Aveva otto
anni, ma non gli sembravano pochi. Probabilmente
sembravano tantissimi quelli dei “grandi”. Per lui gli
adulti erano così “grandi” che non potevano dir bugie o ancor peggio, essere
cattivi.
Al
compleanno dei diciotto, non sentiva di essere diventato “grande”. Probabilmente
qualche bugia la diceva ancora o forse peccava di egoismo. Aveva pochi
amici per provare le sue bugie, quindi supponeva di essere egoista.
Qualche anno
prima, aveva letto il libro “Cuore” e ne era uscito sconvolto. Quella lettura costituì il punto focale di un cambiamento interiore. Assunse l'idea
che la generosità e il rispetto dovevano essere le chiavi vincenti della sua vita.
La professoressa d’italiano delle medie gli aveva addirittura scritto una
dedica a cui è rimasto sempre fedele: “Non fare agli altri quello che non
vorresti che fosse fatto a te”.
Per un po’ rimase deluso. Non aveva compreso il senso profondo della frase. Si chiedeva:
"perché mi ha scritto questo?" Cosa poteva aver indotto il suo amore per gli alunni a suggerire questo ammonimento? Non aveva mai pensato di comportarsi male con lei e tanto meno con chi conoscevo.
Proseguendo con
gli studi, la sua vita si è srotolata. Molte idee
ha cambiato, facendole scendere un po’ più giù dalle nuvole da dove erano nate.
Con i capelli imbiancati, capiì soltanto allora il
senso di quell'antica solitudine; ha
conosciuto l’amore, ma non quello letto nel libro “Cuore”; ha dovuto riconoscere che la cattiveria esiste veramente.
La dedica della professoressa non si rivolgeva al lui ... doveva essere uno scudo donatogli per proteggersi dai mali del mondo.
Infine, si è convinto
che non vale la pena rinascere se il mondo continua a essere quello che si è
rivelato.
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