martedì 18 marzo 2025

La fenomenologia: dalla matematica alla filosofia come scienza rigorosa (Husserl)

Edmund Husserl (1859-1938)

Sartre, Heidegger, Merleau-Ponty, Paul Ricoeur e tutta una serie di scuole filosofiche sono diventate scie luminose nel panorama filosofico occidentale per merito di un grande pensatore:  Edmund Husserl.  Egli è conosciuto nella storia della filosofia come il padre della fenomenologia.

Nasce da una famiglia ebrea l’8 aprile del 1859 a Prossnitz, in Moravia. Muore nel 1938.  Si dedica anzitutto alla matematica, si laurea in matematica; ed è proprio grazie alla matematica che si è rivolge alla filosofia con lo stesso rigore. 

Perché proprio la matematica? Perché essa lavora sull’astrazione. 

Cosa significa?  

Tutte le operazioni di astrazione stanno all’origine della costruzione di qualsiasi concetto aritmetico e/o geometrico. 

Per esempio: se consideriamo un insieme finito concreto (gli abitanti di una città, le pagine di un libro e le dita di una mano) si perviene alla costruzione del concetto di numero cardinale, prescindendo, o facendo appunto “astrazione” della natura dei singoli oggetti. Così il numero 3 si ottiene per astrazione dall’insieme dei lati di un triangolo, il numero 4, dall’insieme degli Evangelisti. 

Dunque astrarre matematicamente e disquisire filosoficamente, significa, in qualche modo, applicare uno stesso metodo.

Riprendendo il nodo essenziale del discorso, Husserl si avvicina alla filosofia partendo dai concetti, dalle idee, dall’iperuranio platonico. Il piano su cui egli lavora, si definisce tecnicamente, “eidetico”, legato appunto alle “idee”. Questo atteggiamento, questa postura rivolta alle idee prenderà il nome di “Fenomenologia”. 

Cosa significa fenomenologia? 

Significa accompagnare per mano la tua coscienza conoscitiva finita sino alla coscienza conoscitiva assoluta. Husserl, per rendersi verosimilmente accattivante userà la parola “fenomenologia” al posto di “scienza filosofica”.  La fenomenologia diventerà un nuovo modo di approcciarsi alla conoscenza; diventerà il luogo della mente e delle cose sensibili. 

La conoscenza che abbiamo delle cose non riguarda la cosa in sé, ma il suo rapporto conoscitivo con essa. In altre parole, quando ho memoria di un oggetto, l’oggetto non è semplicemente nella mia memoria, ma “è” la mia memoria. La conoscenza di un oggetto è sempre un fatto mentale. Tutti gli oggetti alla nostra vista, che sia una pianta, un libro, una donna, poco interessa. Ciò che a me interessa è la coscienza che io ho di quella pianta, di quel libro, di quella donna. Per Husserl la coscienza è tutta fenomenologica. Nel senso che ogni nostro pensare, percepire, ascoltare, riflettere su un certo oggetto è compreso nella coscienza. Appurato il fatto della coscienza, Husserl dice un'altra cosa: la coscienza ha un suo modo di comportarsi: si esprime. 

In che modo? “intenzionalmente”. 

La coscienza è intenzionalità. Essa è rivolta sempre verso qualche cosa, qualche oggetto. Questo oggetto è sempre se stesso che si mostra alla coscienza. Questo è ciò che comporta la filosofia di Husserl, o meglio, la fenomenologia di Husserl: una filosofia teoretica applicata rigorosamente alla vita che incontriamo. 

di Fabio Squeo

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