ETT: Uno dei vostri
scienziati non si spiegava perché la luce aveva una duplice veste: a volte si
manifestava come particelle allineate in fuga verso la destinazione, a volte
essa si mostra come ordinati fronti d’onda in espansione nello spazio.
LUIGI: Sì, è vero!
E’ noto lo sbigottimento degli scienziati che assistettero alla dimostrazione
scientifica con la quale si contraddiceva apertamente il genio di Newton e le
sue esperienze sulla natura corpuscolare della luce.
Si dovette cambiare
il paradigma mentale per mettere in accordo le due questioni in seguito
chiarite da Einstein.
ETT: Einstein, nella
presentazione della sua teoria, non disse tutto! Egli s’intestardì a far
detenere alla luce il primato di velocità. In realtà, ha mantenuto il tappo
alla bottiglia del sapere, aspettando momenti della storia dell’uomo più
opportuni.
LUIGI: Perché non
ha detto tutto?
ETT: Einstein aveva
dei dubbi in merito all’evoluzione del pensiero scientifico e di ciò, non ne
faceva mistero. Si nascondeva dietro la concezione per la quale la scienza
aveva ancora molta strada da percorrere. Egli aveva paura di mischiare il sacro
con il profano; temeva di non avere il tempo per giustificare e introdurre la
psicologia dell’uomo come fattore concorrente nelle dimostrazioni scientifiche.
LUIGI: Einstein è
stato anche un filosofo, un portatore di dubbi, un autorevole rappresentante
della specie umana, testimone del grande rispetto della maestosità
dell’universo.
ETT: A onor del
vero, però, ci sono stati alcuni scienziati o pensatori che, pur non avendo la
convinzione necessaria, hanno tentato di introdurre la psicologia nelle
spiegazioni di eventi apparentemente ingiustificabili. Probabilmente sono stati
derisi o declassificati dal rango di scienziati o dei pensatori razionali.
In particolare, mi
riferisco all’audacia del fisico Bohr che ipotizzò, senza poter dimostrare, l’influenza
della mente umana sulla natura della luce. Egli affermava che sotto lo sguardo
dell’uomo, la luce è di natura corpuscolare, diversamente è di natura
ondulatoria.
LUIGI: Per dirla in
termini semplici, la luce in alcuni casi, assumeva la forma di piccoli
corpuscoli che si muovevano in fila indiana lungo traiettorie, dette raggi, in
altri casi, la stessa luce si mostrava come linee d’onda in colonizzazione
dello spazio.
ETT: Nel caso del
nostro esempio, ammettendo la forma corpuscolare della luce, guardando il primo
oggetto, tu dovresti puntare dritto lo sguardo su esso e poi, volendo guardare
l’altro, dovresti muovere gli occhi per riallineare lo sguardo sul secondo.
Nell’altra ipotesi, ti basterebbe guardare ad ampio raggio la zona occupata dai
due oggetti affinché si possano vedere entrambi contemporaneamente.
Bohr asseriva,
quindi, che entrambe le teorie erano possibili e introduceva, così, per la
prima volta, la psicologia nelle osservazioni scientifiche.
Puoi immaginarti le
risate dei suoi colleghi!
Einstein ribadì che
l’ipotesi azzardata da Bohr non poteva avere basi scientifiche in quanto,
attribuendo alla luce il limite massimo invalicabile di velocità, si doveva
logicamente ammettere un nuovo sistema di comunicazione tra i due fronti d’onda
in movimento e distanti tra loro, affinché la trasformazione di stato fosse già
completata, al semplice puntamento dello sguardo.
Riallacciandomi
all’esempio, la tua attenzione manifestata attraverso lo sguardo, dovrebbe
giungere ai punti illuminati sui due oggetti prima del tempo in cui tu rilevi
già il cambiamento di stato della luce. Ancor prima che tu guardi gli oggetti,
i punti illuminati si sono informati della tua intenzione di guardarli.
Bohr, comunque,
precisò che il modo di porre la questione da parte di Einstein, era improprio
rispetto al nuovo quadro che voleva far emergere.
Egli anticipava la
caduta del significato dell’elemento tempo, affermando che nel momento in cui
l’uomo non guarda l’oggetto, questo non esiste o perlomeno, è inesistente alla
sua coscienza.
LUIGI: In questo
modo, entrava in scena la consapevolezza come parametro estraneo alla scienza!
ETT: Infatti, questo è il punto
fondamentale della questione. Bohr presumeva che i fronti d’onda, lontani fra
loro, non avevano nessuna necessità di comunicare poiché, in assenza dell’attenzione
dell’uomo, essi sono sempre nella forma corpuscolare e quindi, non è necessaria
nessuna trasformazione di stato.
Riprendendo ancora il nostro
esempio, secondo Bohr i due oggetti illuminati, in assenza della consapevolezza
dell’uomo, non avrebbero posizione. Lo spostamento repentino dello sguardo
costringe il sistema di decodifica ad attribuire un posto fisico coincidente
con la traiettoria del tuo sguardo.
L’instabilità dello sguardo corrisponde
all’instabilità della posizione dell’oggetto. Qualunque elemento disturbatore
di questo processo potrebbe portare alla coscienza elementi contraddittori
rispetto alla logica precostituita.
In questi casi, si presume di vedere
oggetti inesistenti o figure semoventi.
LUIGI: I fantasmi o gli alieni?
ETT: E’ prematuro risponderti
subito! Devi pazientare e ascoltare quanto segue.
Il pensiero è il frutto del
sistema di decodifica il quale si forma mediante uso di segnali generati
da organi interni al vostro cervello.
Saprai, tecnicamente parlando,
che un segnale per essere tale deve poter variare e le sue permutazioni
convogliano informazioni.
LUIGI: Certamente! Un segnale
piatto non porterebbe nessuna informazione!
ETT: Ammettendo la necessità
delle variazioni, risulta ora importante capire in che modo le variazioni si
susseguono e se la velocità dei cambiamenti non ci condurrebbe agli stessi
problemi menzionati in precedenza.
LUIGI: Suppongo di sì!
ETT: Noi alieni, abbiamo imparto
a usare i meccanismi frequenziali e riusciamo a comunicare senza la necessità
della biologia.
Esistiamo senza la necessità di un corpo fisico.
Ognuno di noi è una presenza di consapevolezza unica, ben definita, complementare e non separata dalla totalità.
Non essendoci la divisione non abbiamo bisogno di comunicare, né di spostarci, né di contendere.
Viviamo in un mondo integrato in cui il tempo, il dolore e ogni altra forma di insostenibilità dell’essere umano non ha significato.
Esistiamo senza la necessità di un corpo fisico.
Ognuno di noi è una presenza di consapevolezza unica, ben definita, complementare e non separata dalla totalità.
Non essendoci la divisione non abbiamo bisogno di comunicare, né di spostarci, né di contendere.
Viviamo in un mondo integrato in cui il tempo, il dolore e ogni altra forma di insostenibilità dell’essere umano non ha significato.
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