L'informatica deve cambiare vita. Dapprima, svestendosi dei panni di macchina che produce pasticche cognitive, che fa trangugiare senza lasciare il tempo per osservarne l'etichetta della provenienza.
Successivamente,
conquistando il ruolo di compagno di viaggio delle strategie didattiche
più avanzate nella scuola: facendosi quaderno elettronico di scrittura di parole, di pensieri, di intuizioni, di dubbi, di fantasie che circolano, per lo più , seminascoste, tra i banchi.
Come
dire, un computer che sceglie di dare voce alle "domande" e ai "perchè"
degli studenti, abbandonando il ruolo di cassaforte di risposte
preconfezionate. E che si veste dal laboratorio di ricostruzione e di
reinvenzione delle conoscenze.
Questo
significa aiutare la scuola ad abbandonare la logica dei saperi
depositari (nozionistici ed enciclopedici) per dare slancio, ali, agli
allievi-aquile perchè possano entrare nei cieli dove brillano comete
come conoscenze generative (che girano coi saperi interdisciplinari) e la cometa delle conoscenze euristiche (che coinvolgono problemi di vita reali, posizioni antidogmatiche, laiche).
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