giovedì 4 settembre 2025

Le "affordance" di James J. Gibson

 

James J. Gibson era uno psicologo che si sentiva frustrato dal modo in cui veniva studiata la percezione. All'epoca, gli psicologi facevano sedere le persone in laboratori bui, mostravano punti e linee su uno schermo e chiedevano loro di descrivere ciò che vedevano. Da questi compiti, costruirono elaborate teorie su come il cervello ricostruisce la realtà. Gibson sosteneva che per comprendere la percezione, bisogna uscire dal laboratorio ed entrare nel mondo.

Chiamò il suo approccio "psicologia ecologica". L'idea era semplice: per comprendere la percezione, bisogna studiare le persone nel loro ambiente. Da questa posizione derivò il suo più grande contributo: le affordance.

Le affordance sono azioni che il nostro ambiente ci rende possibili. Una maniglia ci permette di tirare. Un pulsante ci permette di premere. Una superficie piana ci permette di appoggiare qualcosa.

Non ci soffermiamo a pensare alle affordance perché si annunciano da sole. Sono il ponte tra design e comportamento, spiegando perché alcuni oggetti ci appaiono intuitivi e altri ci contrastano a ogni passo. Secondo Gibson, la percezione è il riconoscimento di ciò che il mondo ci permette di fare.

I designer si sono aggrappati all'idea di Gibson perché spiegava perché i prodotti hanno successo o falliscono. Don Norman ha spinto oltre il concetto con il concetto di significanti. Questi sono gli indizi che indicano alle persone quali azioni sono disponibili.

Una piastra di una porta suggerisce di spingere. Una maniglia suggerisce di tirare. Quando l'indizio corrisponde all'azione, l'esperienza scompare nella memoria.

Un buon design rende l'azione chiara e il risultato affidabile.

Anche la tecnologia è un insieme di affordance. Alcune sono esplicite: ogni scorrimento, clic, richiesta o pulsante che invita ad agire. Altre sono implicite: il filtro antispam che elimina la posta indesiderata prima che ce ne accorgiamo, il correttore automatico che corregge un errore di battitura. Quando funzionano, passano in secondo piano mentre le notiamo quelle che non funzionano.

Ogni affordance è una promessa. E le promesse contano.

La tecnologia che si rompe è fastidiosa. La tecnologia che mente è un tradimento.

Gibson non scriveva di app o algoritmi, ma la sua teoria delle affordance è altrettanto rilevante oggi. La tecnologia si basa su una serie di inviti ad agire, e la nostra fiducia dipende dalla loro tenuta.

Ogni funzionalità non funzionante, ogni falso segnale, ogni processo frustrante, anche un piccolo difetto di progettazione è in realtà una promessa non mantenuta.

Ogni volta che un prodotto offre un'azione che non può fornire, si assume quello che chiamo debito di affordance e getta sospetti su tutte le altre offerte.

Ogni sistema ha un budget con i suoi utenti. Quel budget è l'insieme delle promesse che gli utenti sono disposti a credere che il sistema possa mantenere. Nel momento in cui le promesse falliscono... le persone danno per scontato che le successive falliranno.

La nostra fiducia nella tecnologia si basa sul concetto di affordance di Gibson. Ogni prodotto ha successo o fallisce in base al divario tra ciò che sembra offrire e ciò che può offrire. La fiducia deriva dal mantenimento delle promesse.

Nessun commento:

Posta un commento

Esprimi il tuo pensiero

Post più letti nell'ultimo anno