Assente a me stesso, vago per
i sogni.
Celebrare l'ingenuità del
tempo
è un piacer immenso.
Ascolto il vento.
Fisso lo sguardo laddove
nulla vedo.
Danzano i pensieri.
Raccontano emozioni.
Oggi sono ricordi,
allora erano speranze.
Sospinta dalla
nostalgia,
una lacrima fugge.
Trattenerla mi duole.
Solitario, rivolgo la vista
al sole.
Cieco all'esser bambino,
dimentico il tempo.
Assaporo il sentir tenero e
leggero.
Ricordar m'è dolce del
camminar in punta di piedi per non toglier spazio.
Che dire dello scarso cibo
che la magra figura ostentava!
Non c'era penuria alcuna,
tal era abbondante la gioia
di vivere.
Venne l'ora d'apparir adulto.
Salivo tra le stelle per cancellare
i pensieri.
Fu invano, anche l'ubbidir
alla legge dell'uomo.
Continuavo ad essere
sognatore.
Quella lacrima, or ferma
sulla pelle sempre meno piana,
attende la carezza del
vento
per risvegliare
un così ostinato romantico.
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