
In un piccolo appartamento
illuminato principalmente dalla luce blu dello schermo, viveva un ragazzo
moderno di nome Andrea.
Tutti dicevano che Andrea era
fortunato, circondato da ogni dispositivo immaginabile. Un tablet che non
finiva mai di intrattenerlo. Un telefono che vibrava con notifiche infinite. Un
computer che sussurrava nuovi mondi, nuovi portali, nuove possibilità ogni secondo.
Ma Andrea sentiva qualcosa che nessuno intorno a lui sembrava notare. Il
silenzio.
Una solitudine profonda e pesante sotto la tempesta digitale. Durante il giorno, il mondo ruggiva di dopamina, i video scorrevano rapidamente, i messaggi arrivavano come stelle cadenti, i giochi lo chiamavano con voci luminose al neon.
Il caos sembrava avesse mille mani che cercavano di attirare la sua attenzione, tirandolo in tutte le direzioni contemporaneamente.
Ma di notte, quando gli schermi finalmente si spegnevano, Andrea si rendeva conto di quanto potesse essere forte il silenzio. Si sedeva alla finestra e guardava il mondo reale fuori muoversi lentamente: un anziano che passeggiava, il ronzio delle auto in lontananza, il leggero ronzio dei lampioni.
Niente di tutto ciò aveva bisogno di essere cliccato, apprezzato, visto o condiviso. Era semplicemente lì. Per un attimo, Andrea sentiva qualcosa che gli schermi non potevano dargli: presenza. Respiro. Una dolce forma di esistenza.
Si chiese se anche gli altri bambini provassero la stessa cosa... la strana contraddizione di essere connessi a tutto e sentirsi comunque invisibili. Il dolore del desiderio di voci reali, risate reali, abbracci reali. Di qualcuno che si sedesse accanto a lui senza una luce blu brillante tra di loro.
Una sera, sopraffatto dalla tempesta all'interno dei
suoi dispositivi, Andrea fece una cosa piccola ma coraggiosa: spense tutto. Il
silenzio era insolito. Scomodo.
Ma poi... lentamente, divenne
pacifico. Prese una matita. Una pagina bianca.
All'inizio la sua mano tremava,
non abituata alla propria libertà.
Ma iniziò a disegnare: un bambino
seduto sotto un cielo digitale, circondato da frammenti vorticosi di app e
messaggi, ma con una piccola fiamma di calore che gli brillava nel petto. Una
fiamma di solitudine... ma del tipo che guarisce, non ferisce. Quando finì, Andrea
capì qualcosa di importante: il mondo poteva anche essere rumoroso, ma lui
poteva creare la propria tranquillità.
Il caos poteva circondarlo, ma non
lo possedeva.
E nella quiete, poteva finalmente
ascoltare sé stesso.
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