
Attraversarono il bosco dopo una leggera pioggia settembrina. I rami scricchiolavano sotto le loro scarpe nonostante l'umidità, e le loro risate echeggiavano tra i tronchi delle querce e i sentieri dei cervi, riecheggiando una gioia che si ritrova più nei bambini che negli adulti.
Era sabato. Paolo seguiva suo padre lungo il ripido vialetto fino alla cassetta della posta nascosta dall'edera ai margini di un basso muro di mattoni, dipinto di bianco e ricoperto di soffice lichene.
Antonio, il padre di Paolo, Papà smistava le bollette e qualche lettera.
Risalivano il vialetto e il figlio si affannava per tenere il passo. I bambini di dieci anni lo fanno. Seguono i loro padri. Cercano di tenere il passo. Cercano di essere come loro.
Arrivarono al parcheggio sei metri sotto la porta d'ingresso quando Antonio si fermò.
"Senti?" disse.
Paolo alzò lo sguardo, confuso, ma poi sentii anche lui: risate e fruscii di cespugli appena oltre il limite degli alberi.
Un debole sorriso sfiorò il volto di Antonio.
"Fred? Sei tu?"
Il bosco rispose con un movimento. Due giovani uomini scesero dagli alberi, umidi e macchiati di foglie.
"Ciao Antonio!" disse quello più alto, porgendogli la mano.
"Ciao Fred, come stai?" rispose Antonio.
"Sto bene, Antonio. Questo è Tom. È mio amico. Andiamo a scuola insieme."
Tom si asciugò il naso con un guanto senza dita. "Ciao Antonio. Sono Tom, ma mia madre a volte mi chiama Tommy Furia."
"Tommy Furia!" esclamò Fred, scoppiando a ridere, coinvolgendo Tom nella risata.
Per un bambino di dieci anni, era strano vedere adulti che si comportavano come ragazzi.
Antonio non sembrò sorpreso. "Voi due volete una Coca-Cola e dei biscotti?"
"Sì, Antonio! Dai, Tom, facciamo uno spuntino!"
Tom fece un ampio sorriso. "Ok! Facciamo uno spuntino!"
Paolo guardò suo padre, perplesso. Ma lui, con una pacca sulla schiena, disse: "Dai, Paolo, andiamo a dare qualcosa da mangiare a questi uomini prima della loro lunga camminata verso casa."
Antonio tirò fuori dalla sacca Coca-Cola e i biscotti. Si sedettero su un grosso sasso che trasformarono in tavolo da picnic e iniziarono quel pasto improvvisato.
Il sole emergeva da dietro le nuvole che si ritiravano. L'odore di terra bagnata riempiva l'aria.
Fred e Tom raccontarono storie di salamandre ed edera velenosa, cartoni animati e programmi TV. Antonio rideva con loro, mentre il figlio lo guardava.
Fred si arrampicò sul muro di contenimento che delimitava la loro area di sosta e dichiarò: "Possono ricostruirlo. Possono renderlo migliore di prima!"
Tom intervenne. "Migliore! Più forte! Più sicuro!"
Poi Fred saltò teatralmente sul prato. Tom applaudì.
Paolo lanciò un'occhiata al padre prima di unirsi all’euforia del gruppetto. I suoi occhi erano calmi. Non c'era giudizio in loro. Solo calore.
Rimasero seduti al sole del tramonto, sorseggiarono le bibite, sgranocchiarono biscotti e condivisero la strana magia di quel pomeriggio. Alla fine Antonio controllò l'orologio.
"Fred, non pensi che dovresti tornare a casa? Tua madre potrebbe essere preoccupata. Posso accompagnarvi entrambi."
"Oh, sì", disse Fred. "Hai ragione, Antonio."
Saltarono nella vecchia auto e si diressero verso la dimora di Fred. Giunti a casa, Antonio aprì loro la portiera. Fred lo abbracciò. Tom gli strinse la mano.
"Grazie, Antonio", dissero entrambi.
Se ne andarono a braccetto. La madre di Fred salutò dalla porta gli amici dei suoi figli. Antonio ricambiò il saluto. Poi padre e figlio tornarono a casa.
"Sono due ragazzi speciali, Paolo", disse infine.
"Non chiedono nulla, se non la compagnia di persone semplici e gioiose come loro. Vogliono soltanto essere trattati con gentilezza e dignità."
Nessuno è inutile al mondo, se alleggerisce i pesi di un altro.
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