In effetti, la contemplazione gioca un ruolo importante per un filosofo, ma rappresenta più un atteggiamento nei confronti della vita piuttosto che semplicemente l'atto di pensare alle cose. Il vero obiettivo della filosofia deve essere attuato, non semplicemente pensato.
È la pratica di incarnare gli stati mentali incontaminati a cui accede il pensiero filosofico come un modo di vivere. Altrimenti non avrebbe senso contemplare il bene se non quello di metterlo in pratica.
Sin dai tempi antichi, molte scuole di pensiero hanno proposto modi metodici di praticare il pensiero filosofico per ottenere una vita buona e significativa. Uno dei filosofi antichi più conosciuti è Aristotele, e alcune delle sue attività più significative sono state le sue indagini sul significato del bene e su ciò che costituisce una buona vita (eudaimonia). Eudaimonia può essere tradotta come “felicità”.
“Ora una cosa può essere chiamata buona in tre modi: in sé, in qualche qualità o in qualche rapporto con qualcos'altro”, secondo Aristotele (Etica Nicomachea, Libro I).
Prevalentemente nella sua opera Etica Nicomachea, definisce la vita buona come quella caratterizzata dalle virtù (aretai). Queste virtù sono definite dall'essere in linea con il concetto di via di mezzo, o dottrina della media. Aristotele propose che le virtù, come tratti caratteriali, siano definite trovandosi nel punto medio tra due estremi: uno di eccesso e uno di carenza. Distinse dodici virtù morali e cinque intellettuali (Aristotele, Libro II).
Le virtù morali sono: coraggio, temperanza, liberalità, magnificenza, magnanimità, giusta ambizione, pazienza, veridicità, spiritosità, cordialità, modestia e giusta indignazione.
Le cinque virtù intellettuali sono: Saggezza (Sophia), Conoscenza scientifica (Episteme), Comprensione intuitiva (Nous), Saggezza pratica (Phronesis) e Conoscenza artistica o artigianale (Techne) (Libro III e Libro VI).
La virtù riguarda la moderazione, poiché sia la carenza (la mancanza di una caratteristica) che l'eccesso (la sua sovrabbondanza) sono moralmente indesiderabili. Queste virtù sono presentate da Aristotele per essere applicate quotidianamente e per plasmare eticamente il carattere di una persona (Libro II). Per raggiungere la via di mezzo è necessaria la saggezza pratica (phronesis), che implica prima la comprensione del concetto e poi la sua attuazione (Libro II).
Un altro filosofo greco antico che metteva in dubbio i modi per raggiungere una vita felice e raggiungere la pace interiore e la tranquillità era Epicuro. Definiva il bene supremo come l'idea del piacere, che vedeva come la chiave per raggiungere una vita felice. Tuttavia, la sua definizione di piacere non deve essere confusa con l’edonismo. Epicuro vedeva il piacere come soddisfazione che porta all'atarassia (uno stato di tranquillità) e all'aponia (libertà dal dolore) (VII). Seguendo i passaggi esposti nei suoi scritti, si può trovare una guida completa per comprendere cosa costituisce una buona vita e come ottenerla.
La definizione epicurea di una buona vita è la seguente:
“La vita che è allo stesso tempo soddisfacente e morale” (Epicuro, VII).
Il principio chiave della filosofia epicurea è la scala tra piacere e dolore, con il piacere come polo positivo e il dolore come polo negativo (VII.1). Il bene morale è equiparato al piacere e il male morale al dolore. Sia il piacere che il dolore possono variare dagli stati fisici a quelli mentali (VII.1). È importante sottolineare ancora una volta che il piacere qui non è inteso in senso carnale, edonistico, ma come il piacere che deriva dal fare ciò che è morale e giusto (VII.1.a-c, VII.3.a). Il processo di azione secondo queste linee guida morali vuole essere una forma di terapia spirituale, radicata nell'indagine filosofica e completata agendo secondo le linee guida prodotte dalle conclusioni raggiunte (VI.4.b). Una parte senza l'altra sarebbe incompleta e inefficace nel produrre risultati fruttuosi per l'individuo.
Quando si discute dell'attuazione pratica della filosofia per raggiungere una vita equilibrata e felice, non si possono trascurare i contributi degli stoici. Conosciuti per il loro approccio sistematico alla filosofia, incentrato su sistemi specifici che possono essere applicati nella vita come strumenti per raggiungere la felicità e una buona vita, la scuola di pensiero degli stoici continuò fino al periodo romano. Filosofi romani come Seneca, Epitteto e l'imperatore Marco Aurelio portarono avanti la sua eredità. Nonostante la maggior parte dei primi scritti ellenistici non siano sopravvissuti alla prova del tempo, gli scritti del periodo romano sono stati preservati e sono incentrati sul concetto di buona vita. Attraverso il loro approccio sistematico, gli stoici offrono una forma di guarigione filosofica per l’individuo e la sua anima, basata sulla comprensione che la felicità dipende da come scegliamo di vedere noi stessi e la nostra vita: dipende interamente da noi. È fondamentale accettare di non essere influenzati negativamente da ciò che è fuori dal nostro controllo. Dopotutto, la cosa più importante non è ciò che ci accade, ma ciò che scegliamo di farne (Seneca, Enchiridion I).
Questi esempi rappresentano solo una piccola parte delle vaste ricchezze che la filosofia ha da offrire a chiunque cerchi di vivere una vita piena e significativa. Sia attraverso le virtù di Aristotele, gli insegnamenti di Epicuro sul piacere, o l'attenzione stoica sulla resilienza, la filosofia fornisce una saggezza che è rilevante oggi come lo era nei tempi antichi. In un mondo che spesso dà priorità al successo materiale o ai piaceri fugaci, la filosofia continua a ricordarci che la vera felicità sta nel coltivare una vita virtuosa e significativa.
Nessun commento:
Posta un commento
Esprimi il tuo pensiero