Il Leviatano cementato
Di bava di sopruso,
Già sporgeva l' ombra
Sua bruna sui campi
Spogli, al di qua del suo
Essere immane, ponderoso
Di massa acre e aggressiva!
 
Era il contraltare della
Mia trasparente coscienza?
 
 di Mario Cammarota 
 
 Di ninfa...
 
Di ninfa impubere
Questo canto esalato
Che il satiro accolse
Al fondo del suo
Sgraziato impulso.
 
Le mani nodose, bramose
D' innocenza, livide
D' innumeri peccati,
Affondarono nella
Carne inconsapevole,
E nel desiderio avvelenato
Strinsero a sé la creatura...
La foresta, buia e densa,
Distratta dal vento astuto,
Si contaminò di quel contatto ,
Mai più fu rifugio lieto
E conforto al camminatore
Leggero e devoto , che di
Quel verde faceva liturgia...
Gelida restò, immota, grigia
Negli alberi e nelle infiorescenze,
Muta alle stagioni cangianti,
Avvinta all' empio sortilegio
Che inane l' avvolse e imprigionò.
 di Mario Cammarota 
 

Di troppi...
 
Di troppi ricordi
M' obera il giorno,
Da quando si sporge
Dal balcone d' aurora
A quando le membra
Riposa sui cuscini
Del serico, purpureo,
Pigro occidente...
M' accade d' udire parole
Già udite quando gli occhi
Dono al sole infante
E il pensiero vaga
Per opposti sentieri,
Incrociando visioni
Beate con bruni vessilli
A mezz' asta.
 Di questa congerie infinita ,
Concrezione di molteplici
Sostanze senza peso
E consistenza,
Materiale di risulta
Di coscienza,
Farei edificio trasparente,
Urna di tempo trascorso,
Residenza d' anima e chiesa
Consacrata a quanto di vita
Resta. 
 di Mario Cammarota 
 
 Nemesi
 
Fatale, vindice,
Punitrice di umane
Scorie d' odio,
Di tiranniche oppressioni;
Nemesi, attornia
Il male, incoronalo
D' infausti presagi;
Nell' assedio tuo
S' odano all' intorno
Grida di pentimento,
Tardivi miserere e
Il sangue versato
Sia perimetro al tuo
Assalto schietto;
Tu vestita di giustizia
E spietatezza, indomita,
Sfrena i tuoi destrieri,
Nel disordinato scalpiccio
S' odano canti celesti
E lamenti rassegnati...
Sii la luce della verità
Ai giusti , flagello ai rei!
Nemesi, tu, nella purezza,
Più pura umanità rechi.  
 di Mario Cammarota 
 
 
Sospeso
 
A un sogno sospeso,
al passato suo smorto,
lo sguardo fisso.
 
Nel tremulo notturno,
sciabordio dell' acqua.
del fiume morente.
 
Nel mare, lo vidi perplesso,
se ancora attingere attimi
dal tempo vivente
 o nel buio assoluto e assorbente
dissolvere pensieri e figura,
ché d'esso restasse vago
il ricordo d'un'ombra al
margine del molo,
 senza contorno.
 di Mario Cammarota 
 

Dietro le sbarre
 
Vivo la mia penitenza.

A volte tornano in mente antiche penitenze
di scuola ancor più antica.
Ahi , quelle nuda ginocchia sul gelido pavimento.
 
Ancor richeggia la voce del maestro
così lontana e indistinta.
 
Poi che altrove fu il mio
pensiero, come inaridito per rabbia vindice.
Sì che errai! 
Ma lui errò pure.


Quando mi crocifisse al mio
ludico chiacchiericcio,
sol per solitudine intrapresa,
a colmar il vuoto brunito,
sorprese il cuor 
nel seno d'una visione insulsa.
 
Or, la vecchia ardesia
è geometria di sbarre,
un getto di luce che disegna
quadrati sull' impiantito,
lercio al levar del sole.
 
Sul viso anemico del mio compagno
si colora il pentimento,
del quale divido il pane del rimpianto.
 
Uccisi con leggerezza, 
quasi mi vedessi a uno specchio,
d'un solo insulto di coltello,
il mio rivale in amore.
 
Era una mattina arsa d' agosto,
Mi sembrò giusta per l' esecuzione,
bollente il mio cuore tradito.
 
Come in onirica fusione,
entrambi morimmo diversamente.
 
Ora, accarezzando i ferri incrociati,
il tramonto irrora
irrompendo con una speciale voluttà,
brande e muri, visi e anime.
 
E sono ancora in ginocchio,
il volto a un dito dalla vecchia
ardesia, la voce del maestro
persa nella lettura d'un grigio racconto.
 
Forse era il De Amicis?
 di Mario Cammarota 
 
É meravigliosa una donna innamorata.
La senti completamente tua.
Fa cose che ti sorprende.
Ti fa stare al centro delle sue attenzioni … anche quando non ci sei.

Per lei le tue parole sono importanti, dolci, appassionanti.

Non devi chiedere nulla perché sa già tutto quello che vuoi e ti piace.

Il tempo si ferma quando ti pensa e se ti deve aspettare anche l’eternità diventa un secondo.

Non ci sono ostacoli, pregiudizi o paura!
Le sa soltanto che vuole stare con te!

É innamorata!
 
 
 
Un cuore grande é gentile, è attento a non ferire; parla con rispetto e le sue parole trasudano di amore.

Un cuore grande conosce le tue difficoltà ma non ne fa cenno;
esalta invece le tue buone qualità.
Non racconta nulla di sé perché pone attenzione soltanto su di te.

È d’accordo con le tue idee, non perché ti vuole blandire o adulare, ma perché si mette nei tuoi panni e assume il tuo punto di vista.

Un cuor gentile fa del sentimento la sua guida; ha capito che siamo tutti bisognosi di amore e sa che soltanto
creando buone relazioni si vive meglio.
Un cuore gentile è triste quando assiste alla violenza; rifugge la volgarità e chiede a Dio perché.

Un cuore grande vorrebbe il mondo buono e si chiede perché è così difficile essere buoni.

Un cuore gentile ti vuole accanto perché insieme si migliora tutto il mondo.
 
 
 
Eppure mi manchi.

Non so dirti quanto.

Ma tanto da confondermi la ragione.


Gira il mio tempo 

e tu come un filo invisibile 

ti attorcigli sui mei pensieri.

 

Non riesco a dar direzione ai miei desideri e a imprigionare la mia voglia di te.


Immagino di parlarti, poi di abbracciarti. 

Sento il calore del tuo corpo che esalta ogni mio tenero sentimento. 

Rivivo la gioia del tuo sorriso, innamorato anche del suono delle tue parole.


Nell’estasi incontrollabile, ho il dubbio che il tempo non esista.

Ogni emozione si blocca sulla tua immagine che si agita nel riflesso di un momento incancellabile.


Il mio respiro si attarda e la mente fugge tra i milioni di stelle per perdermi nel mondo perduto dei romantici.

 

Ecco che variopinte emozioni corrono ovunque sotto pelle.

Delicate sensazioni sorgono in un incanto magico.

Mescolano sussulti che solo l’amore sa comandare in quel modo ...

e così resto bloccato nella fantasia  dove mi ritrovo con il cuore stretto al tuo.

 

 
 
Non sai quanto grandi sono le nuvole quando non ci sei.

Non sai anche per quanto tempo il mio respiro si ferma al tuo pensiero.

Eppure, c’è qualcosa si sospende nell’aria che spiega una magia racchiusa nel cuore.

Sì! É un trambusto silenzioso che gonfia le vene e lascia libere emozioni.

Le mie parole fuggono per vie sconosciute lasciandomi in balia dell’incanto.

Ma tu non puoi capire cosa succede in quel posto difficile da inchiodare … se non conosci le sue tempeste.

Chissà perché ogni cuore batte se sa di non aspettarsi nulla. 
Forse perché spera testardamente che la sua eco possa risevegliare il dormiente mondo delle emozioni,
gelato dal grigiore di una vita vuota.

Vai cuore mio.
pulsa ancora,
accelera i tuoi battiti,
ho ancora qualcuno
che ti dà motivo per continuare.

Se non ti sentiró più … 
significherà che sarò disperso nella fredda nebbia della materia.
 
 

 
Quando non ho pensieri 

ecco ... mi cadi nella mente.


Forse dovrei dire che ti penso,

ma mi adombra di pensier leggero.


É più vero dirti che mi appari davanti agli occhi con il tuo sorriso senza eco .... fino a toccarmi le labbra.


Allora, non mi resta che ingoiarti per costringerti a scendere giù, fino nello stomaco e poi farti risalire come un irresistibile sfarfallio.

Sì, devo rassegnarmi a sentirti come nuvola nel mio respiro e immaginarti disegnata in un fumetto di un racconto d’amore.


Eppure c’è profumo di te nell’aria … vedi, anche il vento ti è complice, agita passione senza permesso.


Ho un cuore troppo piccolo per contenerti e troppo debole per trattenerti…

obbedisce alla legge dell’amore che ti vuole libera,

radiosa di emozioni,

ed io, servo suo gentile, continuo a cantarti.

 


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