Gli
uomini inconsapevolmente operano secondo motivazioni che si riscoprono soltanto
a posteriori.
Non mi riferisco a quelle apparenti, dettate dalla sapienza,
dalla logica o dalla necessità, ma a quelle dettate da un’apparente ovvietà.
Ogni
essere umano è diverso da un altro, perché?
Sprecar
parole per motivare differenze così evidenti, è un modo per annoiarsi o
filosofare.
Per
rispondere, divertendosi, a questo quesito, mi servo di un elemento d’informatica:
il BIOS.
Ogni
essere umano ha un BIOS magistralmente configurato e personalizzato dal Padre
eterno.
Anche se il funzionamento generale della macchina Uomo è governato dal
suo sistema operativo (come Windows o Linux), le particolarità costruttive del
corpo fanno sì che esso, per svolgere alcuni compiti basilari su cui costruire
le operazioni più fantasiose e complesse messe a disposizione delle applicazioni
di vita, debba rivolgersi a un interlocutore in grado di parlare una “lingua“
standard, nascondendo i dettagli biologici e logici, specifici del corpo della particolare
persona su cui lavora.
Questo,
disaccoppiando le applicazioni e il sistema operativo dal corpo (hardware),
semplifica la progettazione del software, da un lato, e permette al Creatore di
avvalersi di una certa libertà progettuale, dall’altro.
Infatti, il progettista
del carattere degli uomini, nel definirlo, non deve più preoccuparsi di quali
segnali emotivi e di quali temporizzazioni sono necessarie usare nella
comunicazione tra i neuroni nel cervello e il movimento delle mani, ma si
limita a dialogare con un interlocutore standard.
Questo interlocutore è il
BIOS (Basic Input/Output System), un programma relativamente piccolo ma di
fondamentale importanza, sempre più spesso memorizzato su chip e alloggiato
sulla nostra motherboard.
Il
BIOS può essere aggiornato senza dover rinascere qualora l’esperienza
traumatica modifichi la sua configurazione.
Se
si riuscisse a scoprire dove risiede il nostro BIOS, sfruttando la clonazione,
potremmo vivere in eterno.
In
questo modo avremmo rubato un grande segreto a quel burlone del buon Dio.
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