mercoledì 24 gennaio 2024

Treno in transito

 

Quando ero ragazzo ero solito farmi assalire dalle emozioni che si scatenano al transito di un treno in stazione. L’arrivo del treno in stazione era preceduto dalla raccomandazione usuale: “Allontanarsi dai binari, treno in transito!”

Una sensazione di ansia e paura cominciava ad agitarsi in me. L’ansia per la spasmodica attesa che un colosso in ferro mi transitasse davanti, mi impediva di distogliere lo sguardo sui binari, tutto intento a scorgere la locomotiva in lontananza. La paura era legata alla possibilità, più volte richiamata dai miei genitori, che nel turbinoso cono di aria che si formava, qualcosa potesse colpirmi. La voglia di sfidare il gigante, attraverso la mia resistenza al vento e alla paura, era forte.

L’apparente lento avanzare del treno in arrivo, mi rallentava il respiro per trattenerlo fino al momento in cui la folata di vento mi investisse per portare dentro di me, con un profondo respiro, la potenza del treno in velocità.

Ungaretti si illuminava d’immenso, io mi riempivo!

Il rumore delle rotaie assordante mi provocava un’esaltazione incredibile. Ero testimone dei progressi della tecnica e come l’uomo fungesse da amplificatore di potenza. In quei pochi e lunghi secondi, mi sentivo molto più piccolo e orgoglioso del mio essere. Mi arrogavo l’idea di far parte di coloro che hanno reso possibile questo scenario. Tentavo velocemente di costruirmi una spiegazione pseudoscientifica al quesito che spontaneamente si presentava: “Come fa a rimanere sui binari con questa velocità e con questo peso?”.

Meno male che non c’era tempo per dare una risposta!

Tenere il capo chino e lo sguardo teso a non perdere nessun dettaglio sull’esibizione del treno, lasciava libera la mia anima di far risuonare qualsiasi emozione. Affascinato da tanto spettacolo, come succede in tutti gli eventi piacevoli, l’allontanamento del treno faceva scendere un velo di tristezza e nostalgia.

Il treno, come per consolarmi, sembrava rallentare i suoi tempi e si faceva piccolo, fino a scomparire. Voleva dirmi che la vita di un uomo si compie nel tempo e nei modi del suo transito in stazione.

Similmente a un treno in transito che si scorge molto piccolo in lontananza, così piccolissimi nasciamo; l’apparente lento avanzare ci ricorda la crescita fisica; L’arroganza della gioventù è paragonabile all’irruenza in stazione; la confusione dei passeggeri in salita e in discesa dal treno, è assimilabile ai processi di socializzazione e scambio di emozioni; la partenza e il rapido allontanarsi con la sua definitiva scomparsa, rappresenta chiaramente la parabola discendente della vita umana che si chiude con la morte. 

 


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