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Friedrich Wilhelm Nietzsche (1844-1900) |
Quando Dio non è più una certezza e diventa la più grande delle bugie, l’uomo si fa libero; e facendosi libero, ha davanti a sé una sola cosa: il suo destino. Con Nietzsche sorvoliamo la vetta di una montagna molto alta. Una montagna innevata laddove le acque dei fiumi scorrono verso la valle del sospetto e si mescolano nel mare dell’irrazionalità.
E’ il 15 ottobre del 1844 a Röcken, in Germania. Nasce Friedrich Nietzsche, un pensatore originale e fuori dagli schemi che ha influenzato, con la sua produzione, l’intero mondo occidentale. Nelle sue svariate opere è sempre presente una critica violenta verso qualcosa: generalmente essa è quasi sempre legata alla condotta dell’uomo verso un giudizio aprioristico o addirittura verso un corteggiamento a Dio e alla sua storia nel mondo. Nietzsche è un accanito lettore di Schopenhauer; si fa influenzare e il suo pensiero diventa oggetto di ispirazione con delle conclusioni leggermente capovolte.
Schopenhauer vedeva la vita animata da una forza libera; e per dirlo da specialisti della filosofia: la vita per Schopenhauer è cieca assolutezza di una volontà di vivere.
Perché è cieca?
Perché non porta da nessuna parte, o comunque porta nella direzione del nulla.
Perché è assoluta?
Perché la forza vitale da cui la vita scaturisce è libera e nascosta alla ragione. La ragione vede ogni cosa relativizzata, spaccata in micro e macro frammenti personali. La vita si consegna all’uomo come una rappresentazione di fenomeni, o per essere più precisi, il mondo è fondamentalmente ciò che ciascuna persona vede (una rappresentazione relativa). Per Schopenhauer la cieca volontà di vivere deve essere superata attraverso la religiosità buddhista, il Nirvana.
In cosa consiste il superamento?
La volontà deve essere sottoposta a "Nolontà", come lui stesso dice. Vale a dire il non-volere, estinguere ogni volontà, ogni ruota libera.
Nietzsche è affascinato da questo discorso, ma ha altre conclusioni. Se la vita è animata da una cieca forza di volontà di vivere, io non devo estinguerla, smorzarla, nullificarla; anzi è l’esatto opposto: devo accettarla a tutti i costi, obietta Nietzsche. Proprio accettando la vita io la carico di un significato autentico.
La vita deve passare da uno stato di cieca volontà di vivere, ad uno di “iper-vedente” volontà di potenza. Io devo poter vedere “hic et nunc” il mio destino. Io voglio questa vita, e faccio di tutto per accettarla e viverla così come mi si dà.
Come si può spiegare la volontà di potenza?
La volontà di potenza nasce come un testo incompiuto, costituito da frammenti recuperati un po' ovunque e fatti pubblicare nel 1906. Potremmo dire che La volontà di potenza è il senso dello stare al mondo, la cui molla vitale è il sapersi affermare senza troppi giri di parole. Con e tramite la volontà di potenza l’uomo si impadronisce del suo destino facendone di esso ciò che vuole.
L’uomo vuole la sua vita ed è in grado di imporre le proprie interpretazioni e i propri significati sulla realtà. La volontà di potenza è stato oltretutto un libro che si è fatto oggetto di propaganda e strumentalizzazione nazista, in quanto i contenuti esposti sono stati caricati di affermazione e potenza.
Quali sono i contenuti esposti nel "La volontà di potenza"?
Quest’opera fa principalmente riferimento ad un uomo forte; un uomo che sa ciò che vuole e riconosce la propria virtù: si tratta del super-uomo (i tedeschi lo chiamano così: Übermensch).
L’opera era scritta in tedesco, quindi accessibile a gran parte dei tedeschi istruiti. Hitler e tutti i nazisti fecero di questo superuomo, uomo dagli occhi azzurri, biondo e dai fascinosi lineamenti ariani.
di Fabio Squeo
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