Il divenire è un concetto astratto per i giovani, per cui il relativo non trovando collocazione assume le sembianze dell’assoluto.
Vi racconto la storia di una ragazza che chiamerò Lorella.
In un piccolo paese, un’esile ragazzina conduceva la sua battaglia per la vita. Lorella cresceva coccolata da genitori ancora attaccati ai vecchi luoghi comuni. Essi erano convinti che le donne avessero caratterialmente, qualcosa in meno rispetto agli uomini. L’affetto verso i suoi genitori impose a Lorella, di accettare inconsciamente le stesse convinzioni.
La ragazza era vivacissima e, a quell’epoca, questa caratteristica, era molto apprezzata per gli uomini e meno per le donne. Amava trascorre il suo tempo tra i ragazzi, anziché tra bambole e amichette. Anche la sua figura appariva contaminata da questo suo modo di essere, per cui era sicuramente una bella ragazza, ma con qualche rilievo comportamentale, tipico dei ragazzi. La sua infanzia, quindi, trascorse per buona parte tra i ragazzi e solo convenzionalmente, tra le ragazze.
La sua vivacità catturava l’attenzione di molti ragazzi, che dopo qualche approccio intrigante, dirottavano il loro interesse sullo spirito di compagnia che ella mostrava. Lorella voleva imporsi sui suoi amici, non per le sue qualità femminili, ma per la forza della personalità che voleva accrescere. Voleva, insomma, dimostrare che la sua inconscia assunzione che poneva l’uomo a un piano superiore rispetto alle donne, doveva essere falsa. Solo la pratica poteva in qualche modo, dimostrare chiaramente la falsità dell’assunto.
La strada che aveva intrapreso, era quella dell’imitazione del sesso forte e non quella dell’autodeterminazione del proprio essere donna.
L’imitazione spesso conduce ad azioni non legittimate dalla propria consapevolezza razionale e quindi, viene interpretata come stupidità o ingenuità.
La riprova era che questo suo modo di fare, portava poco frutto alla causa della donna forte e consapevole. Inoltre, non dimostrava che la differenza tra uomini e donne, stava solo nell’aspetto fisico.
Lorella studiò e conseguì anche il titolo accademico, per disporre di armi più potenti da usare nella sua battaglia.
Il tempo passava e il traguardo si spostava in avanti, mentre sentiva sempre più forte questo senso di rivalsa che investiva, non soltanto la sua cerchia di amicizie, ma si spostava indiscriminatamente sul mondo in generale.
Si ritrovava a piangere in solitudine, quando la sua energia non poteva spingerla laddove avrebbe voluto.
Le capitò di leggere una favola.
“C’erano una volta un cagnolino e un cavallo che vivevano insieme in una fattoria ed entrambi erano affezionati al loro padrone. Il cagnolino, rispettando le sue caratteristiche, era solito festeggiare l’arrivo del padrone con vistosi scodinzolii che finivano con un salto tra le braccia del contentissimo padrone. Il cavallo assisteva a questa scena, sempre con un pizzico di invidia, poiché avrebbe voluto, anch’esso, festeggiare l’arrivo del padrone allo stesso modo.
Un giorno decise di imitare il cagnolino e sorprendere il suo padrone.
Vedendolo arrivare da lontano, si lanciò in un galoppo forsennato per potergli giungere davanti e franare nelle sue braccia.
Il padrone vedendosi arrivare l’animale impazzito si riparò dietro ad un muro e pensò come abbattere il cavallo”.
Lorella capì di essere quel cavallo impazzito!