domenica 5 novembre 2023

Ozio mentale


Un giorno, un uomo, camminando per la strada, passò davanti ad un portico dove due amici discutevano tra loro, incuranti dei lamenti di un cane accucciato ai piedi di uno dei due.
Il cane, fermo nella sua posizione, continuava a guaire.
L'uomo, curioso di conoscere il motivo per cui il cane si lamentava e gemevatornò indietro e chiese al suo padrone spiegazioni.

"Perché il cane si lamenta e geme?" - disse -

Il ragazzo rispose: "Perché si posa su un chiodo."

"Beh, perché non si sposta?"

"Evidentemente non gli fa abbastanza male per vincere la pigrizia di alzarsi".

Questo è esattamente ciò che la maggior parte delle persone fanno. Trovano più conveniente lamentarsi anzichè agire e rimuovere la causa della sofferenza.
Alcune situazioni spiacevoli, anche perduranti, trovano spazio nella "comfort zone" dell'abitudine, per cui risolverle comporta un dolore maggiore di quello in sopportazione. 


venerdì 3 novembre 2023

Imparare continuamente

 

E’ facile abbandonarsi all’abitudine, far parte di un meccanismo che ci fa muovere senza pensare e che, giustificato da puerili motivazioni, fa prosperare l’ozio mentale e celebrare la vita vegetativa.
I ragazzi inconsapevolmente sentono questo pericolo e come tori infuriati, caricano dove vedono rosso. 
Lo sballo del sabato sera, la voglia di farlo “diverso” o comunque, la ricerca dell’eccentricità a tutti i costi, sono i sintomi di questa pulsazione che madre natura ha concesso loro a occhi chiusi.

Per non dubitare di esistere, non basta respirare e mangiare, serve pensare

Purtroppo, le prime due attività si compiono automaticamente e ci fanno arrivare ai cento anni, mentre la terza richiede sforzo, e per qualcuno dura pochi anni.
Pensare, non significa applicarsi intensamente nel lavoro o difendersi evitando rischi e soprusi, le quali sono attività assimilabili al respirare e mangiare, ma chiedere di più alla vita. 

Pensare è staccarsi dal corpo per “vedere” la propria mente dirigersi verso l’altro, creando e curando relazioni vere, sincere e profonde con i propri cari, amici, colleghi, conoscenti. 
Pensare deve essere come l’attività dell’esploratore, cercare il “nuovo” attraverso la ricerca del confine della tua anima con quella di chi, tutti giorni, ti presenta solo un viso da guardare.
Pensare in questo modo ha senso vivere, altrimenti ci si ritrova a far passare il tempo nutrendosi e attendendo quel momento in cui, consapevoli di un corpo che non funziona più, rimaniamo inchiodati su una sedia, inebetiti e, spesso, calpestati nella dignità umana.

Per dar spazio alla mente, è necessario esercitarla alla lettura ed essere vittime della voglia di sapere, del piacere di confrontarsi, della passione di mettersi sempre in gioco, tentando nuove soluzioni, aprendo strade diverse, considerando il punto dove giungiamo sempre transitorio, e infine, possedere certezze del momento e una mente aperta.
Se vi sorprendete a dire “non so che fare!”, preoccupatevene!
Se l’attesa e il rimandare, sono una pratica comune nella vostra vita, preoccupatevene!
Con i mezzi di comunicazione, le risorse a basso costo e la tecnologia a disposizione è un delitto non approfittarne.

Si dovrebbe essere studenti per sempre!

La maggioranza dei giovani darebbe una connotazione negativa alla mia precedente affermazione, e di questo l’istituzione scolastica ha una responsabilità. 
D'altronde, è veramente difficile conciliare l’irruenza giovanile con la metodicità, l’applicazione e la fatica di studiare.
Gli insegnanti hanno poche armi che devono sfruttare al massimo, per far leva sull’interesse e la passione, da usare in modo da incanalare l’energia viva e libera, tipica dell’età della formazione. 

L'eco dei ricordi

 

 
Rientro nei miei silenzi a cercar me stesso.

Sono lontano dal toccare.

Tento di vivere.

Mi rigiro il pensare,
 a scuotere nuove idee.

Trovo soltanto sogni.

Vedo i colori d’un tempo.
Riprovo l’ansia di quelle cieche promesse.
Assaporo la carezza della speranza.

D’un tratto l’anima si fa disegno e inizio a correre.

Or  sono lunghi sentieri verdi.
Or appaiono vecchi lastricati di vie antiche.

Il respiro è grave.
La gioventù è padrona.

Ogni barriera è nascosta da quella signora.

Porta con sé una grande borsa.

Al lento procedere,
attinge e sparge oblio ed illusione.

Sin che un dì, 
gli occhi vedono la grinza pelle sussultare 
alle stanche emozioni
di un cuore che non sa di essere solo. 
 

giovedì 2 novembre 2023

Un Calzolaio in Paradiso


 

Un modesto ciabattino volò in cielo. Il pover’uomo non aveva la cultura profonda con la quale poteva raffigurarsi il Paradiso, così, dall’alto della sua consueta umiltà si ritrovò insieme a moltissime anime in una specie di sala d’attesa. Si trovava in compagnia di illustri personaggi, tra cui, politici, dirigenti di grandi compagnie d’affari, ingegneri di ponti e strade, professori universitari e, addirittura, premi Nobel.
Giorgio, il ciabattino di uno sperduto paese dell’Italia meridionale, sedeva silenzioso in un angoletto della stanza. La timidezza caratteriale aumentava quella distanza reverenziale che lo separava dalle altre anime. Un’anima generosa, notando il suo isolamento, gli si avvicinò e iniziò a parlargli.
Perché sei così silenzioso? Non sei ansioso di entrare in Paradiso?

GIORGIO: Mi vergogno a dirtelo, ma sento molta timidezza per avvicinarmi a Voi.
                                                           
ANIMA: Che cosa ti intimidisce? Noi siamo morti come te?

GIORGIO: Sappi che io sono un umile ciabattino, ho riparato scarpe per tutta la vita, che interesse potrei suscitare?

ANIMA: Giorgio, tutti noi, qui in questa sala, siamo stati raccolti perché Dio crede che ci siamo distinti nel bene per quanto abbiamo fatto da vivi. Ognuno di noi è un maestro nella fede in cui ha operato.

GIORGIO: Temo che ci sia stato un equivoco! 
Tutto quello che ho fatto al meglio è stato nel riparare scarpe vecchie e consumate.

ANIMA: Non credo che Dio si possa sbagliare, se sei qui, significa che lo hai meritato.

GIORGIO: Bontà sua!

ANIMA: Caro Giorgio, affacciati alla finestra della tua vita e guarda che cosa ha pubblicato tua moglie dopo la tua morte.

Giorgio osserva con attenzione il manifesto funebre che pubblica la notizia della sua morte e legge ciò che è riportato sotto il suo nome:
E’ venuto a mancare ai suoi cari
GIORGIO ROSSI
Maestro calzolaio
GIORGIO: Quella mia moglie ha sempre esagerato nel volermi bene e dopo la mia morte mi ha voluto fare un grande regalo di stima e orgoglio.

ANIMA: Hai visto, Giorgio, sei anche tu, nel tuo genere, un maestro e meriti di stare tra i maestri della vita.
 
 

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