Il
potere, nel comune pensare, si connota di un significato intrinseco
riconoscibile come senso di sopraffazione.
Esercitare
il potere si concilia poco con l’autorevolezza spirituale dell’uomo.
Idealmente
con la parola “potere” rincorriamo l’idea del “tutto possibile”.
Manifestare
forza è un modo di esorcizzare l’intima paura discendente dalla consapevolezza
dei limiti umani.
Nell'ultimo
secolo l'essenza del potere umano si è svelata con un significato del tutto
particolare: malvagità.
La
Rivoluzione Francese ha insegnato che il potere sia in sé
malvagio.
Oggi,
ci s’illude pensando che il potere non proviene né da Dio né dalla natura, ma
piuttosto da un patto che gli uomini stipulano tra loro.
Il
detto “Dio è morto” è l'altra enunciazione per “il potere è in sé malvagio”.
Allora,
che cosa dovrebbe ancora temere l'uomo, se Dio è morto e il lupo non è altro
che uno spauracchio per bambini?
L’anima
dovrebbe vagare nell’oscurità della mente ed essere mossa da un vento interiore
senza meta, senza punti fermi.
Se,
però, Dio fosse potere infinito e fosse vivo, la malvagità sarebbe soltanto l’ombra
della forza d’Amore, lo spazio adimensionale non ancora colonizzato.
Non
è un caso che grandi uomini d’Amore rifuggono il potere e non lo biasimano; lo
considerano come una presenza trasparente nella realtà dell’uomo.
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