L’uomo in sé fa parte della natura e come tale, eredita le sue proprietà: limitazione, finitudine, imperfezione.
La materia si colloca nel contesto come espressione delle
proprietà menzionate.
L’uomo è materia e da questa, nella forma più libera, potremmo
ricavare l’anima.
In un certo senso, possiamo pensare all’anima come esalazioni
della materia.
L’anima quindi è sempre se stessa, ma a causa delle proprietà d’esistenza
(sopra accennate) è costretta ad essere materia e a subire la dittatura della segregazione
in parti.
Per dimostrare tutto questo, basterebbe convincersi che l’esistenza
del finito rende inesistente l’infinito e viceversa.
Se vogliamo esistere dobbiamo dimenticarci del concetto di
infinito e ammettere l’ineluttabilità del “FINIRE” come sponda all’idea di “INIZIO”.
Dobbiamo ammettere la “MORTE” condizione
alla “NASCITA”.
Gli estremi di questo segmento debbono collocarsi in una
ideale sequenza ordinata chiamata “TEMPO”.
Fantasticare sugli estremi è meraviglioso perché tra questi l’umanità
ha costruito la fisica che in ultima analisi è il placebo per una razionalità
che raffina se stessa in un gioco che affascina la vita.
Per questo motivo, l’essere umano si attacca alla vita con il
suo respiro con le sue emozioni immaginandola una sola ma che in fondo si
rivelerà una grande bugia.
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