“C’è
un’ape che si posa su un bottone di rosa: lo succhia e se ne va: tutto sommato
la felicità è una piccola cosa” recita Trilussa.
Ecco
che, la nostra amica Maia non si
smentisce mai davanti alle lusinghe e ai richiami d’amore di madre natura. I
suoi colori sono magnetici, di un giallo sgargiante che conferiscono, alle
bellezze dionisiache donate dalla natura, una dimostrazione della presenza di
Dio nel paesaggio terreno.
Nella
mitologia greca erano considerate messaggere delle Muse per la loro sensibilità
ai suoni, ma erano anche il simbolo del popolo obbediente al suo re.
Quando,
secondo la leggenda, Zeus bambino fu nascosto dalla madre Rea, in una grotta
del monte Ida a Creta per sottrarlo al padre Crono che voleva divorarlo, fu
nutrito, oltre che dal latte della capra Amaltea, da un miele prodotto dalle
api locali.
Per
la sua operosità, l’ape, si distingue continuamente rispetto ad altri insetti
che, molto spesso, conducono una vita parassitaria e inerte nelle polverose
toppe delle serrature, anfratti bui, impensabili e impraticabili per l’uomo.
Le
api sono insetti speciali ed è un peccato che se ne vedono sempre meno in giro.
Si sta verificando, come direbbero gli esperti: “una sindrome di svuotamento
degli alveari”.
L’ape
è un insetto innocuo fondamentalmente; è dotato di un pungiglione che gli
consente, in caso di attacchi da parte di predatori molto più grandi, di
difendersi con estrema naturalezza. Le api sono insetti che non conoscono
sofferenze e solitudine poiché vivono quasi sempre in compagnia, condividono
dolcemente affetti di ogni sorta. Sono insetti sociali.
Le
loro opere sono capolavori e degne di ammirazione da parte di melensi e
appassionati cultori, i quali con il giusto approccio scientifico e culturale
obbediscono ad un’etica della cura e della salvaguardia del panorama
entomologico.
Le
api sono, pertanto, insetti fondamentali per l’ecologia del paesaggio naturale,
esse vanno tutelate e rispettate, poiché rappresentano “il termometro
dell’ambiente fisico-ecologico”; in altre parole, fungono da regolatori di
temperatura o di attività legate a fenomeni retti da processi di impollinazione
e ritmi di trasformazione e di sviluppo all’interno delle bioecologie.
Le
api sono fondamentali per l’equilibrio naturale; esse assicurano principi nutritivi indispensabili
per l’alimentazione, che dipende per oltre un terzo da coltivazioni impollinate
attraverso il loro lavoro.
Celebre
è la frase di Albert Einstein che recita: “Se le api si estinguessero, all’uomo
resterebbero 4 anni di vita”.
Quindi
la famosa frase è un invito a fare appello al proprio senso di responsabilità
che sia ha nei confronti della natura, a non far uso indiscriminato dei
pesticidi chimici.
Onde
evitare a promuovere il disordine a danno degli alveari che nel tempo spopolano è necessario
riconoscere nell’ape “la grandezza di una risorsa”. Le api sono una forte
risorsa non solo per l’essere umano che attraverso i segreti dell’apicoltura,
ricava nutrimento (produzione di miele) e sapori tipici, ma anche per
l’ambiente e la bio-fauna circostante.
L’allevatore,
certamente, deve possedere requisiti particolari ed efficienti: cioè uno
spiccato senso dell’organizzazione del proprio lavoro mirato al rispetto e alla
valorizzazione dell’arte dell’apicoltura;
egli deve munirsi di un notevole senso critico in termini di
osservazione e indagine pratica e in ultima analisi, assumere la chiara
condotta morale che gli garantisca, per dirla con l’agronomo Massimo Girotti, “la giusta apertura mentale a qualsivoglia
innovazione di carattere tecnico o di conoscenze agrarie”.
L'ape,
emblema dell'operosità, è sempre stata fin dai tempi antichi un insetto
simbolico e recuperabile attraverso lo studio dei miti, leggende e religioni,
nota già dalla pre-istoria per la propria utilità e umiltà. Grazie a numerose
testimonianze sono stati trovati, nell’arte rupestre, graffiti e segni di un
passato spettacolare.
Uno
scenario d’amore e di naturalezza che ha rappresentato l’uomo contemporaneo nei
rapporti sociali e di produzione e
ancora lo condiziona.
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