La sincerità è un valore che rende trasparente l'anima. È incompatibile con la cattiveria. È prova di bontà.
La sincerità è maldestra ... è in grado di creare nemici soltanto perché si manifesta.
Praticare la sincerità significa guadagnarsi una facile antipatia poiché la verità non sempre veste elegante.
Consiglierei la pratica di una sincerità "cedevole" cioè capace di flettersi come farebbe un ramo al peso di un uccello che si posa. La sincerità non deve irrigidirsi, non deve battagliare perché la verità che porta con sé, si illumina di luce propria. Deve curvarsi, adattarsi alla sensibilità umana. La verità ha bisogno di tempo per occupare prima la mente e poi il cuore.
Essere sinceri come la durezza dell’acciaio è anche un modo di trascurare l'obiettivo che essa si prefigge, dimenticando il seme buono che si vorrebbe far germogliare.
Personalmente credo che la sincerità debba essere vestita per l’occasione o usando una brutta parola, "truccata".
Dovrebbe essere come una bella donna che per far mostra di sé ricorre ai cosmetici. Lei sa di essere bella, ma non rinuncia a migliorare ulteriormente la sua immagine per il piacere di chi la guarda. Giungerà il giorno in cui potrà mostrarsi nelle sue vere forme, allorquando l’amante apprezzerà maggiormente il suo cuore e non il corpo.
Ovviamente, lungi da me l’idea che siano la vigliaccheria o l’ipocrisia le promotrici di questo stratagemma.
Si tratta di un’idea benevola che non vuole castigare perentoriamente l’errore commesso, ma che offre l’opportunità di riscatto alla consapevolezza di chi è sottoposto al tuo giudizio.
Solitamente si invoca la sincerità per reclamare apertamente esigenze, per decretare un giudizio, per rispondere alla richiesta di chi attende comprensione.
In tutti casi, la sincerità entra in gioco quando le si chiede nascostamente di non essere pienamente sè stessa.
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo pensiero