La società cambia e oserei dire che sono cambiati anche i modi di esternare i sentimenti, sicuramente influenzati dai sensazionalismi dei media e dalle virtualizzazioni dei social network.
Se avete abbastanza pazienza di seguire una qualsiasi trasmissione in TV, potreste assistere alla formalità del “Buon Natale”. Questa usanza parte già dei primi di novembre e si mantiene fino al fatico 25 dicembre.
Tutte le trasmissioni hanno il loro bravo albero di Natale e se scendete per strada potreste vederli in tutti i negozi e in tutte le dimensioni orgogliosamente addobbati e illuminati. Se poi siete attenti osservatori, potreste ammirare gli abeti plastificati presenti nelle vicinanze delle finestre degli appartamenti con vista sulla strada. Insomma, il clima natalizio irrompe trascinando con sé il formalismo e il consumismo.
Mi sono chiesto quanti di noi sentono veramente lo spirito natalizio?
Quanti all’idea del Natale associano il senso di fratellanza, la gioia di amare, la bellezza della gentilezza, il dovere del rispetto e della comprensione, la solidarietà con i più deboli, la vicinanza con i sofferenti e gli esclusi?
Credo invece, che siamo in molti a pensare al panettone e ai regali. Ci limitiamo alle tenerezze confinate nella famiglia e a organizzare pranzi e maratone di convenevoli, dovendo inviare messaggi a tutti i nostri amici e conoscenti (puntualmente la notte del 25 dicembre). Molti sono attenti a selezionare nell’agenda i destinatari “importanti”, da non dimenticare assolutamente e quelli da escludere categoricamente perché abbiamo litigato o ci sono antipatici oppure non ci hanno dato gli auguri l’anno prima.
Trascuro in questa riflessione chi va in settimana bianca, chi vola verso paradisi naturali, chi trova l’estero come l’altra faccia del Natale.
Trascuro anche chi non ha lavoro e si umilia davanti a chi ha il portafoglio pieno. Lasciamo nell’ignavia chi non ha nessuno o chi soffre perché malato. Di questi si occupa Dio e qualche caritatevole.
Concludo assicurandovi che personalmente credo all’augurio del “Buon Natale”, ma solo se lo ricevo da chi non ne fa solo parole, ma un suo essere, cioè una brava persona, che in ogni rapporto sa essere sempre onesto, sincero … e si fa comandare del suo cuore.
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