sabato 2 marzo 2013

Il potere

Foto: Quando insegni, insegna allo stesso tempo a dubitare di ciò che insegni.
(Ortega y Gasset) - immagine Keith Proctor

[cinquantennisullorlodiunacrisidinervi] – ©2013




Il potere, nel comune pensare, si connota di un significato intrinseco riconoscibile come senso di sopraffazione.

Esercitare il potere si concilia poco con l’autorevolezza spirituale dell’uomo.

Idealmente con la parola “potere” rincorriamo l’idea del “tutto possibile”.

Manifestare forza è un modo di esorcizzare l’intima paura discendente dalla consapevolezza dei limiti umani.

Nell'ultimo secolo l'essenza del potere umano si è svelata con un significato del tutto particolare: malvagità.

La Rivoluzione Francese ha insegnato che il potere sia in sé malvagio.

Oggi, ci s’illude pensando che il potere non proviene né da Dio né dalla natura, ma piuttosto da un patto che gli uomini stipulano tra loro.

Il detto “Dio è morto” è l'altra enunciazione per “il potere è in sé malvagio”.

Allora, che cosa dovrebbe ancora temere l'uomo, se Dio è morto e il lupo non è altro che uno spauracchio per bambini?

L’anima dovrebbe vagare nell’oscurità della mente ed essere mossa da un vento interiore senza meta, senza punti fermi.

Se, però, Dio fosse potere infinito e fosse vivo, la malvagità sarebbe soltanto l’ombra della forza d’Amore, lo spazio adimensionale non ancora colonizzato.

Non è un caso che grandi uomini d’Amore rifuggono il potere e non lo biasimano; lo considerano come una presenza trasparente nella realtà dell’uomo.

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