Era il tempo del libro nascosto.
Sì, allora leggere un libro creava problemi.
Papà non esisteva. Mamma era tutta presa per le faccende di casa.
I fratelli erano combattenti per le proprie libertà e
completamente disinteressati ai problemi di ordine inferiore, quali erano i
miei.
Trovare un figlio che oziava con il libro fra le mani, con l'intento di fare l'intellettuale, era un grave
episodio di poco rispetto per la famiglia. Serviva lavorare e contribuire con il sudore al traino
del carico giornaliero.
Per fortuna anche allora esisteva la scuola: un
grande alibi per la clandestinità della lettura. Quando ero all'interno dell'edificio scolastico, mi
sembrava di abitare un altro mondo.
La storia, la geografia, le scienze, rappresentavano
orizzonti da favola.
Ricordo come mi dimenticavo, appeso alle belle parole
della mia professoressa di Italiano. Come era buffo l'inglese! Divertentissima la matematica.
Peccato che tutto terminava con quella antipatica
campanella.
Mi chiedevo perché allo squillo finale i miei compagni
correvano felici a casa.
Ora so dare qualche risposta, ma mi si solleva tanta
malinconia pensando a come è intesa oggi la scuola.
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