Non conosco i processi biologici medianti i
quali il pensiero è reso possibile da un gruppo di cellule che, per un miracolo
della natura, similmente al processo della sublimazione, trasforma attività
chimico-elettriche in qualcosa che non trovando un’espressione migliore chiamiamo
pensiero.
È innegabile che il pensiero esca dalla mia testa.
Inavvertitamente,
quando penso intensamente, la mano va da sola sulla fronte; quasi a voler
favorire la trasformazione in atto.
Il pensiero avendo oltrepassato la barriera
del corpo, del discreto, del limitato, della razionalità, vola incontrastata
senza giudici, libera per l’universo delle coscienze.
Esso ride di Einstein,
della velocità della luce.
Si commuove a quella parte di sé ancora presente nel
corpo che bussa e freme per uscirne.
Questa specie diversa di pensiero, che per
sfortuna anziché prodursi nel cervello rimane dimenata dal battito del cuore,
chiamatela emozione.
Sì! Le emozioni sono interlocutrici dell’essere umano con
l’infinito universo.
Esse riproducono l’infinito nello spazio uomo.
Mi rivolgo a
te, amica che scrivi: “Sto pensando che senza pensare non potrei sognare”. È
inevitabile partire con il pensiero per sognare. Pensando si dimentica il corpo
e questo stato, se vuoi, puoi chiamarlo SOGNO.
Senza la conclamata razionalità
il pensiero è signore di se stesso e accarezza, con le bizzarre figure scelte
dal corredo “UOMO”, l’animo umano; lo distoglie dai suoi limiti e gli anticipa
il dopo.
Che sia una specie di Paradiso?
Lascio a te la gioia di immaginarlo.
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