Un padre sul letto di morte chiama a sé i suoi due figli gemelli per renderli consapevoli di aver redatto il testamento nel pieno delle sue facoltà mentali.
I
due ragazzi, essendo stati affidati a due famiglie diverse, avevano maturato
due stili di vita diversi, sostenuti da due filosofie educative opposte.
Il
primo, Antonio, era ormai un uomo semplice e generoso; spesso non curava i
propri interessi per aiutare gli altri.
La sua riservatezza era spesso confusa
come timidezza e incapacità di affrontare la vita a muso duro.
Antonio amava
leggere ed era facile trovarlo solitario ammirando tramonti o osservando piante
e animali liberi in natura.
Paolo,
invece, appariva agli occhi dei più, vivace, intraprendente e sempre al centro
di ogni evento che lo riguardava.
La vita agiata che gli era stata permessa era
responsabile dei convincimenti per cui studiare era inutile e arrivare primi,
anche a discapito di altri, era fondamentale per dar senso alla vita.
Per
via di questi due caratteri così diversi, i due fratelli si vedevano raramente.
Alla
morte del padre si ritrovarono dal notaio per la lettura del testamento.
Con
somma meraviglia dei testimoni che assistettero alla lettura del testamento, si
seppe che il padre avesse lasciato ogni suo avere al figlio Paolo, mentre ad Antonio
lasciò soltanto una lettera scritta di suo pugno in cui si leggeva:
“Caro
figlio mio, ho dovuto lasciare tutto a Paolo perché la sua famiglia adottiva
verrà con me in cielo.
Presto, la sua vita avrà una svolta e allora potrà contare
soltanto sul patrimonio che io lascio.
Tu,
Paolo, sei stato fortunato hai una famiglia che stravede per te;
hai una saggezza che vale mille volte ciò che ho lasciato a Paolo.
hai una saggezza che vale mille volte ciò che ho lasciato a Paolo.
Inoltre il tuo
cuore è d’oro.
Non diventerai mai ricco perché il tuo pensiero non volge a far
profitti e non perdi occasione per dividere quel poco che hai con gli
altri.
Io andrò in Paradiso sapendo di
raccontare tutto questo al Signore e nasconderò la lacrima se mi chiederà di Paolo”.
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