Chino il capo per cercar
luna.
Triste per la direzione, miro
il tremolio.
Riflette nel pozzo ingenue speranze
ormai cadute dal cielo.
Notti insonni passate ad
ammirarti,
quando lucente lassù, io ero
il tuo amante.
Allor, senza timori al mio
ardir splendevi,
bella per i miei occhi,
magica per lo spirito.
L’altro canto non mostri a niuno,
se il tempo non permette.
Or, neve tra i capelli, son
pronto al tuo lato scuro.
Esitante cerco conforto nella
tua immagine.
Piange il cuor per cotanto
amor riverso.
Turbata, cala il tuo raggio d’argento
a sciogliere l’ingrato bianco,
e al ciel, il buio ruba,
si che la vita s’infuochi.
Tra i solchi di vecchie
lacrime,
scintilla la speranza
e scopro me stesso ad adorarti nella più antica
direzione,
laddove il Paradiso indica.
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