Molto tempo fa viveva un ricco e nobile signore, conosciuto nel suo paese come conte Francese. Il suo patrimonio era così grande che poteva permettersi grandi regalie, ma anche creare enormi problemi a chi lo contrariava o addirittura gli mancava di rispetto.
La gente conosceva il carattere bisbetico del conte e volentieri evitava di avere contatti con lui o, ancor meglio, di incontrarlo per strada.
Il conte era anche molto superstizioso. Questa sua caratteristica condizionava la sua vita. Era convinto che la faccia della prima persona incontrata nel mattino potesse influenzare l’andamento della giornata, sia in positivo, sia in negativo. Di conseguenza, la persona che gli portava positivismo la onorava, ricompensandola con donazioni in denaro o offrendo privilegi, mentre quella gli portava sfortuna e tristezza si adoperava per tenerla lontana dalla sua zona di residenza, inducendo ostilità tramite la sua cerchia di conoscenti.
Tutti nel paese sapevano della credenza del conte per cui, come prima cosa ogni mattina, la gente cercava di tenersi lontana dalle strade che solitamente quell’uomo percorreva per le sue passeggiate.
Certamente, sarebbe stato bello essere ritenuto persona positiva poiché i regali del conte erano abbastanza generosi, ma in caso contrario la loro vita sarebbe stata resa difficile. Così poche persone ritenevano opportuno rischiare.
Giovanni era un barbiere di professione molto conosciuto nel paese. Tutti lo chiamavano “rasoio facile” per via della grande disinvoltura che mostrava nel sbarbare i suoi clienti. Nessuno, meglio di lui, sapeva conciare i capelli.
Un giorno il conte Francese, passeggiando di primo mattino, passò davanti alla bottega di Giovanni. Fino a quel momento lui non aveva incontrato nessuno. Sfortunatamente quel giorno Giovanni aprì la bottega prima del solito per mettere in ordine un po’ di cose.
Il conte, vedendo la porta dell’esercizio aperta sulla strada, si affacciò e disse: “Buongiorno, Giovanni! Già a lavoro?”
“Signor conte, come vede non c’è nessuno. Sto soltanto mettendo un po’ d’ordine e fare delle pulizie più accurate.” Rispose il barbiere.
Il conte aveva voglia di parlare, entrò nella bottega, e disse: “Bene! Poiché non hai gente, ne approfitto per una ripassatina ai miei capelli.”
Giovanni sapeva della scaramanzia del conte. Cercò di anticiparlo nei pensieri e invitandolo a sedere sulla poltrona di lavoro, disse: “Lo sa conte che lei è la prima persona che vedo, stamattina?”
Il conte sorrise: “Beh, anche tu sei il primo viso che guardo! Speriamo bene.”
Il barbiere, sogghignando, aggiunse: “speriamo bene per entrambi!”
Giovanni iniziò il suo lavoro mettendo molta cura e attenzione nelle sue azioni. Stava completando l’opera con gli ultimi dettagli quando decise passare il rasoio sulla parte superiore del retro collo per togliere i peli superflui. Nello scorrere delicatamente la superficie del cuoio capelluto, la lama toccò una piccola protuberanza. Il conte gridò: “Aih, mi hai fatto male!”.
Da quella anomalia sulla pelle uscì del sangue. Giovanni tutto preoccupato, cercò di tamponare e disinfettare la zona lesa.
Il conte si alzò dalla poltrona tutto infuriato e andò via riversando anatemi sul povero Giovanni.
In quello stesso giorno il conte si fece visitare da un dermatologo il quale si insospettì sulla strana composizione del tessuto cutaneo. Immediatamente commissionò un’indagine accurata in merito.
Si scoprì che il barbiere involontariamente aveva scoperto un tumore della pelle allo stato iniziale. Il conte in breve tempo fu operato nel punto toccato dal rasoio e fu asportata ogni cellula malata.
È inutile raccontare in che modo il conte ringraziò e ricompensò Giovanni che, nel momento dell’incidente con il rasoio, aveva già preventivato l’enormità dei guai in arrivo.
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