giovedì 21 novembre 2024

Un incontro straordinario con un alieno


 
La mia storia è fantastica, difficile da accettare con la razionalità comune, ma estremamente bella da vivere e condividere. Ho deciso di raccontarla perché altri possano intuire quanto di più si può ricevere dalla vita e quanto diversa questa possa essere fuori dagli schemi comuni.

Alla soglia dei miei cinquanta anni, conducevo una vita normale. Nessun fatto straordinario, nessuna esagerazione. Conducevo una vita semplice come quella di milioni abitudinari chiusi nel guscio delle buone regole.

In una magnifica mattina di sole, ero solo alla guida della mia macchina, una Dacia acquistata da poco. Come al solito, la dolce musica romantica del grande Frank Sinatra, mi accompagnava lungo la strada quasi deserta che mi portava ad Altamura, un piccolo grande centro abitativo nel mezzo della Murgia pugliese.

Gli ampi spazi di terreno, disegnati come toppe colorate sul manto collinare, formavano quell’immagine che alcuni grandi pittori riescono a fissare sulla tela. L’orizzonte era un’onda irregolare che circondava tutto il mio spazio visivo.   Guidando, immerso nelle note evocative del sentimento d’amore, non potevo non apprezzare questa meraviglia della natura.

In questo contesto, mi accade qualcosa di insolito che mi accingo a raccontare.

Vi è capitato di vivere scene in cui pensavate di avere visto qualcuno e poi, come degli sciocchi, vi siete resi conto che nulla era accaduto?  In queste occasioni si esita a chiedere conferma a chi vi sta vicino solo per non apparire stralunati.  Vi confesso che nel mio caso succede abbastanza spesso!

Quando, ad esempio, per sfuggire alla tortura di ascoltare qualcuno obbligatoriamente e per motivi di cortesia, sono costretto a mostrare un interesse che mi sforzo di scovare, allora la mia mente si stacca, lasciando gli occhi parcheggiati sul viso di chi parla come un motore a folle, mi concedo il piacere inconfessabile di rimanere in me stesso staccato dal mondo. A cadenza regolare, interrompo l’isolamento per sincronizzarmi mediante il cenno del capo e dare l’impressione all’interlocutore di essere seguito. Non c’è nessun rischio che egli possa accorgersene poiché il suo soliloquio e dettato dalla foga con cui si vuole liberare delle sue frustrazioni accumulate fino al momento dello sfogo.

In una occasione, dovetti assistere a uno di questi soliloqui e per mia fortuna, non ero solo per cui mi fu facile dirottare le attenzioni del mio interlocutore verso chi mi accompagnava.

Non vorrei apparire egoista, né tantomeno un vanitoso intellettuale, ma vi chiedo comprensione per la fatica che sopportavo nel dover sentire discorsi vuoti, inutili, fatti solo per riempire il tempo.

Vi sarà capitato almeno una volta, di entrare in ascensore con un inquilino del proprio condominio e dopo un insopportabile silenzio, seguito al classico “Buongiorno!”, di non saper più come rispondere alla fatidica frase fatta “Oggi è una bella giornata!”. Allora, con un mio cenno di testa e una smorfia facciale confermo la ovvia supposizione, sperando di aver completato educatamente i convenevoli di rito.

Intanto la corsa dell’ascensore sembra infinita e lo spazio risicato interno, non da molta scelta nel individuare i punti dove fermare gli occhi. Guardare sul viso è impensabile, se si vuole salvaguardare la sua privacy. Si scartano posti che potrebbero far pensare a una disamina dell’abbigliamento e cercando di non apparire scortesi, si finisce di guardare il cielo o il pavimento dell’ascensore, aggiungendo magari frasi stupide come: “Siamo nei limiti del peso massimo trasportabile dell’ascensore!”.

Ritornando a ciò che accadde quel giorno, sentivo che qualcosa di straordinario stava per accadere.

Avevo la reale sensazione che qualcuno fosse entrato in macchina e che avesse occupato posto sul sedile posteriore. La tortuosità della strada mi impediva di girarmi completamente per esaminare con cura gli spazi interni dell’auto.

Dovetti attendere qualche minuto prima di fermare l’auto in un piccolo viottolo adiacente alla strada principale. Con il cuore in gola, uscii dall’auto e ispezionai la parte posteriore dell’auto, compreso il portabagagli. Effettivamente non vedevo nulla, ma la sensazione che ci fosse qualcuno era forte e inspiegabile. Ritornai a sedere al posto di guida e per alcuni minuti cercai di razionalizzare l’accaduto. In quegli istanti, come se stessi sognando, una voce si sintetizzava nel mio cervello.

Non so come descrivervi questa situazione, ma avevo la certezza che qualcuno fosse lì presente e che intendeva parlarmi, pur non vedendo nessuno nel raggio della mia vista. Nel frattempo, avevo spento l’autoradio per cui ero solo, in silenzio, in attesa di ascoltare la voce.

“Luigi, non temere.” esordì quella voce misteriosa.

Stranamente, la paura iniziale era completamente svanita, sostituita da una ingiustificata aspettativa. Non tentai nemmeno di rispondere, tanto ero preso dallo stupore di quello che mi stava succedendo.

“Ti sarà difficile giustificare questo colloquio e probabilmente, ancora più difficile raccontarlo.” la voce continuò a parlare, usando un tono conciliatorio simile a quello usato dai raccontatori di favole.

“Se vuoi, puoi considerarmi come una voce proveniente dallo spazio. Non hai bisogno di parlare perché sono in grado di intercettare le tue idee.”

Mentre questa comunicazione procedeva, intuivo come fosse facile dialogare. Non avevo bisogno di cercare parole per formare il pensiero. I messaggi si formavano spontaneamente, come se fossero prodotti da una terza intelligenza.

Mi allineai in questo modo di percepire e facendomi coraggio iniziai a comunicare.

“Sono confuso. Vorrei capire che mi succede. Tu chi sei?”

“Il meccanismo che mi permettere di dialogare con te, illudendoti di avermi accanto, è complesso.  Riportalo alla tua logica è un compito arduo. Comunque, proverò di forniti un quadro orientativo del nostro mondo nella forma più vicina al tuo intelletto.”

La voce mi sembrava tranquilla e accomodante. Nonostante la situazione in cui mi trovavo fosse assurda, la mia sensazione era di totale fiducia nell’entità che mi parlava.

“Come posso riferirmi a te? Hai un nome?” cercai subito di scoprire chi fosse l’entità; da che cosa o da chi provenisse quella rassicurante e misteriosa voce.

“Qualunque nome che tu possa scegliere è quello giusto! Nel mio mondo non si fanno distinzioni tra l’unità e il tutto” fu subito chiarito.

“Ti chiamerò ETT, l’extraterrestre! Alcuni umani credono all’esistenza di possibili intelligenze avanzate provenienti da lontani parti dell’universo e forse tu sei una conferma. Raccontami qualcosa di te e del tuo mondo.”

 “Tu ed io siamo due forme diverse di esistenza e ci manifestiamo sottoforme energetiche legate ai mondi a cui apparteniamo. La nostra base comune risiede nell’energia universale, poiché nel contenitore di questo tipo di energia sono presenti componenti che a voi umani sono tuttora sconosciuti. Ciò costituisce il limite o la barriera per la quale io sono invisibile ai tuoi occhi e impossibile alla tua razionalità. Occasionalmente, molti di noi, <extraterrestri> come usate nominarci, ci limitiamo ad apparire alle vostre coscienze attraverso la sensibilità di alcuni di voi. Utilizziamo particolari canali sensoriali che vi inibiscono l’uso della ragione, per cui non abbiamo il bisogno di giustificarci, né temiamo per la vostra incolumità psicologica.“

 “Si potrebbe affermare che, in certo senso, apparite come fantasmi giocando con i nostri sensi. In questo modo, noi non rischiamo di impazzire e stendiamo un velo di fantasia sulle motivazioni logiche che non riusciamo a sostenere.”  precisai.

“Questa tua descrizione potrebbe anche essere accettata, chiarendo che il nostro atteggiamento nei vostri confronti è di alto rispetto. La nostra storia ha un caposaldo teoretico che è assimilato come struttura interiore nel nostro pensare e consiste nel rispetto assoluto di qualsiasi forma di esistenza nell’universo. Senza di questa premessa, io non potrei essere qui a dialogare con te.”

“Ciò che dici, risuona in me come musica d’incanto. Se il futuro della terra è quello che intravedo dalle tue parole non posso che rallegrarmene. La mia fremente curiosità mi spinge a frugare tra i tuoi segreti incoraggiandoti ad approfondire l’argomento. Quali ingredienti mancano nella nostra concezione per cui avremmo bisogno di tempo per considerarli?

“Ti propongo un banale esempio mediante il quale potresti, almeno vagamente, figurare il mio pensiero.” l’eccitazione del mio animo era in forte salita.

“Sono tutto intento ad ascoltarti.” Aggiunsi, facendo trapelare tutto l’entusiasmo per questo colloquio.

“Voi umani utilizzare gli occhi come strumenti per cogliere la realtà esterna, analizzarla con la ragione e reagire di conseguenza, vero?”

“Certamente, e non dico altro per non interromperti!”

“Nel momento in cui guardi un oggetto, riesci immediatamente a identificarlo?”

“Penso di sì!” risposi con il sospetto che qualche trucco si celasse dietro quella ovvia domanda.

“Per essere rigorosi, dovremmo ammettere un piccolissimo ritardo nel riconoscere l’oggetto. L’intervallo di tempo che trascorre dal momento della formazione dell’immagine sulla retina fino a quello in cui le è associato un significato dal meccanismo cerebrale, avrà un valore piccolo ma comunque determinato.

È così?” era evidente che sentiva tutto il mio interesse per quell’appunto.  

“Sì, è proprio come tu dici! Avrò bisogno di qualche frazione di secondo per rendermi conto dell’oggetto.”

“In questo intervallo di tempo la tua coscienza non entra nel merito. Non sei consapevole di ciò potrebbe succedere. L’assenza della consapevolezza elimina il tempo e perde di significato il concetto di velocità con tutti i suoi annessi e connessi. In altre parole, non ha senso l’eternità, lo spostamento, il conteggio e in generale la successione. Senza la consapevolezza, Il prima e il dopo sono concetti astratti o come dite voi, irrazionali. Di conseguenza, ciò che è irrazionale, voi umani lo giudicate impossibile, esattamente come la presenza di noi alieni.”

“Forse comincio a intuire il punto d’arrivo.” annuii, dando l’impressione di seguire perfettamente il suo ragionamento.

“Sii paziente ancora per qualche altro attimo.” Subito, mi frenò.

“Noi alieni, almeno in questa fase della vostra storia, sfruttiamo la vacanza del senno umano per manifestarci e tentare un ricongiungimento a un qualcosa che voi intendete come passato ma che per noi è la girandola dell’universo in espansione.”

“Ora, non riesco a seguirti.”

“Tenendo conto di quanto detto prima, circa il modo con cui è acquisita l’immagine e dell’attesa imposta dal meccanismo di decodifica del vostro cervello prima della sua completa definizione in termini di significato, ti invito a seguirmi in questo semplice esperimento.

“Sono pronto a tutto.” ribadii, ansioso di continuare il discorso.

“Scegli due oggetti posti a una distanza tra loro tale da poterli osservare senza dover muovere la testa. Per entrambi gli oggetti, la luce giungerà ai tuoi occhi pressoché nello stesso tempo, per cui il tempo di formazione dell’immagine sulla retina coinciderà. I due oggetti, poiché diversi, subiranno da parte del meccanismo cerebrale un processo di decodifica simile nel funzionamento ma differente per il significato associato. Questa differenziazione creerà un buco di coscienza per il quale si manifesterà un senso di insofferenza nel muovere gli occhi mentre si sposta alternativamente lo sguardo sui due oggetti. Il tentativo di riconoscere l’oggetto ogni volta che si posa lo sguardo, provoca anche un’instabilità dell’immagine sulla retina a causa dei tempi di reazione degli organi recettori. I due oggetti danno l’impressione di vibrare sul punto dove dovrebbero sembrare immobili. Se ci fossero problemi connessi con il non perfetto funzionamento del cervello, potremmo vedere i due oggetti muoversi o figurare presenze di altri oggetti nel tragitto di spostamento dello sguardo. Il livello di sensibilità degli organi percettori darà una misura più o meno enfatizzata del fenomeno appena descritto.”

“In questa situazione, io potrei vedere te, alieno?” tentai una forzata deduzione.

“Non proprio così, però questo è l’esempio che mette in evidenza la responsabilità dei vostri organi sensoriali a riguardo del modo di fornire materiale alla mente razionale. Il meccanismo di decodifica (traduzione dei significati) cerebrale è fatto di catene di neuroni attraverso le quali il segnale da decodificare giunge nelle zone di memoria dove risiedono i concetti utili per le associazioni. Durante tale percorso il segnale non dovrebbe perdersi, né subire alterazioni, per non comunicare informazioni errate al sistema di decodifica. Purtroppo per voi, lo stato di questi binari dell’interpretazione è minacciato da numerosissimi pericoli, iniziando dall’alimentazione, proseguendo con la patologia e finendo con l’invecchiamento.”

“Siamo proprio messi male, vero?” ammisi.

“No, Luigi, tutto questo è semplicemente il meccanismo umano; è il vostro sistema di funzionare nell’ambito di uno dei livelli della gerarchia universale dove vi collocate.” con calma, ETT continuò a spiegare. 

“Il significato dell’elemento tempo non è quello che voi credete. Nel momento in cui tu non guardi un oggetto, questo non esiste o perlomeno, è inesistente alla tua coscienza. In altri termini, nello sperimentare la realtà, voi non tenete conto della consapevolezza, la considerate come un parametro estraneo alla scienza. Riferendomi ancora il nostro esempio, i due oggetti illuminati, in assenza della consapevolezza, non avrebbero posizione. Lo spostamento repentino dello sguardo costringe il sistema di decodifica ad attribuire un posto fisico coincidente con la traiettoria del tuo sguardo. L’instabilità dello sguardo corrisponde all’instabilità della posizione dell’oggetto. Qualunque elemento disturbatore di questo processo potrebbe portare alla coscienza elementi contraddittori rispetto alla logica precostituita. In questi casi, si presume di vedere oggetti inesistenti o figure semoventi.

“I fantasmi o i miraggi?” domandai, pretendendo una risposta immediata.

“E’ prematuro risponderti subito! Il tuo pensiero è il frutto del sistema di traduzione di informazioni che usa segnali generati da organi interni al vostro cervello. Saprai che un segnale per essere tale deve poter variare e che le sue permutazioni convogliano informazioni.”

“Certamente! Un segnale piatto non porterebbe nessuna informazione!” confermai.

“Ammettendo la necessità delle variazioni, è ora importante capire in che modo queste si susseguono e se la velocità dei cambiamenti non ci condurrebbe agli stessi problemi menzionati in precedenza.”

“Suppongo di sì!” cercai di anticipare il suo pensiero.

“Noi alieni, abbiamo imparato a usare i meccanismi frequenziali e riusciamo a comunicare senza la necessità della biologia. Esistiamo senza la necessità di un corpo fisico. Ognuno di noi è una presenza di consapevolezza unica, ben definita, complementare e non separata dalla totalità. Non essendoci la divisione non abbiamo bisogno di comunicare, né di spostarci, né di contendere. Viviamo in un mondo integrato in cui il tempo, il dolore e ogni altra forma di insostenibilità dell’essere umano non hanno significato.”

Sorpreso da quanto capivo, non potetti esimermi nell’immaginarmi alieno.

“Mi piacerebbe sperimentare la mia esistenza senza la necessità del corpo! Probabilmente rinuncerei al sapore di un bel gelato o al pulsare di un cuore emozionato in contropartita a una vita senza le sue limitazioni. L’arroganza di un corpo che invecchia, disorienta la mente e vanifica la bontà di un’anima costretta a eclissarsi.”

“Senza del tuo corpo non saresti più un terrestre!” puntualizzò, Ett.

“Per questo me ne dolgo. Noi terrestri paghiamo a caro prezzo ciò che sarebbe dovuta essere una condizione normale all’espressione della vita. Purtroppo, io sono convinto che senza la sofferenza tutta la rappresentazione umana non avrebbe avuto senso. Evitare il dolore sembra essere il motivo dominante sulla scena dell’umanità che lotta per sopravvivere.” feci mestamente notare.

“Osservandovi dall’esterno, posso anche giudicare buffe le vostre apprensioni. Tenendo conto che nel caso migliore la vostra esistenza nel corpo dura poco più di cento anni, per voi sopravvivere significa occupare tutto questo insignificante intervallo definito come vita. Per dirla con una metafora, angustiarsi o imprecare contro la vostra stessa natura, significa preoccuparsi continuamente di cadere mentre si vorrebbe godere al massimo il dondolio dell’altalena. Bisognerebbe che voi umani abbiate sempre la consapevolezza di consumare un tempo vita molto piccolo e ogni attimo speso in preoccupazioni o rivendicazioni, sono rinunce certe e opportunità mancate per sentire intensamente il vostro essere.”

“Troppo vero è ciò che tu dici, ma la nostra condizione, se per te è buffa, per noi è quantomeno strana e inspiegabile. Abbiamo inventato di tutto per cercare un valore al nostro esistere e spesso, affoghiamo la nostra inquietudine occupando la mente in attività puramente vegetali. Ci svegliamo dal sonno analgesico soltanto con la vecchiaia, con la presa di coscienza delle conseguenti mortificazioni procurate da un corpo debilitato.”

Continuando a discutere sul rapporto tra corpo e anima, Ett aggiunse.

“Permettimi, Luigi, una piccola divagazione sulla natura del corpo umano. In seguito a osservazioni da noi effettuate su innumerevoli campioni, abbiamo osservato che il vostro corpo è una parte del vostro essere che dialoga continuamente con quella spirituale. Esso assume un atteggiamento che voi definite “stupido” ed è molto incline a ricordare le banalità e a parlare ermeticamente. Utilizza strumenti molto rozzi e occasionali. Non ha capacità di discrezione ma in compenso è molto ottimista, è conformista e abitudinario. A volte appare ingenuo e non reagisce immediatamente. Si comporta con la vostra anima come un grande credulone ed è schiavo incondizionato del pensiero al quale si adegua senza nessuna resistenza. Esso è capace di autodistruggersi per solidarizzare con la convinzione. Usa la malattia per scatenare guerre contro l’inconscio; i sintomi sono le sue avvisaglie o le minacce pendenti.

Giocando con le metafore, si potrebbe affermare che quando il corpo piange, esso dimostra il suo stato con il raffreddore; quando è triste mostra torpore. Il dolore di gola chiude la bocca perché gli è impossibile comunicare le sue afflizioni in quando è convinto di non essere considerato. La sua rabbia la mostra con i bruciori di stomaco. Litiga con gli anti-infiammatori e gli analgesici perché gli impediscono di esprimersi. Costretto alla resa, ricorre ad altre strategie per rinverdire la sua protesta. L’abbandono lo vive con l’afflizione e chiede aiuto al diabete. L’insoddisfazione la consuma ingrassandosi. L’assillo dei dubbi e l’incertezza nell’operare, sono segnali inviati con i continui mal di testa. Il cuore rallenta quando la voglia di vivere svanisce. Il collasso è la rottura per tensioni rimaste da troppo tempo inespresse. La figura si fa curva quando l’orgoglio schiavizza. La pressione sale quando la paura imprigiona. Le nevrosi paralizza quando il bambino interno fa capricci. La febbre scalda quando le frontiere dell’immunità sono minacciate. Le ginocchia dolgono, quando l’orgoglio non si piega. Il cancro uccide quando si è stanchi di vivere e nessuna prospettiva stimola. Imparate a Interrogare il vostro corpo, ascoltatelo! Riceverete informazioni utilissime per risolvere tantissimi vostri problemi. La malattia o l'indisposizione è un tentativo che il corpo fa per parlare con voi. L’irriducibile eterno bambino vi vorrebbe avvisare che state percorrendo la strada sbagliata.”

“Le tue parole mi sono di grande conforto e mi rendono felice all’idea per la quale noi umani siamo oggetti della vostra attenzione e grande premura.”

“Noi alieni facciamo parte dell’onda gigantesca dell’Amore universale che è il vostro passato e futuro. Il presente è una sottilissima e virtuale linea di separazione, necessaria alla vostra mente per fissare ciò che voi chiamate pensiero. Un mio suggerimento, su tale questione, mi spinge a ricordarvi che la ricerca della verità non dovrebbe essere un'attività complementare nella vostra vita, ma l'idea fissa, la luce sempre accesa tra ciò che considerate miserie umane. Considerate possibili storture che chiamate equivoci, percorrete le corsie privilegiate dell’amicizia, usate le luci fendinebbia dei valori della famiglia. Qualsiasi sogno rinchiuso nei vostri cassetti può essere realtà se usate il potere della decisione, il motore dell’amore, la riserva della fede, l'inesauribilità della pazienza e la caparbietà dell’insistenza.”

A questa esortazione, aggiunsi.

“Amico mio, devo confessarti un problema dell’umanità. La nostra sete di sapere, la voglia di correre col pensiero e di percorrere strade inusuali, ci rende simile ad una spugna, contentissima di bagnarsi nell’acqua ma consapevole di non poterne trattenere più del suo stesso volume. Tale triste constatazione padroneggia lo spirito e, come la spugna, la ragione dispera, vedendo cadere acqua a grandi gocce e rimanere impotente nel opporsi alla fuga, essendo ben consapevoli che è impossibile contenere il mare. I tuoi consigli discendono dall’osservazione del nostro corpo, per quali riconosciamo chiaramente la loro importanza ma che invece, nel corso della pratica svalutiamo, perseverando con vecchie abitudini, ignorando il prezioso sapere. Certamente, il nostro modo di fare non sempre corrisponde a quanto razionalmente ammettiamo. La nostra letteratura è piena di aforismi, proverbi, perle di verità, guide spirituali e nonostante questo, molti di noi umani si comportano come miserabili e autolesionisti. Per noi umani, conoscere una verità non comporta la sua automatica applicazione. Siamo come pecore che pascolano lungo il letto di un fiume, sempre pronte ad abbeverarsi ma con la continua voglia di brulicare tra l’erbetta fresca.”

Ett continuò.

“Credo che dobbiate tenere conto di una verità incontestabile e della quale rispondo anch’io in qualità di extraterrestre. L’universo, aldilà del bene e del male, oltre le cause o le motivazioni, esiste. Esistendo per sé o in sé, in qualunque dimensione, non può annichilirsi in un nulla, quale contraddizione di se stesso. Per tale premessa, esso non può che mostrarsi a indistinguibili presenze come voi umani, in altra forma o sostanza che non sia traducibile nel senso del Bene. Pertanto, l’uomo come prodotto infinitesimale di tale sistema non può essere cattivo. La cattiveria è una vostra invenzione e in particolare di quella categoria di uomini pigri. L’amore, focolare del bene, costa fatica all’uomo che trova più comodo essere amato anziché amare. Riconosco che per voi, è più facile puntare il dito verso il cattivo per distrarsi dal considerare che ognuno potrebbe esserlo se fosse abbandonato dai suoi stessi simili.”

 

Dopo questa considerazione sul senso generale dell’universo sulle leggi generali che lo muovono, orientai il mio colloquio su un altro tema assai caro alla specie umana: il futuro.  

“Secondo alcuni studiosi, la razza umana è il risultato di una vostra intercessione con il nostro mondo. Imprecisate forme di intelligenze (aliene) hanno creato l'uomo. Una disamina che parla di cellule staminali e clonazione che ha fatto sì che uomini-scimmia iniziassero a capire ordini e linguaggi trasformandoli in una sorta di operai massa. Solo in questo modo si spiegherebbe l'incredibile salto di conoscenza che portò in breve tempo alla costruzione di monumenti come le piramidi, ritenute dei catalizzatori di energia. Questa ipotesi potrebbe essere presa in seria considerazione?” cercai di provocare il mio interlocutore.

“Direi che a volte voi siete utilitaristici. Quando non riuscite a spiegarvi qualcosa o quando volete far scalpore, solo allora ci tirate in ballo! Per altre questioni, voi siete una specie unica e senza confronti nell’universo.”

“Questa tua reazione ti fa sembrare meno extraterrestre!” usare un po’ di umorismo mi sembrò una buona idea. Però, decisi di mantenere il tono serio e continuai sostenere il discorso.

“L’ipotesi tentata non mi appare così balzana. Voi, in qualità di intelligenze speciali, dovreste avere livelli di conoscenze tali che potreste influenzare il nostro ecosistema, perfino a nostra insaputa.” Così mi giustificai.

“Fino a quando il vostro sapere sarà frutto delle analisi condotte con i mezzi interni al vostro sistema, qualunque ipotesi è ammissibile. Soltanto quando giungerà una scoperta tale da provocare un cambio di equilibrio all’interno delle leggi conosciute, solo allora avreste un nuovo sapere che, alla fine, si stabilizzerà in un nuovo quadro psicologico o in un nuovo paradigma di pensiero congruente con la vita terrestre. In l’analogia alla logica dei terremoti, ogni volta che la terra trema un nuovo assestamento del globo terrestre è in atto. Se, invece, fosse una causa esterna a modificare direttamente l’assetto della terra (considerato come un sistema chiuso), si rischierebbe la perdita dell’equilibrio globale, trasformando così il vecchio sistema in uno completamente diverso. In questo passaggio, il sistema d’origine sarebbe da considerare morto.”

“Quindi, nell’attesa di tali eventi straordinari che ci permetteranno un radicale cambio di mentalità, voi extraterrestri preferite rimanere nella fantasia degli umani e lasciare che si giochi con la caccia all’UFO?” chiesi con una punta di ironia.

“Vi lasciamo liberi di fantasticare e di cullarvi nella vostra auto-magnificenza.”

“Ammetti che abbiamo fatto molta strada fin dalla nostra apparizione su questa terra?” incalzai.

“La relatività non vi ha insegnato nulla? Quello che per voi è tanto, in un'altra ottica potrebbe essere insignificante.” Ett puntualizzò.

“Non aggiungo altro! Il confronto con te è impari.” Replicai con malcelata modestia.

“Per certi versi potrei affermare il contrario!”

“Per esempio?” domandai incuriosito.

“Quando intercetto le vostre emozioni resto perplesso perché osservo reazioni particolarissime, in netto contrasto con il modo d’agire di qualche attimo prima.”

“Descrivere le emozioni è come spiegare i colori ad un cieco dalla nascita. Queste le viviamo utilizzando appieno le qualità dell’essere umano.” lasciai trapelare un pizzico di orgoglio.

“Prova a descrivere le qualità a cui alludi” chiese, Ett, facendomi sentire come una cavia tra le mani di uno scienziato.

“Questo argomentare può apparire buffo, avendo un extraterrestre come interlocutore.”

“Non ti preoccupare, vai avanti.” Sentenziò, cercando di incoraggiarmi a parlare.

“Noi umani mostriamo nei rapporti reciproci una propensione che ci permette di cogliere aspetti del nostro essere molto intimi e che producono vibrazioni riconducibili al nostro cuore; le chiamiamo emozioni. Si tratta di una capacità nel capirsi in modo intimo che prescinde dalle parole e che coinvolge tutto il corpo attraverso i cinque sensi. Usiamo caratteristiche prettamente umane attraverso parole come <sensibilità>, <sensitività>, <emotività>”.

“La difficoltà di descrivere queste qualità lascia intendere il grado di approssimazione del vostro essere!” affermò ETT, inibendo il velo poetico che cercavo di stendere sulle mie parole.

“Una apparente contraddizione che esalta maggiormente la qualità umana!” precisai, con l’intento di parteggiare per il genere umano. Sentivo di aggiungere alla mia spiegazione qualcosa di più forte.

“Non ti saprei spiegare che cosa mi succede quando guardo negli occhi la donna che amo. Non saprei dirti che cosa mi spinge ad abbracciare un bambino che con gli occhi teneri attende una mia risposta. Quasi impossibile motivarti perché piango nelle dichiarazioni d’amore o perché sono felice ai successi del bene sul male. Inspiegabile è il motivo per cui sento dolcezza nelle poesie o perché dopo un sorriso darei più di quanto mi si chiede. La sensibilità è una cassa di risonanza delle emozioni, è sorgente di empatia che porta inevitabilmente a condividere sia il dolore sia la gioia. La sensibilità è la forza duale della razionalità; entrambe si rispettano ma non si adeguano.” dissi, con tutta la passione che potevo trasmettere.

 

“Conciliare idee contrarie è un’attività a cui voi umani ricorrete spesso!” replicò, Ett, mantenendosi staccato dal sentimento che stavo enfatizzando. Forse per questo motivo continuai ad argomentare sulle emozioni.

“Spesso mi convinco che siamo perfetti nel gestire le nostre limitazioni. La paura, per esempio, è uno degli stati d’animo che gli umani non riescono a gestire come vorrebbero e allora inventano stratagemmi che hanno come unico scopo quello di addormentare la consapevolezza. La paura è uno stato d'animo costituito da inquietudine e grave turbamento che si prova al pensiero o alla presenza di un pericolo. Essa è una condizione dell’essere umano che teme per la propria sopravvivenza e si manifesta con una rottura dell’equilibrio psicologico e fisico, allertando così, corpo e anima per la difesa comune contro la minaccia.”

Ett non disse più nulla e anch’io restai in silenzio. Però, non so dirvi per quanto tempo. Non avevo nessuna idea che questa mia esperienza fosse in corso. Ero immerso in un mondo dove non trovavo senso al mio posto. Potevo pensare di essere in più posti contemporaneamente senza muovermi. Non posso dire se sentivo o vedevo. Tutto intorno a me era armonia e piacere per essere lì. Poteva essere il nostro paradiso o l’aldilà. Certamente era un luogo affascinante, fuori da ogni schema immaginabile. La voglia di comunicare ere inarrestabile, così ripresi.      

“Caro essere, sapendo di rivolgermi ad un extraterrestre, non ho nessun timore nel formularti domande che in altri casi sarebbero insensate o ridicole. Vorrei un tuo parere su questioni che per gli umani sono fuori portata ma che per te potrebbe essere una buona occasione per rivelarti più compiutamente.

“Ti ascolto, continua!” fu immediato l’incoraggiamento a proseguire.

“L’ambizione degli umani, sempre più assillante, si ritrova nella frenesia di spiare nel futuro. Credi che un giorno potremmo arrivarci?  La nostra tecnologia riuscirà a fornirci i mezzi idonei?” chiesi con evidente interesse.

“La questione che sollevi non è da poco! La grande aspettativa che la tua domanda ha sollevato in te mi consentirà di superare tutte le mie perplessità circa le possibilità che avresti di intendere il significato delle mie parole.”

“Qualsiasi idea che io potrei trasferire deve, purtroppo, passare attraverso le parole e queste, per me, sono bicchieri di limitatissima capacità con i quali travasare un oceano di informazioni completamente sconosciute ai piccoli, risibili, ingenui, grossolani terrestri.”

“Sei in vena di complimenti, a quanto vedo!” risposi ironicamente.

“Dovrei risponderti dicendoti che non sto scherzando, ma temo che offenderei seriamente il genere umano. Invece, tu ben sai che noi siamo privi di emozioni e guidati dalla verità per cui dovendo formulare una risposta al tuo quesito, devo ricordarti che voi umani siete entro un livello di consapevolezza ancora molto basso per guardare nel futuro. Comunque, per quello che sarà possibile discutere e capire, farò in modo di giungere alla tua intelligenza senza tanti strappi alla razionalità a cui sei abituato.

“La tua comprensione mi è preziosa.” Commentai, con la speranza di averlo convinto a sviluppare il tema del futuro.

“Prima di entrare nel merito, ti ricordo che il tuo presente si concretizza nello stato in cui ti trovi, grazie ad una serie di scelte che hai effettuato nel passato e di conseguenza, alle azioni che hai compiuto. Il futuro, quindi, si formerà per le scelte che puoi fare ora e per tutte le attività che inizierai a sviluppare da questo momento in poi. Se vuoi conoscere il tuo futuro, devi semplicemente decidere che cosa fare ora per ottenere ciò che vuoi. In questo modo, sforzando un po’ la tua immaginazione potresti vederti nel futuro con i risultati ottenuti. Il tuo futuro è una estrapolazione del tuo agire nel presente.”

“Ti ringrazio di questa tua premessa, ma la mia questione va oltre l’aspetto pedagogico della questione. Ti chiedo se sarà mai possibile prevedere il futuro come se stessimo guardando un film registrato di una vita trascorsa o di un periodo storico completato.” precisai.

“La tua domanda mi era già chiara fin dall’inizio. La premessa mi serve per costruirti una risposta che possa superare l’ostacolo della tua razionalità.  Ascolta attentamente e rifletti su quanto ti sto presentando.” asserì con tono serio.

“Gli umani si raffigurano il tempo come una sorta di filo che si srotola in uno spazio ideale e ogni evento prende posto su questa catena fantastica. L’implicazione che si coglie subito riguarda il concetto di sequenzialità e l’ammissione implicita che per due eventi posti su punti diversi di questo filo immaginario non possono presentarsi contemporaneamente. Tutto questo offre al vostro intelletto la consapevolezza e la misura del passato, del presente e del futuro. Il tempo così congeniato assume l’idea di uno spazio ideale in cui si suppongono allineati tutti gli eventi trascorsi, presenti e futuri e ai quali si impedisce di apparire in una sola immagine. La perdita della contemporaneità si allinea al concetto di separazione, così caro alla vostra umanità.

I vostri aggettivi, mio, tuo, suo, loro, eccetera o i nomi e i pronomi, sono tutti artifizi mentali che decretano nella vostra mente il <distacco>, la <separazione>. Tutto lo scibile umano è sempre inquadrato a settori, a discipline, a gradi, a livelli. L’idea della gerarchia condiziona inevitabilmente tutta la vostra intelligenza e fa da padrona nella strutturazione del pensiero che voi chiamate <razionalità> del pensare. Qualunque logica che non subisce l’invasione della sequenza, voi la considerate come non <scientifica> e con questo assunto, rallentate lo sviluppo, inglobando le idee che violano il principio della collocazione spazio-temporale nel mistero o nella mistificazione.”

“Se ho capito bene, Il nostro paradigma di pensiero si fonda un’idea sbagliata?” chiesi conferma.

“No! Più che sbagliata, io direi corrispondente al vostro status di esseri limitati, presi in ostaggio del tempo stesso.” 

“Questa semplice predisposizione mentale vi porta a ragionare sugli avvenimenti utilizzando il principio di causa ed effetto. Ti sembrerà razionale soltanto tutto ciò che ubbidisce alla legge per cui ad una causa deve seguire un effetto! Se ti parlassi di un effetto senza una causa o, addirittura, prima di una causa, sicuramente urterei contro la tua razionalità e, se non sapessi delle mie origini marziane, tu mi prenderesti per un pazzo.”

“Credo che ti debba dar ragione!” esclamai in maniera convinta.

“Tutto ciò significa che in conseguenza del vostro attuale paradigma mentale, non potreste mai pensare in modo diverso, né sperare di compiere il grande salto evolutivo, indispensabile per <vedere> una realtà universale nuova.” 

“Secondo la tua teoria, eliminando una collocazione temporale del mio presente, io potrei essere in ogni punto dell’universo o essere parte di una unione cosmica riscontrabile in ogni elemento parte di esso. Non avrei una mia individualità. Non sarei una presenza autonoma. Non potrei riferirmi a nessun’altra realtà che sia diversa dalla mia.” Il mio interlocutore annuì, ma non mi arresi a formulare altre domande.

“Con queste premesse, dove sarei io ora? Perché esito? Quale disegno giustifica la stessa esistenza dell’universo?

“Le tue domande vanno ben oltre a ciò che le mie parole potrebbero rivelare. In ogni caso, mi offri la possibilità di instaurare il dubbio nella mente umana e soffermare la vostra consapevolezza in ambiti meno assoluti. Per fornirti subito qualche risposta, ho bisogno di puntualizzare qualche concetto che, per voi umani, sembra chiaramente assunto.”

“Continua, ti prego!” esortai.

“Per esempio, voi amate riferirvi come <esseri umani>, cioè implicitamente ammettete, prima, di <essere> delle realtà permanenti in un punto preciso misurato nel concetto del tempo, e poi di qualificarvi <umani> nell’ambito della stessa realtà precedentemente ammessa come unica e vera.”

“Vuoi che io dubiti sulla mia stessa esistenza?” interruppi il suo discorso per cercare di approfondire il concetto che Ett voleva trasferire.

“No, voglio semplicemente puntualizzare l’idea del tuo esistere.”

“Uno dei nostri filosofi, portava a prova della nostra esistenza il pensare; questo non basta?”  

“Per provare una realtà non si può estrarre la prova dal mondo per il quale si vuole la prova!” replicò.

“In questo caso, non si potrebbe mai addurre una prova definitiva, perché nessuno degli umani sarebbe capace di uscire da sé stesso.”

“Benissimo, hai compiuto un piccolo passo nella direzione in cui ti sto orientando.”

“Allora, continua! Sono ansioso di giungere alla tua conclusione.”

“Il vostro mondo non è né un divenire, né un permanere. Se fosse una realtà in continua evoluzione, allora, fra un numero indefinito di anni-tempo, si giungerebbe a quella finale ed esso cesserebbe d’esistere. In questo caso, la realtà a cui si giungerebbe, coinciderebbe con l’essenza dell’ <essere> che sarebbe il nulla. Se fosse, invece, una realtà definita, sarebbe indipendente dal tempo e soggetta ad una evoluzione virtuale. Il mondo, rimarrebbe uguale a sé stesso e cambierebbe soltanto perché si rifletterebbe internamente in modo diverso. In quest’ultimo caso, l’essenza dell’essere coinciderebbe con l’immagine della consapevolezza d’essere nel punto del suo rivelarsi.”

“Stento a capire.” Confessai.

“Prendi ad esempio un fiume e supponi che tu mi chieda se l’acqua del fiume è una realtà; se essa esiste e perché esiste. In tal caso, l’acqua del fiume non può essere un divenire poiché quando giungerà al mare, essa cesserà d’esistere come acqua fluviale. Non può nemmeno essere un suo permanere, perché scorre e cambia continuamente rispetto ad un osservatore immobile. Il cambiamento non può che essere virtuale, legato alla posizione, allo stato e alla mente dell’osservatore. La realtà, concepita in questo modo, è l’idea consapevole di ciò che l’osservatore elabora con la sua mente e condizionata dalle variabili presenti nel contesto. Quindi, esisterebbero tante realtà quanti sono i possibili punti di osservazione, i possibili stati mentali e le capacità elaborative dell’osservatore. Dovendo la realtà essere una, si potrebbe concludere che la sua essenza ultima sarebbe, come nel divenire, il nulla.

“La conclusione finale è oltre me stesso c’è il nulla?” domandai incredulo per quello che ascoltavo.

“No, non giungere a questa drastica conclusione.” mi rassicurò.

“Il nulla è il vuoto di pensiero che si crea utilizzando il paradigma mentale con il quale vi siete evoluti. Devi intendere il nulla, non come assenza di qualcosa, ma come occupazione di qualcosa che sfugge al vostro pensiero.”

“Tutto ciò che sfugge al pensiero umano, è riconducibile all’errore del paradigma mentale oppure alle naturali limitazioni biologiche? In altre parole, Il <nulla> da te prospettato, potrebbe essere intercettato e prendere un senso anche nel nostro mondo?” le mie domanda si moltiplicavano.

“Gli umani debbono fare i conti con altissime barriere le quali, oltre a inibire le grandi visioni, intervengono apportando distorsioni demotivanti.” l’extraterrestre continuò a provocare la mia curiosità.”

“Ti riferisci, forse, a quella specie di pregiudizi che impediscono ad un pensiero nuovo di prendere forma?” chiesi ancora.

“Non soltanto! E’ consuetudine tra voi umani di aggettivare in modo negativo qualsiasi esperienza o proposta che si allontani dal pensiero comune. E’ molto facile timbrare con la <pazzia> o la <stranezza> una idea straordinaria. La conseguenza del giudizio negativo si traduce, prima, in aggressione intellettuale e successivamente nell’isolamento della persona rivoluzionaria. L’esploratore dei nuovi percorsi, se vuole insistere nell’affermare le nuove idee, deve sottoporsi a prove che mettono in discussione le proprie capacità di intendere e volere. Queste prove non sempre si superano e il risultato finale è l’aria nuova che viene spazzata via dalla stasi intellettuale. La rivoluzione viene spostata in avanti sulla linea del tempo, sperando che nell’immediato futuro il metro del giudizio possa cambiare.”

“Hai descritto perfettamente quello che ci succede!” confermai con sorpresa ciò che avevo sentito, ma non mi fermai.

“Devo aggiungere un altro particolare a questo tuo rilievo che, visto da occhi extraterrestri, potrebbe rivelarsi anche comico. La nostra storia è ricca di personaggi innovatori, pensatori e scienziati che hanno fornito un contributo veramente importante per l’evoluzione dell’intera umanità. Questi illustri rappresentanti della nostra specie hanno dovuto subire derisioni e alcuni anche persecuzioni fisiche ed intellettuali, prima di essere riconosciuti come benemeriti della società. Non sono stati pochi i casi in cui grandi uomini sono diventati tali soltanto dopo la loro morte. Gandhi, Martin Luther King, Mandela, sono alcuni nomi che richiamano i grandi valori umani. Questi, in linea con quanto sentivano dentro il proprio animo, hanno pronunciato un grande <NO> al sistema convenzionale del loro tempo, subendo gravi ingiustizie. Hegel, un filosofo tedesco, ha teorizzato su questo modo di reagire e ha spiegato come il <NO> affermato con decisione nelle situazioni a cui non ci vogliamo conformare si traduce in una grande leva del divenire. Egli affermava che la negazione è stimolo al miglioramento, al progresso: il pensiero migliora quando nega la sua forma precedente senza distruggerla, al contrario la conserva per arrivare ad una forma superiore. Anche la stessa filosofia è un unico processo di negazione verso un pensiero latente o verso un modo di non-pensare. Quindi, solo dicendo <NO>, miglioriamo come persone, creando quelle perplessità che favoriscono lo sviluppo di nuovi paradigmi mentali.”

Ett continuò.

“Nel vostro mondo arrivano segnali in mille forme diverse e tutti attraversano mezzi non sempre adatti alle loro caratteristiche. La diversa sensibilità di ogni umano riesce a cogliere solo piccole tracce di queste comunicazioni dell’universo. Percezioni, affinità, sesto senso, e parole simili sono i vostri sintomi verbali che manifestano una ingiustificata convinzione di un potere, di un volere e di un possibile sapere che superano i limiti della razionalità.”

“Quale modo di agire o pensare suggerisci di adottare per amplificare le sensazioni che potrebbero ricondurci in una dimensione diversa da quella attuale?” chiesi.

“Io credo che dobbiate dare spazio e credito a qualcosa che vi caratterizza maggiormente, senza inseguire affannosamente tecnologie eclatanti.”

“Scusami se ti contraddico ETT, ma è grazie alla tecnologia che abbiamo potuto conquistare l’agiatezza nell’esistere e per la quale è stato possibile dedicarci al pensiero scientifico oltre che filosofico.”

“Rispondendoti con una metafora ti direi che la tecnologia, per voi umani, è come una sedia, buona per salirci sopra e avvicinarvi al cielo di mezzo metro. Dovete iniziare ad usare la tecnologia nel modo più vicino al vostro essere umani, e cioè, usarla come accessorio per abbracciare il cuore e la mente. Credo che la tecnologia sia come nebbia agli occhi degli umani. Essa droga la loro mente e conferisce all’orgoglio l’illusione di una presunta potenza; la capacità di poter dominare un mondo esistente oltre i propri confini e a dispetto di evidenti limitazioni. La barriera evolutiva che ci separa non mi vieta di indurti ad una riflessione che farebbe parte del tuo mondo. Nella mia condizione di extraterrestre, mi è facile rimescolare concetti, esattamente come voi fate con il sugo di carne tra i maccheroni.  Considera di poter vivere senza invecchiare e di poter prescindere dalle necessità del tuo corpo; in che modo cambierebbe il tuo atteggiamento verso la vita e verso il tuo prossimo?

“Cambierebbe di moltissimo!” assicurai.

“Cerca di ripercorrere idealmente la tua vita nell’età giovanile, quell'età in cui il concetto di vecchiaia si capisce soltanto leggendolo da una pagina del vocabolario. Quali erano i tuoi problemi? Quali erano i tuoi modi di agire e reagire con il tuo prossimo?” chiese.

“Sicuramente allora, i miei problemi erano di natura filosofica, molto lontani dalla materia e svincolati dal fattore tempo. Il mio esistere era un presente con un passato non ben compreso e un futuro senza limiti. Le relazioni con il mio prossimo implicavano conquiste, riconoscimenti, accettazioni e tanta voglia trovare un posto al sole.” confessai.

“Si potrebbe dire che eri concentrato su te stesso per misurarti e inserirti piacevolmente nel meccanismo globale dell’esistenza. In questo compito, sperimentavi gioie, dolori, delusioni e speranze. Inoltre, il tuo carattere mite ti ha fatto propendere per l’utilizzo di scelte logiche e tecniche operative abbastanza concilianti e forse anche al limite della timidezza e della rinuncia.

“Mi conosci molto bene, Ett!” dissi con imbarazzo.

“Altri tuoi amici o semplicemente persone della tua età, avranno avuto reazioni diverse, o anche ambizioni più marcate delle tue?”

“Sicuramente sì!”

“In questi casi, lo spirito di competizione e la possibile conseguente aggressività, sono voci di spesa da considerare nel bilancio delle relazioni sociali.

“Ebbene?” domandai, inducendo a chiarire l’implicazione.

“Il vostro mondo si presenta al mio giudizio come una grande famiglia composta da unità litigiose tutte tese a combattersi reciprocamente per affermare le proprie limitate e approssimate idee, dimenticando il luogo, il tempo e lo spazio intorno. Vi capita spesso di abbandonare la consapevolezza di essere piccoli, teneri fragili esseri occupanti un’insignificante parte dell’universo. Non vi rendete conto che, in una realtà infinitamente più grande di voi, siete schegge di energia che si manifestano nel segno di un insieme imperscrutabile. In quest’ottica, la tecnologia è il classico fumo negli occhi; una specie di droga per l’orgoglio; un antidolorifico contro la consapevolezza di non valere nulla. Inoltre, immagina che cosa succederebbe se all’essere umano fosse risparmiata la vecchiaia!

“Credo che si porrebbero le basi per giustificare guerre stellari e conflitti tra mondi lontani.”

“La vostra vecchiaia, quindi, considerala come un ritorno alla saggezza originale; Il colpo sulla testa dello stupido; la celebrazione dello spirito umano che attraversa per un breve tratto di tempo la nuda materia.”

“ETT, questa tua considerazione mi induce a riflettere sul senso da dare alla nostra breve apparizione sulla terra. In forma quasi egoistica, gli umani dovrebbero trarre il massimo del piacere attraverso una solida, consapevole socializzazione mirante al bene comune. Aiutandoci e sostenendoci reciprocamente conseguiamo un doppio obiettivo: essere felici, godere della vita e diffondere lo stato di gioia nell’onda lunga delle generazioni umane del futuro.

“Esatto! Il vostro tempo appartiene al vostro mondo e va consumato nell’unico modo che vi è concesso e cioè quello in cui si riflettono e hanno senso le emozioni. Voi umani siete abituati sin dalla nascita a combattere guerre personali molto complicate e che spiegate a voi stessi tramite le scienze della psicologia, psichiatria, ma raramente riuscite a ricavare da queste reali benefici personali. Mi capita spesso osservare molti dei vostri luminari che completano rovinosamente le loro vite con suicidi o assurdi isolamenti.”

“Infatti, l’idea comune associata a chi si inoltra nelle questioni psicologiche o filosofiche, è quella della stranezza o estraneità dalla vita ordinaria.” confermai.

“Lo sforzo dei vostri pensatori dovrebbe diffondere positivismo. La forza delle idee dovrebbe essere usata per convogliare energia vitale da spendere nella vita individuale e costituire così la base della sua espansione nelle generazioni successive.”

“Probabilmente, il nostro stato di perdurante insoddisfazione per ciò che abbiamo o siamo, e la conseguente ricerca continua di qualcosa da aggiungere, ci impedisce di celebrare come si dovrebbe l’istante che viviamo. Rimandando questa consapevolezza i tempi successivi, crediamo di poterlo sempre fare dopo. E’ questo il motivo per cui quando ci scopriamo vecchi, restiamo fortemente delusi per ciò che non siamo riusciti a fare e di conseguenza, esterniamo un continuo rammarico sotto forma di romantica nostalgia. In definitiva, ci leghiamo all’unica possibilità che ci darebbe tempo illimitato e cioè una vita senza della morte o, in una sola parola, l’eternità. Gli umani sono molto legati alla terra, al proprio mondo e da questo non voglio staccarsi. Vogliono restare vivi in eterno e godere delle proprie facoltà senza preoccupazioni e dolore.

“È comprensibile tutto ciò.” ammise, ETT.

“Noi umani siamo disposti a tutto e dare qualsiasi cosa se si riuscisse a scoprire il segreto della vita eterna.” 

“Non credi che ci potrebbero essere anche scoperte poco piacevoli?” domandò.

“Sì, è vero! In ogni caso, ambire qualcosa di bello pone in secondo piano qualsiasi altro rischio. In generale, l’incoscienza sulla natura di un problema fa in modo che le difficoltà conseguenti sembrino poco rilevanti o addirittura, inconsistenti.”

Il colloquio andava avanti e la sensazione per la quale ancora non avevo sentito dal mio interlocutore qualcosa di veramente nuovo e che potesse essere uno shock per la mia anima, mi spingeva a porre domande più mirate a capire quali fossero le chiavi di interpretazione della nostra vita oppure quale fosse il paradigma mentale da adottare per interpretare l’attuale realtà in un modo effettivamente rivoluzionario. Con in mente questa prospettiva, persi pausa per pensare. Il mio stupore venne fuori quando ETT mi anticipò e disse.

“Luigi, È difficile tradurre alla tua coscienza lo spirito dell’universo e ancora più ardo chiuderle in parole. La tua umanità ha già tutto ciò che serve per evitare l’inutile sofferenza emotiva che la maggioranza dei tuoi simili accusa. Vi basterebbe una alta autostima e una grande volontà nel perseguire obiettivi per i quale sentite una forte inclinazione”

“Il problema per noi umani è proprio quello che sapere ciò che si dovrebbe fare non sempre è sufficiente perché lo si applichi nella vita di tutti i giorni.” puntualizzai, con un evidente scetticismo.

“La tua osservazione rivela grandi dubbio sulle reali possibilità di condurre una vita terrene di successo. Contemporaneamente emerge anche una speranza che esista una specie di <medicina> psicologica con la quale curare questa tua umanità.”

La risposta di ETT centrò perfettamente il senso delle mie perplessità. Il silenzio che ne seguì fu un tacito assenso e un invito a proseguire il suo discorso.

“Il vero problema del modo di pensare di voi umani è nel dubbio di avere le capacità e i mezzi idonei per controllare la vostra vita; non siete certi di poter diventare o ottenere ciò che vorreste. Voi siete convinti di essere insignificanti, piccoli e deboli, tali da non poter, pur desiderandolo, modificare il percorso della vostra.”

“Milioni di miei simili soffrono la povertà, le malattie e disordini di ogni tipo dai quali è difficile uscire.” ammisi.

 

“Di conseguenza, il vostro credo si arrocca sulla convinzione di un destino maligno a cui non ci si può opporre ma soltanto fatalmente adeguarsi, vero?”

ETT stava leggendo il nostro modo di essere e credere; capì che non potevo negare e dopo una breve pausa, egli continuò.     

“Questa forma di pensiero soggioga lo spirito umano e lo costringe ad accettare condizioni umilianti, facendogli credere che le circostanze, gli accadimenti sono forti del suo potere. Sappiate che la verità non è questa, ben altro potere dispone la vostra anima. L’uomo ha il potere necessario per chiedere ed ottenere quello che vuole. Lui è in grado di creare e modificare le situazioni, orientandole nella direzione del suo volere e, in definitiva, per ricevere quella gratificazione dell’esistere, vitale per la salute mentale.I vostri fallimenti non possono dipendere dall’allineamento degli astri o dai caratteri ereditari o dalla sfortuna. Qualunque causa esterna non può costringervi a fare ciò che non volete. Non dovete accettare l’idea di continuare ad essere ciò che siete, nonostante non lo vogliate. Il vostro mondo scientifico dovrebbe inorgoglirvi per quanto avete fatto in termini di miglioramento del vostro vivere. Soltanto poche centinaia di anni la vostra vita non aveva tutte quelle agiatezze di oggi. Avete fatto passi da gigante nell’analisi del pensiero, nel coniugare l’immaginabile con il possibile e tutto è dipeso da voi stessi. Il vostro mondo è meraviglioso e pieno di opportunità, se lo guardate con l’idea che siete voi gli artefici e i padroni di tutto ciò che vi circonda.Il vostro spirito possiede la magia della creatività; da una idea potete far nascere oggetti. Le situazioni potete trasformarle o moltiplicarle in altre. Non esiste limite a ciò che potete fare. L’unico limite possibile è quello che vi ponete da soli. La mente traspira spirito umano; essa capace di pianificare e guardare oltre il momento. La mente produce immagini della realtà nel divenire. Le idee sono anticipatrici del mondo da costruire. Le idee muovo il vostro mondo e sono la causa del divenire. Idee buone produco buoni risultati; idee cattive usano il grande poter dello spirito per distruggere. Il buon uso delle idee è il modo per costruire nel modo migliore il vostro futuro.”

Improvvisamente il colloquio si interruppe. Forse la mia mente si era saturata?

 


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