Donare
significa dare "qualcosa" spontaneamente e senza attendersi
ricompensa.
Considero
questa definizione molto superficiale perché lega l'azione ad un oggetto
scambiato.
Donare,
invece, rappresenta l'arte di costruire ponti fra due anime;
l'oggetto
scambiato è solo strumento all'azione.
Come
un ponte che unisce le sponde di un fiume difficile, o poco pratico da
attraversare, così l'atto del donare fa nascere opportunità a due anime di
incontrarsi e di godere reciprocamente della comunione e della gentilezza
dell'essere.
Entrambi
i protagonisti dell'atto, sono chiamati moralmente a corrispondersi, affinché si
celebri compiutamente la donazione.
Entrambi
ricevono qualcosa che sorpassa l'oggetto.
Quindi,
nel donare, non è vero che non c'è ricompensa, anzi questa è di livello
superiore alla razionalità che suggerisce l'atto.
Donare
comporta l'innesco di una miriade effetti secondari molto salutari.
Per
esempio, aumenta l'ottimismo, espande il cuore, predispone alla socializzazione
e alla conciliazione, favorisce sorrisi e abbracci.
Inoltre,
migliora la biologia stabilizzando la pressione sanguigna, stimolando il
sistema immunitario, sensibilizzando gli organi sensoriali, riducendo la moria
dei neuroni nel cervello.
Coloro
che pensano che sia più importante ricevere rispetto al dare, devono ricredersi.
Nel
confronto, il ricevente s’impegna di più del donante poiché, dovendo questo corrispondere,
sente il peso dell'obbligo morale innescato dall'atto.
Il
donante compie subito il suo “sforzo” mentre il ricevente lo farà nel futuro.
(La parola “sforzo” non è stata usata a caso;
essa sta a indicare che l’inerzia dell’anima è la conseguenza di quella del
corpo fisico in cui essa alloggia.
Per motivi di sopravvivenza, il corpo, in
risposta ad una possibile azione, tende a reagire nella forma migliore che
abbia precedentemente sperimentato, cioè l’immobilismo, poiché con questo è possibile
ricreare la situazione precedente in cui la minaccia era assente.)
Se
amiamo qualcuno, ci riesce spontaneo donare, esattamente perché attraverso il
dono vorremmo “entrare” nel suo cuore e “abitarci” nella durata del suo sorriso.
Un “grazie” vorremmo non udirlo immediatamente perché ci ricorda la discesa del
sipario sulla rappresentazione che l’anima fa della nostra vita di esseri d’amore.
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