giovedì 14 settembre 2023

Freddo nel cuore

 

Due conoscenti incrociano il loro percorso, si guardano, si salutano e proseguono il loro cammino. 

Ricordano due freddi, inerti, meteoriti che percorrono spazi senza tempo dove solo un conteggio probabilistico riesce a farli incontrare.

Ognuno di noi è una girandola di colori, ma ciò che lascia intravedere solitamente è l’incolore. 

Solo quando i sentimenti vengono fatti risuonare, allora, come la coda del pavone, i colori si diffondono, prendono vivacità e si scatenano in mille tonalità.

L’anima entra in scena!

Camminare quasi curvi, con lo sguardo sulle scarpe e alzare educatamente la testa per salutare, sono atteggiamenti incolori. Camminare e andare oltre, facendo finta di non vedere chi ti passa accanto, è triste. Salutare con flebile voce o farlo frettolosamente, sono occasioni perdute per stare meglio e di godere di te stesso.

Due uccelli volano nel cielo e si divertono a sfiorarsi tra di loro.
Si dicono: 

- “Guarda come sono bravo, lo faccio per Te!”.

- “Sì, è vero! Sei bravo; proverò a farlo anch’io!”.

- “Voleremo insieme sulla testa di quella strana specie che si dice umana”.

- “Sì! Pensano di avere l’esclusiva della natura e perdono il loro tempo a litigare o a disconoscersi!”.

- “Purtroppo, Loro sono intelligenti e hanno bisogno di ragionare”.

- “Ora basta, continuiamo a volare altrimenti ci perdiamo la bellezza di questo fresco mattino di primavera”.

Mentre succedeva questo, due vecchi amici di infanzia, si incontrano per strada e dopo un abbraccio soffocante, non trovano altre parole per dire:

“Io sto Bene! Tu?”.

“Anch’io sto bene! Che piacere rivederti!”.

Il tumulto dei sentimenti ha creato l’effetto “collo di bottiglia”.

Le parole sono state poche, ma la gioia, la vitalità e il piacere di essersi incontrati, sono stati senza misure.

I due uccelli continuarono a volare e divertirsi per tutti i giorni della loro vita rubando in ogni attimo, il calore al sole, l’ebbrezza al vento, il piacere alla vita, l’amore al suo simile.

I due amici continuarono a incontrarsi. Prima si salutavano educatamente, poi cominciarono a essere più formali e infine, dimenticarono di salutarsi. 
 

mercoledì 13 settembre 2023

Disordine mentale

 

Quando coscientemente non riusciamo a risolvere un problema, scegliamo la strada più facile per non pensarci più; rimuoviamo il problema, cioè, lo spostiamo nella parte inconscia della nostra mente la quale provvede ad associare una soluzione automatica, quasi sempre stupida. 
 
(Questo spiega perché facciamo cose che a posteriori le giudichiamo insensate).

Inoltre, la costatazione conscia di una reazione inspiegabilmente stupida, favorisce l’insorgere di nuove emozioni negative, con le quali la nostra mente protesta per un servizio richiesto all’esterno e servito male.

Con il crescere degli automatismi sbagliati si determina il disordine mentale. 

Quindi, l’insieme delle azioni strane richiamate per risolvere problemi dimenticati nell’inconscio e in netta controindicazione con la realtà, danno il quadro della pazzia.

Si va, allora, dallo psicologo (o psichiatra, secondo la gravità) per mettere un po’ d’ordine nell’agenda operativa della mente. 

Si cerca, in questi casi, di capire la necessità (il vecchio problema) che ha determinato l’associazione sbagliata e riportare così nel dominio della mente conscia l’azione adatta e funzionale alla soluzione del problema rimosso.  

Freud ha inventato la psicanalisi, cioè la tecnica che permette un “play-back” della mente.

In questo modo, si riesce a scoprire il motivo dell’insorgere di quella necessità risolta in cattivo modo dall’automatismo sopravvenuto dopo la rimozione.

Spesso, la sola presa di coscienza risolve brillantemente il problema mentale poiché la razionalità recuperata offre la soluzione che allora era introvabile.

I casi più sfortunati comportano per il malcapitato l’assunzione di psicofarmaci che attenuano i sintomi, ma non li eliminano. 

Purtroppo, quando il disordine diventa notevole, la mente è incontrollabile poiché le emozioni la stravolgono e soltanto allora, gli psicofarmaci hanno senso.

Si droga la mente per non lasciarla libera o almeno allentata dalla stretta degli automatismi irrazionali. 
In tali condizioni lo psicologo ha qualche possibilità d’intervento. 
 

martedì 12 settembre 2023

Il tempo del libro nascosto

 

Era il tempo del libro nascosto.
Sì, allora leggere un libro creava problemi.
Papà non esisteva. Mamma era tutta presa per le faccende di casa.
I fratelli erano combattenti per le proprie libertà e completamente disinteressati ai problemi di ordine inferiore, quali erano i miei.
Trovare un figlio che oziava con il libro fra le mani, con l'intento di fare l'intellettuale, era un grave episodio di poco rispetto per la famiglia. Serviva lavorare e contribuire con il sudore al traino del carico giornaliero.
Per fortuna anche allora esisteva la scuola: un grande alibi per la clandestinità della lettura. Quando ero all'interno dell'edificio scolastico, mi sembrava di abitare un altro mondo.
La storia, la geografia, le scienze, rappresentavano orizzonti da favola.
Ricordo come mi dimenticavo, appeso alle belle parole della mia professoressa di Italiano. Come era buffo l'inglese! Divertentissima la matematica.
Peccato che tutto terminava con quella antipatica campanella.
 
Mi chiedevo perché allo squillo finale i miei compagni correvano felici a casa.
Ora so dare qualche risposta, ma mi si solleva tanta malinconia pensando a come è intesa oggi la scuola.
 

lunedì 11 settembre 2023

DECILOOK (unità di misura)


 

Mi presento come inventore del DECILOOK (DBL).


Non temete, l'oggetto da me inventato non è pericoloso e né il suo nome lo troverete nel vocabolario di inglese.

Si tratta di una particolare unità di misura.

La parola deriva dall’unione di DECIBEL e LOOK.

I fisici, matematici, elettronici sanno che cosa è il DECIBEL; per gli altri mi assumo la responsabilità di spiegarlo a parole tenere.

Qualunque segnale che diffondiamo, indipendentemente dal suo tipo (voce, azione, pensiero, ecc), è costretto ad essere interpretato del destinatario.

Chi riceve il segnale, per qualsiasi motivo, non è quasi mai nelle condizioni ideali per riceverlo correttamente.

Disturbi di vario genere intervengono per abbattere il tono e il significato.

Alcuni esempi di corruttori del messaggio sono: scarsa attenzione, rumori di fondo, preconcetti, diffidenza, precauzioni, condizionamenti vari.

Il DECIBEL, quindi, misura il rapporto tra il valore del segnale inteso dal trasmettitore e il valore del rumore che lo deprime. 

Ovviamente, più alto è il rumore maggiormente risulta trasfigurato il significato associato al messaggio. 

Se poi, la qualità del messaggio è già scadente nel momento della sua diffusione, figuriamoci che cosa potrebbe giungere ai destinatari.

Inoltre, la scarsa capacità dell’essere umano di mantenere la concentrazione nel momento dell’interpretazione del messaggio, impone una misura su scala logaritmica.

In parole semplici, la variazione dell’attenzione subisce variazioni a volte lentissime a volte brusche.

La seconda parte del mio termine coincide con il verbo “to LOOK at”, che significa “GUARDARE a”; intendendo con questo di riferirmi all’idea di dedicarsi con attenzione all’acquisizione del messaggio.  

Perché ho deciso di usare il verbo guardare?

Semplicemente perché io non riesco a concentrarmi se non guardo negli occhi chi vorrebbe comunicarmi qualcosa di importante.

In questa ottica, la mia unità di misura è fantastica perché mi permette continuamente di verificare quanto io sia utile e importante per chi mi ascolta.

Riportando il tutto su una scala da 1 a 10, nei rapporti giornalieri solitamente misuriamo 3/4 DBL con conoscenti, si arriva ai 4/5 con gli amici, mentre con le persone che vogliamo bene si arriva a 7/8.

Si sfiora il 9 per i casi speciali. 

Il 10 è riservato ai casi teorici.

Voi, che indice pensate di misurare?
 

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