Commemorare un
evento, per mia convinzione, ha un significato nobile.
L’atto pone l’accento su
quelle facoltà umane che non sono immobili o non si focalizzano sull’aspetto insulso,
formale o vegetativo.
Nell’atto della commemorazione
l’uomo celebra se stesso e lo induce a un’implacabile riflessione sulla natura
della sua anima.
Indipendentemente dal tema o dal tipo di celebrazione, l’uomo
nell’atto di ricordare è costretto a un confronto, a una presa di
consapevolezza che abbraccia il presente con il passato.
Sia questo il
motivo per cui giunge anche il mio contributo alla commemorazione della Shoah.
Permettetemi una
piccola regressione, prima di esprimere la mia opinione e la solidarietà a un
popolo che non è soltanto etichettabile con la parola “ebrei”, ma anche essere
viventi, fratelli abitanti lo stesso pianeta, anime nella stessa scia dell’amore
universale.
Ero ragazzo, quando
con gli occhi immersi in un libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, stentavo a crederci in
quello che leggevo.
La notte, nel
letto, a riparo da occhi indiscreti, io piangevo.
Non riuscivo a convincermi
che non ero io lì, tra quei cattivi.
Sollevavo spesso
gli occhi dal libro per rendermi conto in quel momento com’ero fortunato,
stando in un letto caldo e senza gli stimoli della fame che, per empatia, si
sollevavano da quelle pagine.
Mi ripetevo: “Non
aver paura, è solo un racconto!”.
Forse non ero convincente
con me stesso, perché tremavo e continuavo a leggere sperando di stancarmi ed
evitare l’insonnia, e di conseguenza, la paura di essere circondato da quei
terribili fantasmi.
Da allora, è
passato molto tempo, sono diventato avvezzo alle cattiverie, ma non ho ancora
abbandonato la speranza che l’uomo se ne possa liberare.
Ascolto servizi televisivi e leggo testate giornalistiche che associano il termine commemorare a
ricordare.
Da inguaribile
ottimista, io non voglio ricordare le cattiverie degli uomini.
Il Ricordare è un’ammissione
implicita al possibile dimenticare.
Non voglio la medicina
per far sparire il sintomo! Voglio quella che mi elimina la causa del sintomo.
Nella
commemorazione, non voglio soltanto ricordare!
Voglio un continuo rapporto dell’uomo
attuale sull’uomo del passato e una verifica dalla quale si evince che non è
soltanto la tecnologia a riferirci di come siamo cambiati.
Abbiamo sempre avuto
un’anima, forse un po’ più addormentata, ma credo fermamente che sia giunta l’era per assegnarle la
posizione che merita.
La stella più
speciale dell’universo che casualmente è finita in corpo di piccolissime
dimensioni.
La sua discrezione
è così grande che bussa delicatamente al cuore,
chiede attenzione per far grande il piccolo essere
umano.
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