sabato 2 novembre 2024

Studiare è inutile?


 
Sento spesso persone lamentarsi che studiare e curare la propria cultura sia inutile. È superfluo dirvi che ciò mi sconforta, perché questo pensiero negativo è pericoloso e fa molta presa su coloro che si arrendono alle difficoltà della vita.

Comprendo l’amarezza di chi vede un “influenzer” ricavare milioni di euro o un prenditore senza scrupoli che fa scena aperta delle sue ricchezze, ma consiglio si guardare dentro la scatola e non lasciarsi abbagliare dall’etichetta esterna. Queste persone sono veramente felici o si servono delle apparenze per coprire una inconfessabile tristezza? Possono certamente erigersi a campioni del benessere davanti alla povera gente, ma sono costretti a chinare il capo davanti a chi dentro l’anima ha qualcosa che non si ottiene inseguendo ricchezza e potere. Sì! Mi sto riferendo alla cultura, alla saggezza, al senso critico, al pensiero profondo.

Un esempio storico ci arriva da Diogene Laerzio. Il grande e potente Imperatore, Alessandro Magno, accerchiato dai suoi militari e da una grande folla, chiese al filosofo se avesse potuto far qualcosa per lui e quest’ ultimo, schietto, rispose: “Sì, spostati, che mi fai ombra”. Tutti rimasero a bocca aperta, soprattutto i soldati che videro il loro re sbeffeggiato da un uomo povero, ma ricco di disprezzo. Il sovrano macedone rispose ai suoi uomini: “Se non fossi nato Alessandro, sarei voluto essere Diogene”.

Nella mia carriera di insegnante, più volte mi è stato contestato il valore della cultura … e non soltanto dagli alunni (comprensibili per via del necessario impegno nello studio), ma anche da genitori.

In una occasione, mi ritrovai a lamentarmi con un genitore che sebbene il figlio fosse un ragazzo con doti intellettive di rilievo, disperdeva banalmente il suo tempo in attività senza valore. Il genitore, giustificando la scarsa applicazione allo studio serio del figlio, mi disse: “Professore, dobbiamo essere per forza tutti dottori, avvocati e ingegneri?”. 

Non riuscii a trattenermi per non rispondere alle sue rime, così replicai: “Ha ragione. Lasci che siano gli atri ad essere dottori, avvocati e ingegneri … consenta a suo figlio di essere un muratore, un magazziniere, un impiegato a otto ore di lavoro al giorno”.

Mi resi conto dopo di aver esagerato. Non ho nulla contro le modestie professioni, ma ho dovuto menzionarle per incidere sul pensiero di quel genitore. Ognuno nella vita se “sceglie” di essere quello che vuole … va bene! Vuol dire che sarà felice. Ma se invece, è costretto in un lavoro che non avrebbe voluto fare … ha scelto di auto-castigarsi.

Essere riconosciuti nel proprio valore umano è una gratificazione che non puoi ottenere senza l'aiuto della cultura. In assenza, certamente si può essere una brava e saggia persona, ma è inevitabile sentire una grande vuoto d'essere, "dentro" ... non esternabile. 

Studiare è essenziale per diversi motivi che contribuiscono alla crescita personale e sociale. Innanzitutto, fornisce agli individui le conoscenze e le competenze necessarie per avere successo in vari campi. L'istruzione promuove il pensiero critico, le capacità di problem-solving e la creatività, consentendo alle persone di affrontare sfide complesse nelle loro vite e carriere.

Inoltre, studiare aiuta nello sviluppo personale. Amplia le prospettive, migliora le capacità comunicative e promuove l'apprendimento permanente. Questa continua ricerca di conoscenza non solo arricchisce la vita, ma prepara anche gli individui ad adattarsi al mondo in continua evoluzione.

Infine, l'istruzione svolge un ruolo cruciale nel progresso sociale. Una popolazione informata è meglio attrezzata per prendere decisioni che avvantaggiano le comunità e guidano l'innovazione. Investendo nell'istruzione, le società possono affrontare problemi come povertà, disuguaglianza e sfide ambientali, aprendo la strada a un futuro più luminoso. In sintesi, studiare è fondamentale per il successo individuale, la crescita personale e il progresso della società nel suo complesso.

venerdì 1 novembre 2024

La potenza dell'intelligenza emotiva


 

L'intelligenza emotiva può davvero cambiare la vita. Non è solo un'abilità, è un modo di comprendere noi stessi e gli altri che può plasmare le relazioni, guidare le carriere e far emergere il meglio di noi. In sostanza, l'intelligenza emotiva riguarda l'osservazione, la comprensione e la gestione delle nostre emozioni e di quelle delle persone che ci circondano.

Questo percorso crea empatia, resilienza e connessione, tutti elementi essenziali nella nostra vita quotidiana.

In altre parole, si impara ad usare un grande e forte potere da esercitare su di sé e sugli altri.

Pensa a come piccoli malintesi possono trasformarsi in grandi problemi quando qualcuno si sente ignorato o non ascoltato. Immagina di essere in grado di vedere questi momenti in anticipo e di rispondere con gentilezza e attenzione.

Pensa a quella volta in cui hai ricevuto delle critiche, magari da un capo o da un familiare, quale è stata la tua reazione?

È naturale sentirsi sulla difensiva, ma con l'intelligenza emotiva puoi fermarti, pensare a ciò che è stato detto e rispondere con calma. Questo può trasformare una critica in un'opportunità per imparare.

Occorre praticare l'intelligenza emotiva ogni giorno e usarla non deve essere difficile. Inizia ascoltando davvero ciò che le persone dicono e presta attenzione alle loro emozioni. Alla fine di ogni giornata, prenditi qualche minuto per pensare a quei momenti difficili e riflettere su come hai reagito.

Hai risposto con empatia o hai giudicato troppo in fretta?

Queste piccole riflessioni possono aiutarti a crescere e rendere la tua vita serena.

In un mondo che spesso valorizza l'intelligenza e le competenze, l'intelligenza emotiva è una forza gentile che ci aiuta a creare connessioni genuine con gli altri.

Osservando le nostre emozioni e quelle degli altri, costruiamo relazioni forti e appaganti.

Tutto ciò che serve durante una conversazione è semplicemente ascoltare e rispondere con empatia. Vedrai che quei piccoli atteggiamenti suggeriti dall’intelligenza emotiva possono portare a grandi cambiamenti.

Ecco un esempio che illumina.

Madre Teresa di Calcutta stava aiutando una bambina malata a mangiare. Il cibo sparso un po’ ovunque sul viso attirava mosche e moscerini intorno a lei. La bimba non riusciva a deglutire normalmente per cui molto dell’imboccata cadeva tra il mento e la gola. Così, la suora, dopo ogni cucchiaiata di cibo ripuliva il riversato.

Un giornalista, che assisteva alla scena, disse: “Madre, io non sarei capace di fare ciò sta facendo lei per quella bambina.”

Senza una intelligenza emotiva che creasse l’empatia in quella scena, era impossibile per il giornalista comprendere lo stato d’animo della suora che portava avanti il suo compito con la gentilezza e l’amore per il prossimo. La suora guardò in viso il giornalista e senza nessun risentimento gli rispose:

“Ha ragione! Anch’io non sarei stata capace se fossi stato in lei.”   

 

giovedì 31 ottobre 2024

Mamma, sto arrivando


Mamma, mamma … sono io, la tua bambina.

Sto arrivando!

Sono felice di venir da te.

Beh, da dove vengo si sta bene, ma con te è entrare in un altro mondo!

Un meraviglioso mondo.

Lo so, ti sto dando noie con quel pancione … ti prometto che ti ricompenserò con mille bacetti. Non vedo l’ora di essere tra le tue braccia … e di far emozionare quel gigante di papà. 

Dimenticavo … avvisa il mio fratellino che urlerò se non mi starà vicino anche lui. Mi dovrà insegnare i giochetti che ha imparato. E poi anche i capricci… scusami mamma, noi bimbi amiamo molto i capricci … è il nostro modo di capire quanto bene ci vuoi. Non perché non ne siamo sicuri, ma verificarlo ci fa sentire importanti.
Ho visto che mi hai preparato tante belle cose … molte di colore rosa, esattamente lo stesso colore del luogo da dove vengo. Lì da te, significa che sarò una bimba e il rosa è il colore più vicino al cuore. Certo, anche il celeste del mio fratellino è bello, tanto bello come il colore del cielo.

Non preoccuparti se quando arrivo mi sentirai piangere … è soltanto una commedia inscenata per rubarti coccole e tantissimi sorrisi. Ricorda che mentre il tuo viso si affaccerà sul mio, mi appariranno luminose stelline che fuggiranno dai  tuoi occhi per illuminarmi di gioia.

E poi come sono contenta per tutto quel fiume d’ansia che sgorga dal cuore di papà. Mi fa ridere … perché tutti si accorgono di quell’apprensione … anche se lui fa finta di nulla. Gli voglio già tantissimo bene, perché è così tenero … è capace di inventarsi timori che non esistono.

Mi hanno detto che avrò un super-papà… tanto super da far invidia a Superman!

Infine, devo dirti che farò impazzire i nonni … con l’aiuto del fratellino, dovrò rompere la loro monotonia per far venir fuori tutto il loro amore. Hanno trattenuto per molto tempo la voglia di tornar piccoli per giocare con noi. 

I bimbi sanno tutto su come prenderli …sanno anche che da loro proviene ogni bene con cui tu e papà siete diventati grandi e meravigliosi miei genitori.

 

mercoledì 30 ottobre 2024

Studiare le emozioni


 

Sai cosa c'è di curioso nel proclamare l’impegno che si intende porre per conseguire un obiettivo? Esternare il proposito è di una facilità e leggerezza evidente, ma poi molto spesso non succede nulla. L’ardore evapora al sole delle prime difficoltà.

Siamo tutti sciocchi? Ovviamente no. I buoni propositi si basano sulle migliori intenzioni. Muoversi verso ciò che vogliamo per noi stessi e per gli altri con intenzione, ci mantiene fiduciosi e ottimisti e migliora le nostre relazioni. Molti dicono: "Posso farlo e lo farò". Ci impegniamo a cambiare le nostre cattive abitudini, ad apprendere una nuova abilità o a diventare una persona migliore e succede che a volte ci riusciamo pure.

La risposta da dare a questo tipo di comportamento sta nel diventare specialisti (esperti conoscitori) delle emozioni. Che significa? Le emozioni influenzano quasi tutto ciò che facciamo. E poiché sono importanti per tutto il nostro modo agire e per tutti coloro con cui interagiamo, è importante trattarle con cura, affrontarle come scienziati compassionevoli.

Occorre approcciarsi alle emozioni come chi vuole studiarle anziché giudicarle. In tal modo, indaghiamo su noi stessi; diventiamo ascoltatori attivi e ci concentriamo sui fatti e non su presunti preconcetti o false ideologie. L’approccio analitico consente di ascoltare bene e prestare molta attenzione alle parole e alle azioni degli altri. Inoltre, si è in grado di riflettere a lungo e intensamente anche sulle proprie emozioni, cercando sempre di comprendere meglio la propria vita emotiva. Si tenta e si valutano i diversi modi di gestire le proprie emozioni attraverso tentativi ed errori.

I giudici delle emozioni sono critici, reazionari e fanno rapide supposizioni. Non dedicano tempo a riflettere sulle proprie emozioni o su come le gestiscono. Sono anche più interessati a giudicare i sentimenti degli altri che a scoprire come si sentono. O, peggio, potrebbero dire loro come si sentono. Basano inoltre i loro giudizi su informazioni limitate.

Per esempio, quando qualcuno urla, calpesta o fa cadere qualcosa, potremmo supporre che sia arrabbiato perché questi sono "comportamenti arrabbiati". Quando qualcuno piange, supponiamo che sia triste. Ma in realtà non esiste un comportamento arrabbiato o triste. Lo stesso comportamento interpretato come rabbia o tristezza potrebbe essere un'espressione di passione per una causa, frustrazione per un obiettivo bloccato o delusione per aspettative non soddisfatte. Come scienziati delle emozioni, cerchiamo di conoscere la storia dietro il comportamento, per trovare l'emozione sottostante al comportamento. Siamo curiosi. Vogliamo davvero vedere e capire. E non è sempre facile.

Spesso "vediamo" le emozioni di qualcun altro come un riflesso delle nostre emozioni. Siamo influenzati dalle nostre esperienze emotive e dalle nostre storie personali e formuliamo giudizi basati su questi pregiudizi. Pensiamo: “Mi sono sentito arrabbiato quando mi è capitata quella stessa situazione, quindi anche quella persona deve sentirsi arrabbiata”

Essere uno studioso delle emozioni significa accrescere la consapevolezza della nostra soggettività e dei limiti delle nostre opinioni, così da poter vedere le emozioni degli altri in modo oggettivo.

La strategia migliore suggerisce che dovremmo cercare continuamente di migliorare, di fermarci a osservare, a fare domande, per comprendere veramente le nostre emozioni e quelle degli altri, senza emettere verdetti di valore e senza formarci opinioni sul fatto che i nostri sentimenti abbiano una giustificazione.

È incredibile quanto impariamo semplicemente ascoltando.

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