In modo ricorrente capita spesso di chiedersi: “Credo nella vita successiva?"
Porsi il quesito è già una conferma indiretta che ammetta la possibilità di esistenza di un dopo.
Non nascondo l’idea che anche chi non ci crede vorrebbe convincersi, ma non trova nulla a cui aggrapparsi per combattere la paura di mentirsi.
La misura con cui ognuno di noi crede nella vita ultraterrena è determinata dal grado di debolezza interiore.
Per esempio, gli emarginati, gli sconfitti, i desolati, i deboli, sono meglio predisposti a credere, se non altro, per spirito di rivalsa. Inoltre, passando nell’altro mondo sicuramente per loro ci sarebbero vantaggi.
Invece, chi sta bene fisicamente, economicamente, socialmente, vuole prove chiare e scientifiche. Nell’altro mondo, Questi vorrebbero migliorare la già buona attuale condizione di vita. Quindi, crederci rappresenta un investimento rischioso.
Un’altra categoria di scettici sono gli scienziati. Essi sono troppo presi dal rigoroso formalismo del modello logico per divagare in sentieri senza piste e recinzioni.
Ammettere una teoria non partorita da un sapere precostituito ed eventualmente non poterla giustificare, significa non pensare da scienziati.
Anche le persone colte hanno difficoltà a rapportarsi con la vita ultraterrena. Il loro sapere è prova evidente che manchi qualcosa all’intelletto umano che impedisce la conoscenza in materia.
Questo sforzo sovrumano di far contenere tutta l’acqua dell’oceano in una bottiglia, ha contributo alla formazione di tantissime teorie organizzate in correnti di pensiero che hanno tracciato la storia della filosofia.
Il filosofo è colui che come il cane, fiuta la presenza di qualcosa e con giri senza direzioni, procede a tentativi per avvicinarsi al luogo dove poter scavare per trovare.
Insomma, anche il filosofo non ci crede al mondo etereo, ma costruisce intorno ad esso un sentiero condizionante.
Chi ci crede veramente è il romantico, colui che vede, non con la ragione, ma col cuore. Egli non ha bisogno di prove, usa parole prestate dal linguaggio per descrivere ciò che l’anima suggerisce.
Il romantico, come anche il poeta, sposta nuvole, fa sorridere il sole, raccoglie stelle del firmamento in una mano, vede l’arcobaleno come la firma di Dio, vede fiori spuntare nel mare e nel deserto, vede nei cuori con lo strumento più complicato che esiste: “La sensibilità”. Credono nel mondo che non c’è, tutti coloro che hanno un’anima staccata dal mondo vegetale e che sono portatori fortunati dei veri valori umani.
Sì, scusatemi l’arroganza quando affermo i “veri” valori umani.
Escludendo le arti dell’anima, non riesco proprio a convincermi che sia importante mangiare, bere e dormire. Senza di queste attività sicuramente morirebbe il mio corpo, ma senza i veri valori umani avrei preferito nascere come un bel fiore che regala profumo e bellezza al più distratto degli umani.
Chi crede nella magia del mondo dell’anima non ha bisogno di convincere nessuno, sperimenta ogni giorno come far accelerare i battiti del cuore senza correre.
È facile per i duri di cuore non credere al mondo dell’anima.
Loro non si emozionano facilmente; difficilmente piangono, non hanno empatia … sono obbligati dal vuoto interiore a cancellare qualunque dubbio.
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