E’ facile
abbandonarsi all’abitudine, far parte di un meccanismo che ci fa muovere senza
pensare e che, giustificato da puerili motivazioni, fa prosperare l’ozio
mentale e celebrare la vita vegetativa.
I ragazzi
inconsapevolmente sentono questo pericolo e come tori infuriati, caricano dove
vedono rosso.
Lo sballo del sabato sera, la voglia di farlo “diverso” o
comunque, la ricerca dell’eccentricità a tutti i costi, sono i sintomi di
questa pulsazione che madre natura ha concesso loro a occhi chiusi.
Per non dubitare di esistere, non basta respirare e
mangiare, serve pensare.
Purtroppo, le prime due
attività si compiono automaticamente e ci fanno arrivare ai cento anni, mentre
la terza richiede sforzo, e per qualcuno dura pochi anni.
Pensare, non
significa applicarsi intensamente nel lavoro o difendersi evitando rischi e
soprusi, le quali sono attività assimilabili al respirare e mangiare, ma chiedere
di più alla vita.
Pensare è staccarsi
dal corpo per “vedere” la propria mente dirigersi verso l’altro, creando e
curando relazioni vere, sincere e profonde con i propri cari, amici, colleghi,
conoscenti.
Pensare deve essere come l’attività dell’esploratore, cercare il
“nuovo” attraverso la ricerca del confine della tua anima con quella di chi,
tutti giorni, ti presenta solo un viso da guardare.
Pensare in questo
modo ha senso vivere, altrimenti ci si ritrova a far passare il tempo
nutrendosi e attendendo quel momento in cui, consapevoli di un corpo che non
funziona più, rimaniamo inchiodati su una sedia, inebetiti e, spesso,
calpestati nella dignità umana.
Per dar spazio alla
mente, è necessario esercitarla alla lettura ed essere vittime della voglia di
sapere, del piacere di confrontarsi, della passione di mettersi sempre in
gioco, tentando nuove soluzioni, aprendo strade diverse, considerando il punto
dove giungiamo sempre transitorio, e infine, possedere certezze del momento e
una mente aperta.
Se vi sorprendete a
dire “non so che fare!”, preoccupatevene!
Se l’attesa e il
rimandare, sono una pratica comune nella vostra vita, preoccupatevene!
Con i mezzi di
comunicazione, le risorse a basso costo e la tecnologia a disposizione è un
delitto non approfittarne.
Si dovrebbe essere
studenti per sempre!
La maggioranza dei
giovani darebbe una connotazione negativa alla mia precedente affermazione, e
di questo l’istituzione scolastica ha una responsabilità.
D'altronde, è
veramente difficile conciliare l’irruenza giovanile con la metodicità,
l’applicazione e la fatica di studiare.
Gli insegnanti
hanno poche armi che devono sfruttare al massimo, per far leva sull’interesse e
la passione, da usare in modo da incanalare l’energia viva e libera, tipica
dell’età della formazione.
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