
Amore è il principio dominante dell’universo che tutto racchiude; confinarlo al mondo umano, oltre che limitarlo, significa svuotarlo di significato e potenza.
L’amore è un sistema di gravitazione per qualsiasi realtà di ogni ordine e grado. Siamo abituati a riferirci ai corpi tramite il loro peso e li facciamo interagire tramite forze; allo stesso modo, ogni presenza nell’universo ha il peso d’amore che interagisce con altre, diffondendo coscienza dell’esistere.
Il vuoto cosmico è da intendere come assenza di coscienza, area in corso di colonizzazione dell’Amore.
Amore è il fine, la spiegazione del movimento nelle infinite dimensioni dell’universo.
La stretta passione degli elettroni che girano nell’interno dell’atomo, la rigida struttura atomica delle molecole e le complesse strutture organiche, ci consegnano, come risultato ultimo, entità che non vediamo, costringendoci a circoscrivere l'amore nel dominio dell’anima.
Le forze che stringono gli elettroni, gli atomi, le molecole, le cellule, il corpo e infine l’anima, discendono da un’unica fonte: l’Amore.
In questa ottica l’Amore, riferito alla sfera umana, non può distinguersi dall’Amore cosmico, se non per un carattere più restrittivo, mirato alla condizione dell’essere umano.
Pensando all’Amore, ho sempre affermato con convinzione che deve essere il lavoro dell’anima. Energia interiore da consumare per il prossimo.
Il sentimento d’amore, invece, è la pressione dell’Amore contro le pareti del suo confinamento.
In alcuni casi il valore della pressione è tale da far esplodere il contenitore, disperdendo il contenuto tutto intorno senza un progetto precostituito.
In altri casi l’esplosione è rimandata a momenti che non giungeranno mai.
I sentimenti, invece, sembrano vestirsi dei caratteri della transitorietà e dell’opportunità per cui è facile vederli come agenti dell’Amore.
Scambiare il sentimento d’Amore con l’Amore, è come servirsi di un’auto a motore spento: in discesa ti trasporta gratis per il tempo della corsa per poi ritrovarti fermo e deluso.
Agire d’Amore significa “lavorare” con la pressione del sentimento, modulando per direzionarlo nel verso corretto, cioè verso il prossimo.
C’è bisogno di tanta pratica per diventare padroni della tecnica d’amare. Quando si diventa esperti, la fatica rimane, ma corrisponde a quella di tenere strette le briglie di un pimpante cavallo, capace di emozionarti per sempre.
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