ETT: Supponi che un uomo nasca cieco, in che
modo potresti descrivergli il rosso? Quali argomenti useresti per fargli
intendere la differenza tra il rosso e il giallo?
LUIGI: Secondo questo ragionamento, il mio
rosso potrebbe non essere rosso?
ETT: Direi che il tuo rosso è il colore che
ti è stato qualificato come tale; non importa se poi sia o no il “rosso” di
tutti.
LUIGI: Non sono in grado di smentirti e non
riesco nemmeno ad immaginarmi un pensiero senza un corpo da dove si è originato. Noi umani ci riferiamo all’anima quando vogliamo trascendere dal corpo.
ETT: Allora, ti sarà più facile pensare all’anima
come un insieme di pensieri caratterizzati. Poiché, quando parli dell’anima, implicitamente
ti riferisci alla persona a cui essa appartiene.
LUIGI: Certamente, perché ogni persona
possiede un’anima!
ETT: Se ammetti quindi che il pensiero
possa caratterizzare un’anima e che questa possa separarsi dal corpo, devi
necessariamente convenire sul fatto che il pensiero può isolarsi dalla materia
e rimanere espressione di un essere umano.
LUIGI: La tua logica mi prende per mano! Dimmi,
però, dove vuoi portarmi?
ETT: Tento semplicemente di giustificarmi
alla tua ragione quando affermo che noi extraterrestri possiamo essere ovunque
a nostro piacimento. Essendo “pensieri”, non abbiamo peso, né limiti nel tempo
e nello spazio.
LUIGI: Molti miei simili dicono di avervi
visto e addirittura incontrati; come spieghi questo?
ETT: Questo non dovrebbe sorprenderti,
visto che noi due colloquiamo tranquillamente già da molto tempo. In ogni caso,
voi umani siete molto fantasiosi nel raccontare storie che sollevano scalpore. Credo
che uno dei vostri piaceri è quello di cercare di impressionare, provando anche
ad andare oltre le vostre convinzioni o le reali situazioni.
Ma non voglio dilungarmi su questo aspetto
di noi extraterrestri.Voglio invece, stimolare la riflessione
sull’idea che un pensiero possa esistere da solo e non abbia bisogno di un
cervello da cui emergere.
LUIGI: Sono disorientato!
ETT: Prova a battere le mani.
LUIGI: Non ti seguo, però ti accontento.
ETT: Hai fatto rumore, vero?
LUIGI: Sì, certo!
ETT: Dov’era il rumore prima che tu
battessi le mani? Dov’è ora mentre hai smesso di battere?
LUIGI: Non vedo il nesso logico con il
pensiero.
ETT: Il pensiero è tale quando lo esprimi. Un
attimo dopo, quando la mente si occupa d’altro, quello stesso pensiero non c’è
più; ma non per questo puoi dire che non esiste.
Pertanto, tutto ciò che non si lega alla
materia non puoi dire che non esiste.
LUIGI: Infatti, la materia (il corpo) è la
prova tangibile del nostro esistere. Se gli umani possono pensare, lo devono al
proprio cervello. I pensieri esistono fino a quando il cervello ha facoltà di
generarli o richiamarli, in alternativa abbiamo la scrittura che consente al
pensiero di continuare ad esistere in altri cervelli.
ETT: Allora, Luigi, se tu sei frutto del tuo
cervello, allora non avrei più bisogno di parlare con te; mi basterebbe
trafugare la tua massa cerebrale e stimolarla a generare pensieri. In realtà, oltre la materia c’è di più!
Ogni pensiero, come il rumore, è una
frequenza, un’armonia, un messaggero di un esistere in sé.