Man mano che si avanza in età, le presentazioni di sé stessi intimidiscono sempre di più.
Come ci si può presentare se non si è consapevoli di sé stessi?
Il momento più angosciante della vita è quando qualcuno ti chiede "Chi sei?"
È una domanda a cui non hai mai dato una risposta soddisfacente, ma soprattutto definitiva. Tutta la vita non è altro che uno sforzo per conoscere il proprio sé. Il cuore soffre per il desiderio di familiarizzare con qualcuno che ti riconosce per ciò che si è veramente. Quando bussi alla porta del tuo vicino e ti chiede: "Chi sei?", potremmo rispondere "Magari lo sapessi!"
Le nostre presentazioni ci vengono imposte dalla nostra famiglia, cultura, etnia, religione e professione. Siamo tutti soddisfatti delle nostre apparenze fabbricate, viviamo nel nostro raggio di visione e finiamo come sono finiti i nostri predecessori e finiranno i nostri successori. Solo coloro che hanno osato conoscere sé stessi hanno lasciato le tracce delle loro impronte nel passare del tempo.
Non solo gli orientali, come i santi indiani e i filosofi buddisti, hanno sottolineato l'importanza di conoscere sé stessi, ma anche la storia occidentale è arricchita da tali contese e concezioni. La saggezza senza tempo greca del "Conosci te stesso" è ciò che ha tracciato la strada per la teoria delle forme di Platone, il cogito ergo sum di Cartesio, l'etica di Spinoza, l'Übermensch di Nietzsche e il Sisifo di Camus.
Tutte queste innovazioni dell'uomo non sono altro che indirizzate a colmare il vuoto originato dall'incoerenza, dovuta all'oblio del proprio sé. Considerando l'estensione dell'universo, l'unica conoscenza che l'uomo può avere con certezza è quella di sé stesso. Ma questa storia non ha ancora una conclusione.
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