Crescendo, ho trascorso molto tempo con mia zia. I miei genitori erano troppo occupati con il resto della famiglia composta da otto figli. Per me, vivere con la zia è stato come appartenere ad una famiglia più piccola, più attenta alle mie necessità … ero in una seconda casa.
Era una casa silenziosa, piena di amor pratico e di inconsapevoli lezioni di vita. Mia zia aveva qualche momento severo, ma generalmete si mostrava paziente e comprensiva. La sua voce un po’ rauca mi ricordava che non era educato tenere i gomiti sul tavolo a cena, di rispettare gli anziani e di partecipare ai piccoli lavoretti di casa. Nel complesso, ho solo bei ricordi.
La ricordo come una donna decisa, contadina fino al midollo. Lo zio era morto prima che io nascessi e quindi era sola. Viveva dei piccoli ricavi del suo orto e della compravendita di vino e olio. Teneva per sé le sue emozioni. Non mancavano i suoi sorrisi. Pensandoci bene, poche volte l'ho vista turbata per le circostanze della sua vita.
Il tempo trascorso con lei è stato pieno di lezioni. Mi ha insegnato come curare le piante, passavamo le giornate a raccogliere le verdure che poi cucinava la sera. Mi insegnava la storia dello zio morto in guerra nella seconda guerra mondiale. Rabbrividivo quando parlava del freddo in Russia. Lo zio le aveva scritto una lettera dove raccontava le pene vissute durante la campagna militare in Russia.
Lei teneva il foglio tra le mani, lo leggeva e rileggeva. Ogni volta non poteva evitare di piangere, anche se tentava di nasconderlo. Probabilmente, pensava che io non ci facessi caso. Quando, invece, il mio sguardo si posava su di lei mentre asciugava le lacrime, mi parlava delle cipolle che le davano continuamente fastidio.
Mi parlava dello zio come di una persona molto pacifica e la guerra era l’ultima cosa a cui poteva pensare. Fu precettato e arruolato in fanteria. Prima di partire, mi raccontava la zia, le diede un bacio e con una vena di tristezza le sussurrò all’orecchio: “Cara, abbi cura di te, non so se potrò tornare.” Mia zia aveva un’idea vaga della guerra. Probabilmente la considerava un obbligo dello Stato, fastidioso, meno piacevole di coltivare la terra, ma pur sempre qualcosa che alla fine dovesse concludersi. Non immaginava minimamente che non l’avrebbe più rivisto. L’ultima sua notizia giunse con il telegramma in cui era scritto che suo marito era stato dichiarato “disperso” in terra di Russia. Alla sua solitudine si aggiungeva l'impossibilità di piangere sulla tomba del marito.
Alla partenza, mio zio le aveva lasciato un figlio in grembo da crescere. Ma nel periodo in cui vivevo con lei, il cugino già adulto, lavorava lontano da casa per costruire il suo futuro.
Durante la mia permanenza, mia zia tentava di insegnarmi a cucire, ma fu impossibile riuscirci perché mi pungevo con l’ago. Restavo basito dalla sua disinvoltura di muovere l’ago, sebbene avesse un ditale giallo che fungeva da pressore sulla cruna dell’ago. Quelli che un tempo sembravano momenti fugaci ora sono ricordi cari, diventati più preziosi con il passare del tempo.
La zia spesso mi portava nel suo orticello. Ogni volta era un’avventura, piena di meraviglia e scoperte. Il suo rapporto con la natura era di rispetto e dedizione. Quelle lezioni di piccola agricoltura, che adoravo, erano il suo modo amorevole di nutrire la mia mente e la mia anima e oggi occupano un posto speciale nel mio cuore.
Quanto tempo ho trascorso con lei! I pomeriggi, mentre filava e forse vagava con la sua mente, io ero giù per terra, accanto ai suoi piedi, a giocare con i miei poveri giocattoli fatti con scodelle e mollette.
Mia madre si fidava di mia zia che era la sua sorella maggiore. Da grande ho saputo che mio padre sarebbe stato suo marito, se non si fosse innamorato di mia madre nel breve periodo di fidanzamento. Ma quella era storia passata e dimenticata. Tra le due donne si era creata quella complicità tipica di sorelle affiatate.
Diventando più grande, la mia presenza nella casa della zia divenne più rara. Lei, invecchiando, non ha mai dimenticato il tenero marito che la lasciata sola per l’insensato volere dello Stato. Immagino che morendo si sia ricongiunta con il suo amore per non separarsi mai più.
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