Ho conosciuto un uomo, cosciente per il male incurabile che portava in sè. Apparentemente dava l'impressione di non preoccuparsi della sua salute ... come se avesse un banale raffreddore.
Era da un po’ che non lo vedevo e prima che lui stesso mi dicesse del suo stato critico, io non sapevo nulla. Continuavo a crederlo uno simpatico burlone.
Lo incontrai davanti a un distributore di bevande e nel tempo dell’intervallo ricreativo, approfittai per scherzare con lui.
-“Oilà Rino! È da molto che non ti vedo. Hai trovato qualcosa di meglio da fare anziché perdere tempo con i comuni mortali?”
Rino, prima di rispondere, mosse tutta la sua persona. Quasi che le parole non volessero uscire dalla sua bocca. Poi con un sorriso che sapeva di celata tristezza, iniziò a dire:
-“Sono qui, ancora vivo. Mi vedi esternamente sano, ma in me c’è qualcosa che mi mangia lentamente.”
Non capii subito il significato di quelle parole, ma qualcosa di allarmante intuii. Per esserne certo su ciò che non volevo credere, continuai a chiedere con il sorriso sulle labbra.
-“Forse è l'effetto dell'ansia per l’attesa di qualcosa di importante?”
Quell’iniziale suo sorriso si trasformò in una sommessa risata ironica. Allora, precisò:
-“Purtroppo è ben altro! Sto combattendo contro un male che mi vedrà sconfitto.”
Quello che avevo intuito, ora era certezza. Un brivido mi corse lungo la schiena e a stento nascosi dietro le spalle il tremore delle mie mani. Avrei voluto abbracciarlo per dar sollievo al dolore della sua anima, ma non potevo. Dovevo mantenere la mia falsa indifferenza e ricamare una grossa bugia bianca.
-“Dai, Rino! Vedrai che tutto si risolverà. Il tuo spirito buono e giocoso ti aiuterà.”
Non resistetti di mantenere a lungo il colloquio. Mi allontanai da lui con la falsa motivazione che dovevo riprendere il lavoro. Invece, tornai a casa con la mente occupata da una tristezza che tenni soltanto per me.
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