giovedì 14 settembre 2023

L'arte vista da Antonio

 

     (opera di Silvia Senna)

 

Antonio, è un uomo semplice. Ha sempre lavorato e non ha mai nascosto la sua curiosità per la pittura. Andrea invece, ha avuto la possibilità di studiare e di misurare la qualità della vita con la cultura.  I due uomini si conoscono da quando erano ragazzi e tutt’oggi sono amici inseparabili. Andrea ha cercato di insegnare al suo amico molte realtà a lui sconosciute. Franco ha sempre mostrato fascino per il sapere e coglie occasioni con Andrea per coltivare la sua intrinseca passione. Spesso si ritrovano al bar e dietro un buon caffè discutono.

- “Andrea, hai notato alcuni disegni stranissimi su facebook?” esordì Antonio.

- “No so di cosa parli. Descrivermeli.”

- “Sono disegni in cui nulla si distingue in modo chiaro! Sembrano effetti di terremoti, alluvioni, scenari di guerra … insomma, si rappresentano scene apocalittiche, molto tristi. Voglio sapere tu cosa ne pensi?”

- “Conosci l’autore?” domandò Andrea.

- “Sì, è una tua amica .. una certa Silvia S.”

- “Ahahaha … ho capito a chi ti riferisci!”

- “Non vedo cosa c’è da ridere!” apparì quasi risentito Antonio.

- “Scusami, Antonio. Rido per i terremoti e le alluvioni della tua descrizione.”

- “Appunto perché non ci capisco niente voglio un tuo parere.” Si affrettò Antonio a rispondere per tranquillizzare l’amico.

- “Bene! Ascoltami attentamente.”   

- “Sono tutto orecchie!”

- “Antonio, quando guardi un’opera d’arte, non ti devi fidare degli occhi. Devi, invece, lasciare che l’anima vibri in te e il cuore ti salga alla gola. L’arte non ha una logica matematica. Comprende tutto e il contrario di tutto.”

- “Come fai a sapere questo?” Domandò Antonio.

- “Se fosse tutto logico, chiaro lineare … dove troveresti l’emozione? Come leggeresti nell’intimo dell’artista. L’arte parla allo spettatore con la lingua che più gli è consona. Tu hai visto i terremoti e le alluvioni, un altro può trovarci il mistero o il sovrumano, un altro ancora, può vederci la paura dell’ignoto, imperscrutabilità del futuro.”

- “Insomma, ognuno vede quello che gli pare?” ribadì Antonio.

- “Detto così è un po’ bruttino. Direi che ognuno con la propria sensibilità riceve un messaggio diverso dall’artista, ma che in ogni caso smuove la sua emotività."

- "Sei sicuro che l'artista la pensi come te?" Disse Antonio dubbioso.

- Se ti potesse rispondere ora lei ti direbbe: "L'arte deve vivere di sentimento eliminando i preconcetti classicisti ormai lontani, deve avere il coraggio di sublimare i sentimenti , buoni o cattivi che siano, ma deve arrivare a pelle e strattonare. L'arte è il manifesto del mondo che viviamo oggi, deve permearsi nella Storia, nella Politica, deve essere monito e aprire a nuovi punti di osservazione. L'arte è sociale, e deve far riflettere.  Oggi più che mai è importante creare riflessione e non bellezza facile.

- “Sarà una donna eccezionale questa amica tua!” disse Antonio.

- “No Antonio, è l’artista che rende eccezionale te! Ti dimostra che hai un’anima e che sei capace di sintonizzarti con la sua.”

- “Allora, le chiederò l’amicizia a nome tuo!”

- “Sì, però non dirle che vedi terremoti e alluvioni nei suoi quadri! Ahahaha…”

 

Freddo nel cuore

 

Due conoscenti incrociano il loro percorso, si guardano, si salutano e proseguono il loro cammino. 

Ricordano due freddi, inerti, meteoriti che percorrono spazi senza tempo dove solo un conteggio probabilistico riesce a farli incontrare.

Ognuno di noi è una girandola di colori, ma ciò che lascia intravedere solitamente è l’incolore. 

Solo quando i sentimenti vengono fatti risuonare, allora, come la coda del pavone, i colori si diffondono, prendono vivacità e si scatenano in mille tonalità.

L’anima entra in scena!

Camminare quasi curvi, con lo sguardo sulle scarpe e alzare educatamente la testa per salutare, sono atteggiamenti incolori. Camminare e andare oltre, facendo finta di non vedere chi ti passa accanto, è triste. Salutare con flebile voce o farlo frettolosamente, sono occasioni perdute per stare meglio e di godere di te stesso.

Due uccelli volano nel cielo e si divertono a sfiorarsi tra di loro.
Si dicono: 

- “Guarda come sono bravo, lo faccio per Te!”.

- “Sì, è vero! Sei bravo; proverò a farlo anch’io!”.

- “Voleremo insieme sulla testa di quella strana specie che si dice umana”.

- “Sì! Pensano di avere l’esclusiva della natura e perdono il loro tempo a litigare o a disconoscersi!”.

- “Purtroppo, Loro sono intelligenti e hanno bisogno di ragionare”.

- “Ora basta, continuiamo a volare altrimenti ci perdiamo la bellezza di questo fresco mattino di primavera”.

Mentre succedeva questo, due vecchi amici di infanzia, si incontrano per strada e dopo un abbraccio soffocante, non trovano altre parole per dire:

“Io sto Bene! Tu?”.

“Anch’io sto bene! Che piacere rivederti!”.

Il tumulto dei sentimenti ha creato l’effetto “collo di bottiglia”.

Le parole sono state poche, ma la gioia, la vitalità e il piacere di essersi incontrati, sono stati senza misure.

I due uccelli continuarono a volare e divertirsi per tutti i giorni della loro vita rubando in ogni attimo, il calore al sole, l’ebbrezza al vento, il piacere alla vita, l’amore al suo simile.

I due amici continuarono a incontrarsi. Prima si salutavano educatamente, poi cominciarono a essere più formali e infine, dimenticarono di salutarsi. 
 

mercoledì 13 settembre 2023

Disordine mentale

 

Quando coscientemente non riusciamo a risolvere un problema, scegliamo la strada più facile per non pensarci più; rimuoviamo il problema, cioè, lo spostiamo nella parte inconscia della nostra mente la quale provvede ad associare una soluzione automatica, quasi sempre stupida. 
 
(Questo spiega perché facciamo cose che a posteriori le giudichiamo insensate).

Inoltre, la costatazione conscia di una reazione inspiegabilmente stupida, favorisce l’insorgere di nuove emozioni negative, con le quali la nostra mente protesta per un servizio richiesto all’esterno e servito male.

Con il crescere degli automatismi sbagliati si determina il disordine mentale. 

Quindi, l’insieme delle azioni strane richiamate per risolvere problemi dimenticati nell’inconscio e in netta controindicazione con la realtà, danno il quadro della pazzia.

Si va, allora, dallo psicologo (o psichiatra, secondo la gravità) per mettere un po’ d’ordine nell’agenda operativa della mente. 

Si cerca, in questi casi, di capire la necessità (il vecchio problema) che ha determinato l’associazione sbagliata e riportare così nel dominio della mente conscia l’azione adatta e funzionale alla soluzione del problema rimosso.  

Freud ha inventato la psicanalisi, cioè la tecnica che permette un “play-back” della mente.

In questo modo, si riesce a scoprire il motivo dell’insorgere di quella necessità risolta in cattivo modo dall’automatismo sopravvenuto dopo la rimozione.

Spesso, la sola presa di coscienza risolve brillantemente il problema mentale poiché la razionalità recuperata offre la soluzione che allora era introvabile.

I casi più sfortunati comportano per il malcapitato l’assunzione di psicofarmaci che attenuano i sintomi, ma non li eliminano. 

Purtroppo, quando il disordine diventa notevole, la mente è incontrollabile poiché le emozioni la stravolgono e soltanto allora, gli psicofarmaci hanno senso.

Si droga la mente per non lasciarla libera o almeno allentata dalla stretta degli automatismi irrazionali. 
In tali condizioni lo psicologo ha qualche possibilità d’intervento. 
 

martedì 12 settembre 2023

Il tempo del libro nascosto

 

Era il tempo del libro nascosto.
Sì, allora leggere un libro creava problemi.
Papà non esisteva. Mamma era tutta presa per le faccende di casa.
I fratelli erano combattenti per le proprie libertà e completamente disinteressati ai problemi di ordine inferiore, quali erano i miei.
Trovare un figlio che oziava con il libro fra le mani, con l'intento di fare l'intellettuale, era un grave episodio di poco rispetto per la famiglia. Serviva lavorare e contribuire con il sudore al traino del carico giornaliero.
Per fortuna anche allora esisteva la scuola: un grande alibi per la clandestinità della lettura. Quando ero all'interno dell'edificio scolastico, mi sembrava di abitare un altro mondo.
La storia, la geografia, le scienze, rappresentavano orizzonti da favola.
Ricordo come mi dimenticavo, appeso alle belle parole della mia professoressa di Italiano. Come era buffo l'inglese! Divertentissima la matematica.
Peccato che tutto terminava con quella antipatica campanella.
 
Mi chiedevo perché allo squillo finale i miei compagni correvano felici a casa.
Ora so dare qualche risposta, ma mi si solleva tanta malinconia pensando a come è intesa oggi la scuola.
 

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