Immerso nei miei
pensieri fantastici, quelli che ai più, appaiono tanto inutili, quanto strani, mi
ritrovai a sfogliare le pagine di un libro che, a giudicare dallo stato della copertina
e dal colore delle pagine, doveva essere molto vecchio.
Cercai la data di
stampa e sorprendentemente lessi: 12 maggio 1955.
Una terribile ansia
mi prese, e non avendo fatto caso al titolo, lo richiusi per guardare sul
frontespizio, e vidi: “Percorso di una vita”.
Capirete, che
l’ansia cominciava a trasformarsi in paura, appena la fugace lettura di poche
frasi puntate a caso, mi fece intendere che si trattava della cronaca della mia
vita.
Richiusi il libro immediatamente
e alzai lo sguardo intorno a me. Solo allora, notai che ero in un luogo pieno
di libri di varie dimensioni, alcuni erano molto sottili, forse con la sola
copertina, altri apparivano come grossi tomi impolverati.
Ripresi coraggio e
tentai di sfogliare la parte finale del mio libro, qui ebbi una delusione, le
pagine se pur vecchie, erano vuote.
Capii che non mi
era possibile leggere con gli occhi del presente, infatti, quando tentavo di
fissare lo sguardo sui quei fogli, vedevo solo pagine bianche, mentre quando lo
distoglievo, quelle stesse pagine si riempivano di frasi.
Era la mia
coscienza, il confine tra il presente e il futuro.
Quando si usano
termini come prima, dopo, grande, piccolo si ragiona con l’innocenza di un
bambino davanti al pallottoliere. Quel bambino si affida completamente ai suoi
sensi per entrare in contatto con il mondo approssimato del genere umano.
Cancellando il
tempo e lo spazio, rimarrebbe l’essenza primaria che corre davanti alla
coscienza, senza poter essere mai raggiunta.
Per questa volta,
permettetemi di smentire Einstein, a riguardo del primato in velocità della
luce.
Se la luce è a
portata del genere umano, nel senso che è percepibile, per forza deve esistere
qualche entità più veloce, la quale, ovviamente, essendo fuori della nostra sfera
conoscitiva, non la potremmo mai condurre sotto l’analisi della nostra ragione,
puerilmente limitata e distorta.
Lo scienziato più
impeccabile è colui che dell’ordine, della separazione, della logica
consequenziale e del riscontro, ne fa un uso assiomatico, quasi inconsapevole.
Tutto questo
arguire, mi porta a una facile e piacevole conclusione che la fine di questo
mondo è solo un’insignificante lucina che si spegne, per riaccendersi in
un’altra dimensione spettacolarmente bella, varia, magica e sorprendentemente
oltre qualunque ottimistica aspettativa immaginabile.
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