sabato 11 novembre 2023

Duello verbale

 

 
Vi è capitato di partecipare a un colloquio passivo?
Forse è una delle forme di colloqui più usuali.
Nel colloquio passivo si parla di se stessi continuamente.  L’unica variazione che si nota, sta nello scambio dei ruoli tra chi ascolta (in pausa meditativa) e chi parla (in sindrome di egocentrismo).
Lo scambio avviene spesso sfruttando le pause accidentali o le difficoltà espositive di chi detiene il testimone del colloquio. 
Spesso, lo scambio è difficoltoso. Ci sono dei momenti in cui il ruolo di “parlatore” è duplicato. 
Vince (continuando a parlare) chi riesce ad assumere un tono di voce più alto e deciso. Sono commoventi i momenti in cui la voce perdente continua nei suoi tentativi di imporsi.
Alla fine del colloquio i duellanti si allontanano chiedendosi: “Ma di che cosa abbiamo parlato?”.
È stata un’inutile perdita di tempo che ha lasciato come effetti positivi lo sfogo verbale e una decisa voglia di bere (specialmente in estate!).

Il colloquio dovrebbe essere un momento magico in cui due esperienze diverse s’incontrano e colgono l’opportunità di arricchirsi e deliziarsi della vita.
 
L’elettronica dà un meraviglioso esempio.
Due punti a potenziale diverso non vedono l’ora che un filo di rame possa unirli. Se dovesse succedere, si scatenerebbe una corsa di elettroni, forsennata.Tutti correrebbero verso i fratelli protoni, pronti a unirsi a loro per riversare e ricevere la quantità di carica di cui hanno fortemente bisogno. La loro corsa è tanto più forte, quanto più alta è la differenza di tensione che esiste tra di loro. 
È facile intuire che se uno dei due è una fonte inesauribile di energia, il traffico di elettroni continuerà in modo indefinito. Diciamo che tra i due punti c’è corrente continua!

Un colloquio interessante si sviluppa tra persone che possono dare qualcosa in termini d’idee, poiché entrambe si arricchiscono dell’esperienza dell’altro. Ognuno è capace di tirar fuori il meglio dell’altro. L’interesse e l’attenzione sono elementi sempre presenti nel colloquio. La fine del colloquio porta la consapevolezza di aver trascorso un “bel” tempo. I due si lasciano con una stima reciproca accresciuta.

La voglia di bere verrà per brindare alla bellezza della vita! 
 

venerdì 10 novembre 2023

Pensieri in movimento

 

 
Ci sono momenti in cui il chiasso della vita vegetativa di tutti giorni, si attenua. Scende un silenzio interiore che favorisce il pensare. In queste occasioni, la mente è difficile collocarla.
Appare incerta su cosa concentrarsi. Dopo un’instabilità che ha il sapore di un equilibrio d’animo smarrito, si posa su piccole immagini e abbozza pensieri.
Quei pensieri che, come cari amici, vogliono consolarti, quasi a darti qualcosa. Leggeri, inutili, a volte, pretendono solo di farti compagnia. Essi sono con noi, ma vengono da noi come se fossero estranei. Vogliono plagiarci perché sanno ciò che desideriamo e soprattutto, ciò che amiamo.
Questi amici sanno anche che abbiamo molti nemici.
Chi non ha preconcetti, manie o fissazioni?
La personalità umana è un mare di sentimenti arginati da pensieri più o meno profondi. Nei suoi alti fondali giacciono al buio, paure, sofferenze e qualche nave di speranza naufragata. I nostri meravigliosi pensieri si affastellano nella mente e creano il prototipo di ciò che vorremmo. Si assemblano in un numero vertiginoso, se il nostro desiderio e forte. 
Spesso inducono in nostalgia e richiamano quello spirito di rivalsa che ci sorprende in scatti improvvisi. In alcuni casi ci prospettano un’anteprima di ciò che potrebbero raccomandarci.
Le scene che costruiscono ci appaiono reali fino al punto che presumiamo di agire subito secondo una replica di quello che è stato pensato.
Purtroppo, la realtà si determina con altre componenti che tengono conto di svariati fattori, molti di questi, fuori dalla nostra portata.
Soltanto alla fine si capisce che la nostra vita va avanti per approssimazioni successive.
La razionalità rimane tale fino a quando non esce dalla nostra mente.
  

giovedì 9 novembre 2023

Confessioni postume di un lettore del libro "Cuore"

 

 
Aveva otto anni, ma non gli sembravano pochi. Probabilmente sembravano tantissimi quelli dei “grandi”. Per lui gli adulti erano così “grandi” che non potevano dir bugie o ancor peggio, essere cattivi.

Al compleanno dei diciotto, non sentiva di essere diventato “grande”. Probabilmente qualche bugia la diceva ancora o forse peccava di egoismo. Aveva pochi amici per provare le sue bugie, quindi supponeva di essere egoista.

Qualche anno prima, aveva letto il libro “Cuore” e ne era uscito sconvolto. Quella lettura costituì il punto focale di un cambiamento interiore. Assunse l'idea che la generosità e il rispetto dovevano essere le chiavi vincenti della sua vita.
 
La professoressa d’italiano delle medie gli aveva addirittura scritto una dedica a cui è rimasto sempre fedele: “Non fare agli altri quello che non vorresti che fosse fatto a te”.

Per un po’ rimase deluso. Non aveva compreso il senso profondo della frase. Si chiedeva: "perché mi ha scritto questo?" Cosa poteva aver indotto il suo amore per gli alunni a suggerire questo ammonimento? Non aveva mai pensato di comportarsi male con lei e tanto meno con chi conoscevo.

Proseguendo con gli studi, la sua vita si è srotolata. Molte idee ha cambiato, facendole scendere un po’ più giù dalle nuvole da dove erano nate.

Con i capelli imbiancati, capiì soltanto allora il senso di quell'antica solitudine; ha conosciuto l’amore, ma non quello letto nel libro “Cuore”; ha dovuto riconoscere che la cattiveria esiste veramente. 
 
La dedica della professoressa non si rivolgeva al lui ... doveva essere uno scudo donatogli per proteggersi dai mali del mondo.

Infine, si è convinto che non vale la pena rinascere se il mondo continua a essere quello che si è rivelato.
 

mercoledì 8 novembre 2023

Creatività

  

 

Se vogliamo essere creativi, dobbiamo abbandonare il terreno sicuro delle convenzioni e del pensar comune. La maggior libertà si paga con le ostilità dei conformisti.


L’inettitudine di coloro che consumano energie ad ostacolare la novità, si serve di merce di scarsissima qualità per giustificare l’incapacità e la rigidità di una mente chiusa.

La paura del nuovo espone il proprio essere a confronti e lo impegna in nuove battaglie solitarie. 
La stasi, l’amorfismo, l’ignoto, il vuoto di desideri, sono sinonimi di un’unica realtà: la morte del pensiero.

Nietzsche, nel suo estremo pessimismo, mostrava uno scoraggiamento di fondo, un senso di impotenza per ciò che sentiva appartenere all’essere umano ma che rimaneva chiuso nel buio di un’etica di comodo.
Egli era convito che la libertà più alta fosse quella discendente dal vincere i vincoli della morale.
Capite bene, che è difficile pensare ad una società senza prigione se ammettessimo l’esistenza del peccato come limitazione delle nostre prerogative.

La fuga nel futuro e il placebo della speranza, rappresentano lo stucco di facciata di un muro che per definizione separa, sostiene e protegge l'anima debole.
 

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