lunedì 2 dicembre 2024

Il "Libro rosso" di Jung


 

Nel suo singolare “Libro rosso, Liber Novus”, Carl Gustav Jung si è immerso nella spiritualità e nell’anima, e ciò ha costituito la base di tutte le sue opere e quindi della moderna psicologia positiva. Le opere che scaturiscono dal suo contenuto mostrano la sua vera maestria spirituale, e infatti contiene il nucleo di tutti i suoi scritti successivi. Fu qui che sviluppò le sue principali teorie sugli archetipi, sull'inconscio collettivo e sul processo di individuazione, che avrebbero trasformato la psicoterapia da cura dei malati di mente in un mezzo per lo sviluppo superiore della personalità, che le conferisce la sua mole e fascino universale. È lo psichiatra più olistico che abbia mai incontrato. In quanto indagine su cosa significhi essere umani, il suo “Libro rosso” trascende la storia della psicoanalisi e ci dà molto, molto di più.

Di seguito riporto alcuni estratti.

Scrive Jung “Gli anni di cui vi ho parlato, in cui inseguivo le immagini interiori, sono stati il ​​periodo più importante della mia vita. Tutto il resto deve derivare da questo. Tutto cominciò in quel periodo, e i dettagli successivi non contano più. Tutta la mia vita è consistita nell'elaborare ciò che era sgorgato dall'inconscio e mi inondava come un torrente enigmatico e minacciava di spezzarmi. Quella era la materia e il materiale per più di una sola vita. Tutto ciò che più tardi fu soltanto classificazione esteriore, elaborazione scientifica e integrazione nella vita. Ma allora fu l’inizio luminoso, che conteneva tutto”.

A proposito della “follia” scriveva: “Accetta la tua follia. Lascia che la luce della tua follia risplenda e all'improvviso ti albeggerà. La follia non è da disprezzare e da non temere, anzi dovresti darle vita... Se vuoi trovare delle strade, non dovresti nemmeno disprezzare la follia, poiché costituisce una parte così grande della tua natura... Sii felice che tu puoi riconoscerlo, perché così eviterai di diventarne la vittima. La follia è una forma speciale dello spirito e si attacca a tutti gli insegnamenti e le filosofie, ma ancor più alla vita di tutti i giorni, poiché la vita stessa è piena di follia e in fondo del tutto illogica. L'uomo tende alla ragione solo per potersi stabilire delle regole. La vita stessa non ha regole. Questo è il suo mistero e la sua legge sconosciuta. Ciò che chiami conoscenza è un tentativo di imporre qualcosa di comprensibile alla (follia della) vita”.

Jung mette in guardia dall’impazienza dicendo: “Nessuno può risparmiarsi l’attesa e la maggior parte non sarà in grado di sopportare questo tormento, ma si getterà con avidità sugli uomini, sulle cose e sui pensieri, di cui da quel momento in poi diventerà schiavo. Da allora sarà stato chiaramente dimostrato che quest'uomo è incapace di resistere al di là delle cose, degli uomini e dei pensieri, ed essi diventeranno così il suo padrone ed egli diventerà il loro pazzo, poiché non potrà stare senza di loro, finché anche la sua anima non diverrà un campo fruttuoso.”

Sono le nostre profondità interiori a guidarci.

Egli conduce alle profondità, alla terra dove posso vedere le altezze. Senza le profondità, non ho le altezze. Può darsi che io sia in alto, ma proprio per questo non ne prendo coscienza. Ho quindi bisogno del fondo per il mio rinnovamento. Se sono sempre in alto, li consumo e il meglio mi diventa atroce... Nel tuo punto più basso non sei più distinto dai tuoi simili. Non te ne vergogni e non te ne penti, perché nella misura in cui vivi la vita dei tuoi simili e scendi alla loro bassezza, sali anche nel sacro fiume della vita comune, dove non sei più un individuo su un alto monte, ma un pesce tra i pesci... Se vivi la vita comune al livello più basso, allora diventi consapevole di te stesso. Se sei alle tue altezze, allora sei il tuo meglio, e diventi consapevole solo del tuo meglio, ma non di quello che sei nella vita generale come Essere... Non amiamo la condizione in cui siamo abbassati, anche se o piuttosto proprio perché solo lì raggiungiamo una chiara conoscenza di noi stessi”.

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