venerdì 29 agosto 2025

Un esperienza terrificante

 

Era tardi. Le strade erano deserte e la notte era buia come non mai. Mancavano solo poche ore alla mia destinazione, ma anche se volevo proseguire, sapevo che per quella notte era finita.

Ero in viaggio da dieci ore ed era quasi mezzanotte. Lo stomaco mi brontolava e gli occhi mi diventavano sempre più pesanti. Davanti a me c'era l'uscita 252. C'era un'area di sosta per camion dove potevo riposare e magari mangiare qualcosa per la notte. Così, senza alcuna esitazione, sono uscito dall'autostrada per fare proprio questo.

La strada dall'uscita mi ha portato dritto alla stazione di servizio. Non c'era molta gente. Qualche guidatore notturno e qualche camion parcheggiato sul retro della stazione, ma a parte questo, era praticamente vuota.

Sono entrato nella stazione di servizio illuminata e poi mi sono diretto al parcheggio per camion sul retro, dove ho parcheggiato tra due file di camion, lasciandomi un posto libero. E poi, dopo aver spento il camioncino, sono sceso dalla cabina per sgranchirmi le gambe.

Fuori faceva caldo, un effetto delle notti estive di questa regione. Ho sentito di nuovo lo stomaco brontolare mentre guardavo verso la stazione di servizio a poche centinaia di metri di distanza. Non sapevo cosa ci sarebbe stato da mangiare, ma qualcosa doveva pur esserci. Anche un sacchetto di patatine sarebbe andato bene. In ogni caso, ho iniziato a dirigermi lì per scoprirlo.

Una volta arrivato al negozio illuminato, sono entrato e ho iniziato a gironzolare tra i corridoi. Era un'area di sosta per camion, quindi aveva tutto ciò che potevo desiderare. L'unica cosa che non aveva erano le persone, una vera sorpresa. Mi sono abituato a vedere sempre qualcuno nel negozio, anche a mezzanotte. Ma no, solo io e il negoziante.

Mi sono diretto verso il retro del negozio, dove c'era un frigorifero aperto con alcuni piatti pronti. Ho pensato che fosse il massimo, quindi ho preso il panino che volevo e una bottiglia d’acqua mentre mi dirigevo verso l'ingresso del negozio.

Mi sono avvicinato al bancone e ho posato le mie cose davanti al negoziante. Una parte di me si aspettava che mi dicesse qualcosa, magari un "Ciao" o qualcosa del genere, ma immagino che non fosse dell'umore giusto. D'altronde, come potevo biasimarlo? Non avrei voluto avere a che fare con clienti dopo le otto, figuriamoci dopo mezzanotte.

Mi porse la ricevuta mentre prendevo la mia roba per uscire dal negozio. E da lì iniziai la breve passeggiata di ritorno al mio pick-up. Tutti quelli che erano parcheggiati nel parcheggio dovevano dormire, e presto lo avrei fatto anch'io. Subito dopo aver finito di mangiare.

Aprii la portiera del mio pick-up, cercando di essere cortese con le persone che dormivano. E mentre mi sedevo e chiudevo la portiera, iniziai rapidamente a divorare il mio cibo. Non un singolo suono tranne i miei morsi. Tutto era tranquillo, tutto era tranquillo.

Alla fine, mi sentii appisolare mentre finivo l'ultimo boccone del mio pasto. I miei occhi stavano per addormentarsi e non mi dispiaceva affatto che accadesse. Mi sdraiai sullo schienale reclinato per addormentarmi. E poi, quasi subito, i miei occhi si chiusero da soli e mi addormentai.

"Ehihihi", sentii, mentre aprivo gli occhi. Era un suono debole, ma giurai di aver sentito delle risatine.

"Ehihihi", sentii di nuovo, un po' più forte.

Proveniva da fuori dal camion. Qualcuno stava ridendo. Perché?

Di nuovo, lo sentii, ma questa volta qualcosa sembrava molto strano. La risata era quella di un bambino. Ma perché è un...

"Clang", sentii un colpo proveniente da fuori.

Sembrava che il retro del camion fosse stato colpito da qualcosa lanciata da lontano. Istintivamente, sentii l'urgenza di alzarmi e vedere cosa stava succedendo. Di affrontare chiunque fosse là fuori. Ma mentre facevo il movimento per alzarmi, vidi il mio corpo non rispondere ai miei comandi.

"Cosa?" pensai.

Provai di nuovo a sollevarmi dal sedile, ma... non ci riuscii. Ero bloccato lì, confinato sulla sedia.

Dopo un po’, di nuovo, sentii quel clangore metallico provenire dal retro del camion, e poi ancore altre risate maliziose.

Sentii il bisogno di dire qualcosa, ma quando provai a parlare, non è uscì nessun suono dalla mia bocca.

Potevo vedere. Potevo persino guardarmi intorno. Ma la mia voce e il mio corpo rimanevano insensibili, quasi come se fossi completamente paralizzato. Le risate si sono ripetute, mentre un botto molto più forte colpì ancora il mio camion.

"CLANK!"

Questa volta, il rumore mi scosse più forte. Sentii il colpo estendersi sul mio corpo. Non riuscivo a parlare, ma sentivo comunque le vie respiratorie contrarsi, mentre la paura si insinuava in me. E nella reazione di paura, tentati uno scatto verso l'alto, ma no, il mio corpo non si mosse. Ero ancora bloccato lì.

Le risatine continuavano a farsi più vicine alla mia cabina, come se chiunque fosse là fuori fosse appena davanti alla mia portella. E in quel momento, fui preso dal panico.

Non ero più preoccupato per il mio camion né curioso di sapere cosa stesse succedendo: ero spaventato. Non riuscivo a muovermi, non riuscivo a parlare, e qualsiasi cosa stesse succedendo non era assolutamente normale!

I miei occhi si fissarono sul finestrino lato guida. Era socchiuso, quel tanto che bastava per far entrare un po' d'aria nella cabina. Quel tanto che bastava per farmi pentire di quella decisione, per paura di essere ancora più vulnerabile di quanto non fossi fino a quel momento.

Cercai di allungare la mano per alzare il finestrino, ma non riuscivo ancora a muovermi. Tutto quello che dovevo fare era allungare un po' il braccio per raggiungere il...

Un improvviso spostamento del peso della cabina mi bloccò sul posto ancora più di quanto non fossi già. Spalancai gli occhi quando mi resi conto di cosa era appena successo. Chiunque fosse là fuori aveva appena fatto un passo sul gradino di salita per arrivare alla cabina del camion.

Il mio cuore cominciò a battere sempre più forte mentre guardavo con orrore il finestrino parzialmente aperto.

Le risatine si diffondevano a poca distanza dal mio orecchio.

Provai a urlare "Ehi!" o "Fermati!", tentai di urlare, ma non mi uscì nulla dalla bocca.

Poi, all'improvviso, sentii la maniglia della portiera fare un rumore come se qualcuno avesse cercato di aprirla dall'altro lato. Era per fortuna bloccata. Ma poi vidi un braccio che si allungava verso l’apertura del finestrino.

Era il braccio di un bambino!

"Fammi entrare", sentii in tono scherzoso.

Il mio cuore sprofondò mentre cercavo di nuovo di parlare, ma ancora niente.

"Fammi entrare", ripetette quella voce.

"Ehihihih", la risatina continuava mentre la mano estranea tentava si infilava attraverso l’apertura del finestrino con l’intenzione di rimuovere il blocco della chiusura.

Il mio cuore batteva più forte di qualsiasi paragone potesse fare. Ero pietrificato mentre cercavo disperatamente di parlare e muovere il corpo.

A ogni tentativo di dire "No!" mi sentivo sempre più vicino a dirlo. Ma tutto ciò che usciva dalla mia bocca erano incomprensibili rigurgiti d'aria, nemmeno parole, solo sussulti spezzati che cercavano di mettere insieme le lettere. Sembrava quasi che stessi soffocando cercando di parlare. Semplicemente non succedeva niente.

Vedevo quel bambino avvicinarsi sempre di più mentre ripeteva la frase "Fammi entrare" più e più volte.

Continuavo a fare questi rigurgiti d'aria spezzati, ma niente che formasse una vera parola. Tutto quello che dovevo fare era dire "no", sapevo solo che era ciò di cui avevo bisogno.

La mano del bambino si avvicinava sempre di più al pulsante di sblocco, mentre il braccio sembrava allungarsi in tempo reale. Non riuscivo a vedere il corpo del bambino e il suo braccio continuava ad allungarsi sempre di più.

La mia mente correva e la paura mi consumava. Dovevo dire qualcosa. Dovevo fare qualcosa!

E mentre il dito si allungava per premere il pulsante di sblocco, risvegliai il mio corpo stagnante, urlando "No!" con la mia voce fragorosa.

In un istante, il mio corpo riprese conoscenza mentre mi alzavo per chiudere il finestrino. Mi resi conto che il bambino, le sue risate, il suo braccio teso, erano semplicemente spariti. Avevo paura di scendere dal camion, quindi non ho potuto fare altro che aspettare in silenzio, sperando di non sentire più quelle risate per il resto della notte.

Sono finito per riaddormentarmi per un'altra ora o due, dopo essermi calmato da quello che era successo. Quando si fece giorno volli abbandonare velocemente quel posto. Non sarei nemmeno riuscito a spiegare cosa fosse successo, anche se avessi voluto. Ero solo contento che fosse tutto finito.

Avevo bisogno di andare in bagno prima di partire, ma volevo anche controllare che tipo di danni quel "bambino" avesse provocato al mio camion. Così sono scesi dalla cabina e guardai attentamente intorno. Era tutto a posto, non una sola ammaccatura o graffio. Avrei giurato che un rumore forte, come quello che avevo sentito, avrebbe provocato, ma non fu così.

Iniziai a camminare verso la stazione di servizio, finalmente felice di vedere gente in giro. Avevo gli occhi iniettati di sangue mentre mi guardavo in bagno. Ero ancora sotto shock per quel sogno che avevo fatto. Doveva essere stato un sogno; niente di tutto ciò aveva senso. Sembrava reale, ma ricordo quella specie di paralisi onirica di cui avevo letto qualcosa. Non cercavo spiegazioni, volevo andar via il più presto possibile.

Altre due persone erano in bagno con me mentre iniziavo a lavarmi le mani. Non avevo intenzione di rimanere più a lungo in quel posto lì, finché uno degli uomini non parlò di qualcosa che mi ha lasciò sotto shock.

"Ehi, sai che stanotte abbiamo dormito in compagnia di un carro funebre?”

“Sì, l’ho notato stamattina. A giudicare della bara bianca, doveva trasportare la salma di un bambino.” Rispose l’amico.

Restai inchiodato con le mani ferme e lo sguardo perso, mentre l’acqua scorreva inutilmente dal rubinetto...

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