La scienza del microbioma ha aperto la strada ad alcune delle più antiche domande filosofiche: cos'è la vita? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove stiamo andando?
Le risposte non riguardano tanto gli individui separati quanto piuttosto le comunità interconnesse e scintillanti.
Guardatevi allo specchio e vedrete un essere umano. Ma nel vostro intestino e su ogni superficie del vostro corpo vive un ecosistema in piena attività: circa 38 trilioni di cellule batteriche, da confrontare con i 30 trilioni di cellule umane che vi compongono. Più della metà delle cellule del vostro corpo sono microbiche.
E mentre il DNA umano contiene circa 23.000 geni, i vostri partner microbici contribuiscono per circa un milione. Geneticamente parlando, siete "umani" per meno dell'1%.
Ognuno di noi è un olobionte: una partnership tra vita umana e microbica. Il "sé" non è una fortezza; è una foresta pluviale, che prospera grazie alla diversità.
Persino le nostre cellule sono storie di fusioni microbiche, come splendidamente dimostrato da Lynn Margulis. I mitocondri, le fabbriche di energia delle nostre cellule, un tempo erano batteri liberi.
Due miliardi di anni fa, hanno stretto un'alleanza con le cellule ancestrali, diventando residenti indispensabili. Le piante hanno una storia simile: i cloroplasti, i motori della fotosintesi, un tempo erano cianobatteri.
Ogni cellula "complessa" è, in realtà, una cellula composta. Ogni individuo è un collettivo.
Questo ha conseguenze anche oggi. In medicina, la terapia sostitutiva mitocondriale (MRT) prevede il trasferimento di DNA nucleare in ovuli di donatrici con mitocondri sani. Alcuni paesi si sono opposti all'approvazione della MRT perché creava embrioni con "tre genitori". Ma in realtà, la nostra specie è sempre stata multi-ancestrale.
Se si ingrandisce l'immagine dei nostri cromosomi, si trovano dei fantasmi virali. Circa l'8% del nostro genoma è costituito da retrovirus. A lungo liquidate come "spazzatura", alcune di queste sequenze virali si sono rivelate essenziali.
Una di queste è all'origine della sincitina, che rende la placenta sia una barriera che uno strato permeabile tra il feto e la madre. Impedisce inoltre al sistema immunitario materno di rigettare il feto.
Senza questo DNA virale nei nostri cromosomi, i mammiferi non potrebbero riprodursi come noi. Altri geni virali potrebbero persino plasmare il modo in cui i neuroni comunicano e formano memorie a lungo termine.
In un senso molto concreto, dobbiamo la nostra nascita e la nostra capacità di apprendere ad antichi virus. Come hanno affermato il biologo Marc-André Selosse e i suoi colleghi, "Senza virus, non saremmo nati".
I nostri sentimenti sono davvero nostri?
L'identità non è solo fisica; è emotiva. Eppure stati d'animo e comportamenti sono profondamente influenzati dai microbi che ospitiamo. I batteri intestinali producono neurotrasmettitori come il GABA, che calma il sistema nervoso. Infezioni come quella da Toxoplasma gondii sono collegate a cambiamenti nella propensione al rischio e nell'aggressività.
In uno studio sorprendente, il trasferimento di microbi intestinali da esseri umani depressi a ratti privi di germi ha indotto sintomi simili alla depressione negli animali. Il nostro microbioma non è solo digestione: è interconnesso con la mente e l'umore.
Quindi, chi siamo?
Un mosaico. Un noi. Un coro di voci umane e microbiche che co-creano la nostra identità.
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