La mia storia è fantastica, difficile
da accettare con la razionalità comune, ma estremamente bella da vivere e
condividere. Ho deciso di raccontarla perché altri possano intuire quanto di
più si può ricevere dalla vita e quanto diversa questa possa essere fuori dagli
schemi comuni.
Alla soglia dei miei cinquanta anni,
conducevo una vita normale. Nessun fatto straordinario, nessuna esagerazione.
Conducevo una vita semplice come quella di milioni abitudinari chiusi nel
guscio delle buone regole.
In una magnifica mattina di sole, ero solo
alla guida della mia macchina, una Dacia acquistata da poco. Come al solito, la
dolce musica romantica del grande Frank Sinatra, mi accompagnava lungo la
strada quasi deserta che mi portava ad Altamura, un piccolo grande centro
abitativo nel mezzo della Murgia pugliese.
Gli ampi spazi di terreno, disegnati come
toppe colorate sul manto collinare, formavano quell’immagine che alcuni grandi
pittori riescono a fissare sulla tela. L’orizzonte era un’onda irregolare che
circondava tutto il mio spazio visivo. Guidando,
immerso nelle note evocative del sentimento d’amore, non potevo non apprezzare
questa meraviglia della natura.
In questo contesto, mi accade qualcosa
di insolito che mi accingo a raccontare.
Vi è capitato di vivere scene in cui
pensavate di avere visto qualcuno e poi, come degli sciocchi, vi siete resi
conto che nulla era accaduto? In queste
occasioni si esita a chiedere conferma a chi vi sta vicino solo per non
apparire stralunati. Vi confesso che nel
mio caso succede abbastanza spesso!
Quando, ad esempio, per sfuggire alla
tortura di ascoltare qualcuno obbligatoriamente e per motivi di cortesia, sono
costretto a mostrare un interesse che mi sforzo di scovare, allora la mia mente
si stacca, lasciando gli occhi parcheggiati sul viso di chi parla come un
motore a folle, mi concedo il piacere inconfessabile di rimanere in me stesso
staccato dal mondo. A cadenza regolare, interrompo l’isolamento per
sincronizzarmi mediante il cenno del capo e dare l’impressione
all’interlocutore di essere seguito. Non c’è nessun rischio che egli possa
accorgersene poiché il suo soliloquio e dettato dalla foga con cui si vuole
liberare delle sue frustrazioni accumulate fino al momento dello sfogo.
In una occasione, dovetti assistere a
uno di questi soliloqui e per mia fortuna, non ero solo per cui mi fu facile dirottare
le attenzioni del mio interlocutore verso chi mi accompagnava.
Non vorrei apparire egoista, né
tantomeno un vanitoso intellettuale, ma vi chiedo comprensione per la fatica
che sopportavo nel dover sentire discorsi vuoti, inutili, fatti solo per
riempire il tempo.
Vi sarà capitato almeno una volta, di entrare
in ascensore con un inquilino del proprio condominio e dopo un insopportabile
silenzio, seguito al classico “Buongiorno!”, di non saper più come rispondere
alla fatidica frase fatta “Oggi è una bella giornata!”. Allora, con un mio
cenno di testa e una smorfia facciale confermo la ovvia supposizione, sperando
di aver completato educatamente i convenevoli di rito.
Intanto la corsa dell’ascensore sembra
infinita e lo spazio risicato interno, non da molta scelta nel individuare i
punti dove fermare gli occhi. Guardare sul viso è impensabile, se si vuole
salvaguardare la sua privacy. Si scartano posti che potrebbero far pensare a
una disamina dell’abbigliamento e cercando di non apparire scortesi, si finisce
di guardare il cielo o il pavimento dell’ascensore, aggiungendo magari frasi
stupide come: “Siamo nei limiti del peso massimo trasportabile
dell’ascensore!”.
Ritornando a ciò che accadde quel
giorno, sentivo che qualcosa di straordinario stava per accadere.
Avevo la reale sensazione che qualcuno
fosse entrato in macchina e che avesse occupato posto sul sedile posteriore. La
tortuosità della strada mi impediva di girarmi completamente per esaminare con
cura gli spazi interni dell’auto.
Dovetti attendere qualche minuto prima
di fermare l’auto in un piccolo viottolo adiacente alla strada principale. Con
il cuore in gola, uscii dall’auto e ispezionai la parte posteriore dell’auto,
compreso il portabagagli. Effettivamente non vedevo nulla, ma la sensazione che
ci fosse qualcuno era forte e inspiegabile. Ritornai a sedere al posto di guida
e per alcuni minuti cercai di razionalizzare l’accaduto. In quegli istanti,
come se stessi sognando, una voce si sintetizzava nel mio cervello.
Non so come descrivervi questa
situazione, ma avevo la certezza che qualcuno fosse lì presente e che intendeva
parlarmi, pur non vedendo nessuno nel raggio della mia vista. Nel frattempo,
avevo spento l’autoradio per cui ero solo, in silenzio, in attesa di ascoltare
la voce.
“Luigi, non temere.” esordì quella
voce misteriosa.
Stranamente, la paura iniziale era
completamente svanita, sostituita da una ingiustificata aspettativa. Non tentai
nemmeno di rispondere, tanto ero preso dallo stupore di quello che mi stava
succedendo.
“Ti sarà difficile giustificare questo
colloquio e probabilmente, ancora più difficile raccontarlo.” la voce continuò
a parlare, usando un tono conciliatorio simile a quello usato dai raccontatori
di favole.
“Se vuoi, puoi considerarmi come una
voce proveniente dallo spazio. Non hai bisogno di parlare perché sono in grado
di intercettare le tue idee.”
Mentre questa comunicazione procedeva,
intuivo come fosse facile dialogare. Non avevo bisogno di cercare parole per
formare il pensiero. I messaggi si formavano spontaneamente, come se fossero
prodotti da una terza intelligenza.
Mi allineai in questo modo di
percepire e facendomi coraggio iniziai a comunicare.
“Sono confuso. Vorrei capire che mi
succede. Tu chi sei?”
“Il meccanismo che mi permettere di
dialogare con te, illudendoti di avermi accanto, è complesso. Riportalo alla tua logica è un compito arduo.
Comunque, proverò di forniti un quadro orientativo del nostro mondo nella forma
più vicina al tuo intelletto.”
La voce mi sembrava tranquilla e
accomodante. Nonostante la situazione in cui mi trovavo fosse assurda, la mia
sensazione era di totale fiducia nell’entità che mi parlava.
“Come posso riferirmi a te? Hai un
nome?” cercai subito di scoprire chi fosse l’entità; da che cosa o da chi
provenisse quella rassicurante e misteriosa voce.
“Qualunque nome che tu possa scegliere
è quello giusto! Nel mio mondo non si fanno distinzioni tra l’unità e il tutto”
fu subito chiarito.
“Ti chiamerò ETT, l’extraterrestre!
Alcuni umani credono all’esistenza di possibili intelligenze avanzate
provenienti da lontani parti dell’universo e forse tu sei una conferma.
Raccontami qualcosa di te e del tuo mondo.”
“Tu ed io siamo due forme diverse di esistenza
e ci manifestiamo sottoforme energetiche legate ai mondi a cui apparteniamo. La
nostra base comune risiede nell’energia universale, poiché nel contenitore di
questo tipo di energia sono presenti componenti che a voi umani sono tuttora
sconosciuti. Ciò costituisce il limite o la barriera per la quale io sono invisibile
ai tuoi occhi e impossibile alla tua razionalità. Occasionalmente, molti di noi,
<extraterrestri> come usate nominarci, ci limitiamo ad apparire alle
vostre coscienze attraverso la sensibilità di alcuni di voi. Utilizziamo
particolari canali sensoriali che vi inibiscono l’uso della ragione, per cui
non abbiamo il bisogno di giustificarci, né temiamo per la vostra incolumità
psicologica.“
“Si potrebbe affermare che, in certo senso,
apparite come fantasmi giocando con i nostri sensi. In questo modo, noi non
rischiamo di impazzire e stendiamo un velo di fantasia sulle motivazioni
logiche che non riusciamo a sostenere.”
precisai.
“Questa tua descrizione potrebbe anche
essere accettata, chiarendo che il nostro atteggiamento nei vostri confronti è
di alto rispetto. La nostra storia ha un caposaldo teoretico che è assimilato
come struttura interiore nel nostro pensare e consiste nel rispetto assoluto di
qualsiasi forma di esistenza nell’universo. Senza di questa premessa, io non
potrei essere qui a dialogare con te.”
“Ciò che dici, risuona in me come
musica d’incanto. Se il futuro della terra è quello che intravedo dalle tue
parole non posso che rallegrarmene. La mia fremente curiosità mi spinge a
frugare tra i tuoi segreti incoraggiandoti ad approfondire l’argomento. Quali
ingredienti mancano nella nostra concezione per cui avremmo bisogno di tempo
per considerarli?
“Ti propongo un banale esempio
mediante il quale potresti, almeno vagamente, figurare il mio pensiero.”
l’eccitazione del mio animo era in forte salita.
“Sono tutto intento ad ascoltarti.”
Aggiunsi, facendo trapelare tutto l’entusiasmo per questo colloquio.
“Voi umani utilizzare gli occhi come
strumenti per cogliere la realtà esterna, analizzarla con la ragione e reagire
di conseguenza, vero?”
“Certamente, e non dico altro per non
interromperti!”
“Nel momento in cui guardi un oggetto,
riesci immediatamente a identificarlo?”
“Penso di sì!” risposi con il sospetto
che qualche trucco si celasse dietro quella ovvia domanda.
“Per essere rigorosi, dovremmo
ammettere un piccolissimo ritardo nel riconoscere l’oggetto. L’intervallo di
tempo che trascorre dal momento della formazione dell’immagine sulla retina
fino a quello in cui le è associato un significato dal meccanismo cerebrale,
avrà un valore piccolo ma comunque determinato.
È così?” era evidente che sentiva tutto
il mio interesse per quell’appunto.
“Sì, è proprio come tu dici! Avrò
bisogno di qualche frazione di secondo per rendermi conto dell’oggetto.”
“In questo intervallo di tempo la tua
coscienza non entra nel merito. Non sei consapevole di ciò potrebbe succedere.
L’assenza della consapevolezza elimina il tempo e perde di significato il
concetto di velocità con tutti i suoi annessi e connessi. In altre parole, non
ha senso l’eternità, lo spostamento, il conteggio e in generale la successione.
Senza la consapevolezza, Il prima e il dopo sono concetti astratti o come dite
voi, irrazionali. Di conseguenza, ciò che è irrazionale, voi umani lo giudicate
impossibile, esattamente come la presenza di noi alieni.”
“Forse comincio a intuire il punto
d’arrivo.” annuii, dando l’impressione di seguire perfettamente il suo
ragionamento.
“Sii paziente ancora per qualche altro
attimo.” Subito, mi frenò.
“Noi alieni, almeno in questa fase
della vostra storia, sfruttiamo la vacanza del senno umano per manifestarci e
tentare un ricongiungimento a un qualcosa che voi intendete come passato ma che
per noi è la girandola dell’universo in espansione.”
“Ora, non riesco a seguirti.”
“Tenendo conto di quanto detto prima,
circa il modo con cui è acquisita l’immagine e dell’attesa imposta dal
meccanismo di decodifica del vostro cervello prima della sua completa definizione
in termini di significato, ti invito a seguirmi in questo semplice esperimento.
“Sono pronto a tutto.” ribadii, ansioso
di continuare il discorso.
“Scegli due oggetti posti a una
distanza tra loro tale da poterli osservare senza dover muovere la testa. Per
entrambi gli oggetti, la luce giungerà ai tuoi occhi pressoché nello stesso
tempo, per cui il tempo di formazione dell’immagine sulla retina coinciderà. I
due oggetti, poiché diversi, subiranno da parte del meccanismo cerebrale un
processo di decodifica simile nel funzionamento ma differente per il
significato associato. Questa differenziazione creerà un buco di coscienza per
il quale si manifesterà un senso di insofferenza nel muovere gli occhi mentre si
sposta alternativamente lo sguardo sui due oggetti. Il tentativo di riconoscere
l’oggetto ogni volta che si posa lo sguardo, provoca anche un’instabilità
dell’immagine sulla retina a causa dei tempi di reazione degli organi
recettori. I due oggetti danno l’impressione di vibrare sul punto dove
dovrebbero sembrare immobili. Se ci fossero problemi connessi con il non
perfetto funzionamento del cervello, potremmo vedere i due oggetti muoversi o
figurare presenze di altri oggetti nel tragitto di spostamento dello sguardo.
Il livello di sensibilità degli organi percettori darà una misura più o meno
enfatizzata del fenomeno appena descritto.”
“In questa situazione, io potrei
vedere te, alieno?” tentai una forzata deduzione.
“Non proprio così, però questo è
l’esempio che mette in evidenza la responsabilità dei vostri organi sensoriali a
riguardo del modo di fornire materiale alla mente razionale. Il meccanismo di
decodifica (traduzione dei significati) cerebrale è fatto di catene di neuroni
attraverso le quali il segnale da decodificare giunge nelle zone di memoria
dove risiedono i concetti utili per le associazioni. Durante tale percorso il
segnale non dovrebbe perdersi, né subire alterazioni, per non comunicare
informazioni errate al sistema di decodifica. Purtroppo per voi, lo stato di
questi binari dell’interpretazione è minacciato da numerosissimi pericoli,
iniziando dall’alimentazione, proseguendo con la patologia e finendo con
l’invecchiamento.”
“Siamo proprio messi male, vero?”
ammisi.
“No, Luigi, tutto questo è semplicemente
il meccanismo umano; è il vostro sistema di funzionare nell’ambito di uno dei
livelli della gerarchia universale dove vi collocate.” con calma, ETT continuò
a spiegare.
“Il significato dell’elemento tempo
non è quello che voi credete. Nel momento in cui tu non guardi un oggetto,
questo non esiste o perlomeno, è inesistente alla tua coscienza. In altri
termini, nello sperimentare la realtà, voi non tenete conto della
consapevolezza, la considerate come un parametro estraneo alla scienza. Riferendomi
ancora il nostro esempio, i due oggetti illuminati, in assenza della
consapevolezza, non avrebbero posizione. Lo spostamento repentino dello sguardo
costringe il sistema di decodifica ad attribuire un posto fisico coincidente
con la traiettoria del tuo sguardo. L’instabilità dello sguardo corrisponde
all’instabilità della posizione dell’oggetto. Qualunque elemento disturbatore
di questo processo potrebbe portare alla coscienza elementi contraddittori
rispetto alla logica precostituita. In questi casi, si presume di vedere
oggetti inesistenti o figure semoventi.
“I fantasmi o i miraggi?” domandai,
pretendendo una risposta immediata.
“E’ prematuro risponderti subito! Il tuo
pensiero è il frutto del sistema di traduzione di informazioni che usa segnali
generati da organi interni al vostro cervello. Saprai che un segnale per essere
tale deve poter variare e che le sue permutazioni convogliano informazioni.”
“Certamente! Un segnale piatto non
porterebbe nessuna informazione!” confermai.
“Ammettendo la necessità delle
variazioni, è ora importante capire in che modo queste si susseguono e se la
velocità dei cambiamenti non ci condurrebbe agli stessi problemi menzionati in
precedenza.”
“Suppongo di sì!” cercai di anticipare
il suo pensiero.
“Noi alieni, abbiamo imparato a usare
i meccanismi frequenziali e riusciamo a comunicare senza la necessità della
biologia. Esistiamo senza la necessità di un corpo fisico. Ognuno di noi è una
presenza di consapevolezza unica, ben definita, complementare e non separata
dalla totalità. Non essendoci la divisione non abbiamo bisogno di comunicare,
né di spostarci, né di contendere. Viviamo in un mondo integrato in cui il
tempo, il dolore e ogni altra forma di insostenibilità dell’essere umano non
hanno significato.”
Sorpreso da quanto capivo, non potetti
esimermi nell’immaginarmi alieno.
“Mi piacerebbe sperimentare la mia
esistenza senza la necessità del corpo! Probabilmente rinuncerei al sapore di
un bel gelato o al pulsare di un cuore emozionato in contropartita a una vita
senza le sue limitazioni. L’arroganza di un corpo che invecchia, disorienta la
mente e vanifica la bontà di un’anima costretta a eclissarsi.”
“Senza del tuo corpo non saresti più
un terrestre!” puntualizzò, Ett.
“Per questo me ne dolgo. Noi terrestri
paghiamo a caro prezzo ciò che sarebbe dovuta essere una condizione normale
all’espressione della vita. Purtroppo, io sono convinto che senza la sofferenza
tutta la rappresentazione umana non avrebbe avuto senso. Evitare il dolore
sembra essere il motivo dominante sulla scena dell’umanità che lotta per
sopravvivere.” feci mestamente notare.
“Osservandovi dall’esterno, posso
anche giudicare buffe le vostre apprensioni. Tenendo conto che nel caso
migliore la vostra esistenza nel corpo dura poco più di cento anni, per voi sopravvivere
significa occupare tutto questo insignificante intervallo definito come vita.
Per dirla con una metafora, angustiarsi o imprecare contro la vostra stessa
natura, significa preoccuparsi continuamente di cadere mentre si vorrebbe
godere al massimo il dondolio dell’altalena. Bisognerebbe che voi umani abbiate
sempre la consapevolezza di consumare un tempo vita molto piccolo e ogni attimo
speso in preoccupazioni o rivendicazioni, sono rinunce certe e opportunità
mancate per sentire intensamente il vostro essere.”
“Troppo vero è ciò che tu dici, ma la
nostra condizione, se per te è buffa, per noi è quantomeno strana e
inspiegabile. Abbiamo inventato di tutto per cercare un valore al nostro
esistere e spesso, affoghiamo la nostra inquietudine occupando la mente in
attività puramente vegetali. Ci svegliamo dal sonno analgesico soltanto con la
vecchiaia, con la presa di coscienza delle conseguenti mortificazioni procurate
da un corpo debilitato.”
Continuando a discutere sul rapporto tra
corpo e anima, Ett aggiunse.
“Permettimi, Luigi, una piccola
divagazione sulla natura del corpo umano. In seguito a osservazioni da noi
effettuate su innumerevoli campioni, abbiamo osservato che il vostro corpo è una
parte del vostro essere che dialoga continuamente con quella spirituale. Esso assume
un atteggiamento che voi definite “stupido” ed è molto incline a ricordare le
banalità e a parlare ermeticamente. Utilizza strumenti molto rozzi e
occasionali. Non ha capacità di discrezione ma in compenso è molto ottimista, è
conformista e abitudinario. A volte appare ingenuo e non reagisce
immediatamente. Si comporta con la vostra anima come un grande credulone ed è
schiavo incondizionato del pensiero al quale si adegua senza nessuna
resistenza. Esso è capace di autodistruggersi per solidarizzare con la convinzione.
Usa la malattia per scatenare guerre contro l’inconscio; i sintomi sono le sue avvisaglie
o le minacce pendenti.
Giocando con le metafore, si potrebbe
affermare che quando il corpo piange, esso dimostra il suo stato con il
raffreddore; quando è triste mostra torpore. Il dolore di gola chiude la bocca
perché gli è impossibile comunicare le sue afflizioni in quando è convinto di
non essere considerato. La sua rabbia la mostra con i bruciori di stomaco.
Litiga con gli anti-infiammatori e gli analgesici perché gli impediscono di
esprimersi. Costretto alla resa, ricorre ad altre strategie per rinverdire la
sua protesta. L’abbandono lo vive con l’afflizione e chiede aiuto al diabete. L’insoddisfazione
la consuma ingrassandosi. L’assillo dei dubbi e l’incertezza nell’operare, sono
segnali inviati con i continui mal di testa. Il cuore rallenta quando la voglia
di vivere svanisce. Il collasso è la rottura per tensioni rimaste da troppo
tempo inespresse. La figura si fa curva quando l’orgoglio schiavizza. La
pressione sale quando la paura imprigiona. Le nevrosi paralizza quando il
bambino interno fa capricci. La febbre scalda quando le frontiere dell’immunità
sono minacciate. Le ginocchia dolgono, quando l’orgoglio non si piega. Il
cancro uccide quando si è stanchi di vivere e nessuna prospettiva stimola. Imparate
a Interrogare il vostro corpo, ascoltatelo! Riceverete informazioni utilissime
per risolvere tantissimi vostri problemi. La malattia o l'indisposizione è un
tentativo che il corpo fa per parlare con voi. L’irriducibile eterno bambino vi
vorrebbe avvisare che state percorrendo la strada sbagliata.”
“Le tue parole mi sono di grande
conforto e mi rendono felice all’idea per la quale noi umani siamo oggetti
della vostra attenzione e grande premura.”
“Noi alieni facciamo parte dell’onda
gigantesca dell’Amore universale che è il vostro passato e futuro. Il presente
è una sottilissima e virtuale linea di separazione, necessaria alla vostra
mente per fissare ciò che voi chiamate pensiero. Un mio suggerimento, su tale
questione, mi spinge a ricordarvi che la ricerca della verità non dovrebbe
essere un'attività complementare nella vostra vita, ma l'idea fissa, la luce
sempre accesa tra ciò che considerate miserie umane. Considerate possibili
storture che chiamate equivoci, percorrete le corsie privilegiate
dell’amicizia, usate le luci fendinebbia dei valori della famiglia. Qualsiasi
sogno rinchiuso nei vostri cassetti può essere realtà se usate il potere della
decisione, il motore dell’amore, la riserva della fede, l'inesauribilità della
pazienza e la caparbietà dell’insistenza.”
A questa esortazione, aggiunsi.
“Amico mio, devo confessarti un
problema dell’umanità. La nostra sete di sapere, la voglia di correre col
pensiero e di percorrere strade inusuali, ci rende simile ad una spugna,
contentissima di bagnarsi nell’acqua ma consapevole di non poterne trattenere
più del suo stesso volume. Tale triste constatazione padroneggia lo spirito e,
come la spugna, la ragione dispera, vedendo cadere acqua a grandi gocce e
rimanere impotente nel opporsi alla fuga, essendo ben consapevoli che è
impossibile contenere il mare. I tuoi consigli discendono dall’osservazione del
nostro corpo, per quali riconosciamo chiaramente la loro importanza ma che
invece, nel corso della pratica svalutiamo, perseverando con vecchie abitudini,
ignorando il prezioso sapere. Certamente, il nostro modo di fare non sempre
corrisponde a quanto razionalmente ammettiamo. La nostra letteratura è piena di
aforismi, proverbi, perle di verità, guide spirituali e nonostante questo,
molti di noi umani si comportano come miserabili e autolesionisti. Per noi
umani, conoscere una verità non comporta la sua automatica applicazione. Siamo
come pecore che pascolano lungo il letto di un fiume, sempre pronte ad
abbeverarsi ma con la continua voglia di brulicare tra l’erbetta fresca.”
Ett continuò.
“Credo che dobbiate tenere conto di
una verità incontestabile e della quale rispondo anch’io in qualità di
extraterrestre. L’universo, aldilà del bene e del male, oltre le cause o le motivazioni,
esiste. Esistendo per sé o in sé, in qualunque dimensione, non può annichilirsi
in un nulla, quale contraddizione di se stesso. Per tale premessa, esso non può
che mostrarsi a indistinguibili presenze come voi umani, in altra forma o
sostanza che non sia traducibile nel senso del Bene. Pertanto, l’uomo come
prodotto infinitesimale di tale sistema non può essere cattivo. La cattiveria è
una vostra invenzione e in particolare di quella categoria di uomini pigri.
L’amore, focolare del bene, costa fatica all’uomo che trova più comodo essere
amato anziché amare. Riconosco che per voi, è più facile puntare il dito verso
il cattivo per distrarsi dal considerare che ognuno potrebbe esserlo se fosse
abbandonato dai suoi stessi simili.”
Dopo questa considerazione sul senso
generale dell’universo sulle leggi generali che lo muovono, orientai il mio
colloquio su un altro tema assai caro alla specie umana: il futuro.
“Secondo alcuni studiosi, la razza
umana è il risultato di una vostra intercessione con il nostro mondo.
Imprecisate forme di intelligenze (aliene) hanno creato l'uomo. Una disamina
che parla di cellule staminali e clonazione che ha fatto sì che uomini-scimmia
iniziassero a capire ordini e linguaggi trasformandoli in una sorta di operai
massa. Solo in questo modo si spiegherebbe l'incredibile salto di conoscenza
che portò in breve tempo alla costruzione di monumenti come le piramidi,
ritenute dei catalizzatori di energia. Questa ipotesi potrebbe essere presa in
seria considerazione?” cercai di provocare il mio interlocutore.
“Direi che a volte voi siete
utilitaristici. Quando non riuscite a spiegarvi qualcosa o quando volete far
scalpore, solo allora ci tirate in ballo! Per altre questioni, voi siete una
specie unica e senza confronti nell’universo.”
“Questa tua reazione ti fa sembrare
meno extraterrestre!” usare un po’ di umorismo mi sembrò una buona idea. Però,
decisi di mantenere il tono serio e continuai sostenere il discorso.
“L’ipotesi tentata non mi appare così
balzana. Voi, in qualità di intelligenze speciali, dovreste avere livelli di conoscenze
tali che potreste influenzare il nostro ecosistema, perfino a nostra insaputa.”
Così mi giustificai.
“Fino a quando il vostro sapere sarà
frutto delle analisi condotte con i mezzi interni al vostro sistema, qualunque ipotesi
è ammissibile. Soltanto quando giungerà una scoperta tale da provocare un
cambio di equilibrio all’interno delle leggi conosciute, solo allora avreste un
nuovo sapere che, alla fine, si stabilizzerà in un nuovo quadro psicologico o
in un nuovo paradigma di pensiero congruente con la vita terrestre. In
l’analogia alla logica dei terremoti, ogni volta che la terra trema un nuovo
assestamento del globo terrestre è in atto. Se, invece, fosse una causa esterna
a modificare direttamente l’assetto della terra (considerato come un sistema
chiuso), si rischierebbe la perdita dell’equilibrio globale, trasformando così
il vecchio sistema in uno completamente diverso. In questo passaggio, il
sistema d’origine sarebbe da considerare morto.”
“Quindi, nell’attesa di tali eventi
straordinari che ci permetteranno un radicale cambio di mentalità, voi
extraterrestri preferite rimanere nella fantasia degli umani e lasciare che si giochi
con la caccia all’UFO?” chiesi con una punta di ironia.
“Vi lasciamo liberi di fantasticare e di
cullarvi nella vostra auto-magnificenza.”
“Ammetti che abbiamo fatto molta
strada fin dalla nostra apparizione su questa terra?” incalzai.
“La relatività non vi ha insegnato
nulla? Quello che per voi è tanto, in un'altra ottica potrebbe essere
insignificante.” Ett puntualizzò.
“Non aggiungo altro! Il confronto con
te è impari.” Replicai con malcelata modestia.
“Per certi versi potrei affermare il
contrario!”
“Per esempio?” domandai incuriosito.
“Quando intercetto le vostre emozioni
resto perplesso perché osservo reazioni particolarissime, in netto contrasto
con il modo d’agire di qualche attimo prima.”
“Descrivere le emozioni è come
spiegare i colori ad un cieco dalla nascita. Queste le viviamo utilizzando
appieno le qualità dell’essere umano.” lasciai trapelare un pizzico di orgoglio.
“Prova a descrivere le qualità a cui
alludi” chiese, Ett, facendomi sentire come una cavia tra le mani di uno
scienziato.
“Questo argomentare può apparire buffo,
avendo un extraterrestre come interlocutore.”
“Non ti preoccupare, vai avanti.”
Sentenziò, cercando di incoraggiarmi a parlare.
“Noi umani mostriamo nei rapporti
reciproci una propensione che ci permette di cogliere aspetti del nostro essere
molto intimi e che producono vibrazioni riconducibili al nostro cuore; le
chiamiamo emozioni. Si tratta di una capacità nel capirsi in modo intimo che
prescinde dalle parole e che coinvolge tutto il corpo attraverso i cinque
sensi. Usiamo caratteristiche prettamente umane attraverso parole come <sensibilità>,
<sensitività>, <emotività>”.
“La difficoltà di descrivere queste
qualità lascia intendere il grado di approssimazione del vostro essere!”
affermò ETT, inibendo il velo poetico che cercavo di stendere sulle mie parole.
“Una apparente contraddizione che esalta
maggiormente la qualità umana!” precisai, con l’intento di parteggiare per il
genere umano. Sentivo di aggiungere alla mia spiegazione qualcosa di più forte.
“Non ti saprei spiegare che cosa mi
succede quando guardo negli occhi la donna che amo. Non saprei dirti che cosa
mi spinge ad abbracciare un bambino che con gli occhi teneri attende una mia
risposta. Quasi impossibile motivarti perché piango nelle dichiarazioni d’amore
o perché sono felice ai successi del bene sul male. Inspiegabile è il motivo
per cui sento dolcezza nelle poesie o perché dopo un sorriso darei più di
quanto mi si chiede. La sensibilità è una cassa di risonanza delle emozioni, è
sorgente di empatia che porta inevitabilmente a condividere sia il dolore sia
la gioia. La sensibilità è la forza duale della razionalità; entrambe si
rispettano ma non si adeguano.” dissi, con tutta la passione che potevo
trasmettere.
“Conciliare idee contrarie è
un’attività a cui voi umani ricorrete spesso!” replicò, Ett, mantenendosi
staccato dal sentimento che stavo enfatizzando. Forse per questo motivo
continuai ad argomentare sulle emozioni.
“Spesso mi convinco che siamo perfetti
nel gestire le nostre limitazioni. La paura, per esempio, è uno degli stati
d’animo che gli umani non riescono a gestire come vorrebbero e allora inventano
stratagemmi che hanno come unico scopo quello di addormentare la
consapevolezza. La paura è uno stato d'animo costituito da inquietudine e grave
turbamento che si prova al pensiero o alla presenza di un pericolo. Essa è una
condizione dell’essere umano che teme per la propria sopravvivenza e si
manifesta con una rottura dell’equilibrio psicologico e fisico, allertando
così, corpo e anima per la difesa comune contro la minaccia.”
Ett non disse più nulla e anch’io
restai in silenzio. Però, non so dirvi per quanto tempo. Non avevo nessuna idea
che questa mia esperienza fosse in corso. Ero immerso in un mondo dove non trovavo
senso al mio posto. Potevo pensare di essere in più posti contemporaneamente
senza muovermi. Non posso dire se sentivo o vedevo. Tutto intorno a me era
armonia e piacere per essere lì. Poteva essere il nostro paradiso o l’aldilà.
Certamente era un luogo affascinante, fuori da ogni schema immaginabile. La
voglia di comunicare ere inarrestabile, così ripresi.
“Caro essere, sapendo di rivolgermi ad
un extraterrestre, non ho nessun timore nel formularti domande che in altri
casi sarebbero insensate o ridicole. Vorrei un tuo parere su questioni che per
gli umani sono fuori portata ma che per te potrebbe essere una buona occasione
per rivelarti più compiutamente.
“Ti ascolto, continua!” fu immediato
l’incoraggiamento a proseguire.
“L’ambizione degli umani, sempre più
assillante, si ritrova nella frenesia di spiare nel futuro. Credi che un giorno
potremmo arrivarci? La nostra tecnologia
riuscirà a fornirci i mezzi idonei?” chiesi con evidente interesse.
“La questione che sollevi non è da
poco! La grande aspettativa che la tua domanda ha sollevato in te mi consentirà
di superare tutte le mie perplessità circa le possibilità che avresti di
intendere il significato delle mie parole.”
“Qualsiasi idea che io potrei
trasferire deve, purtroppo, passare attraverso le parole e queste, per me, sono
bicchieri di limitatissima capacità con i quali travasare un oceano di
informazioni completamente sconosciute ai piccoli, risibili, ingenui,
grossolani terrestri.”
“Sei in vena di complimenti, a quanto
vedo!” risposi ironicamente.
“Dovrei risponderti dicendoti che non
sto scherzando, ma temo che offenderei seriamente il genere umano. Invece, tu
ben sai che noi siamo privi di emozioni e guidati dalla verità per cui dovendo
formulare una risposta al tuo quesito, devo ricordarti che voi umani siete
entro un livello di consapevolezza ancora molto basso per guardare nel futuro. Comunque,
per quello che sarà possibile discutere e capire, farò in modo di giungere alla
tua intelligenza senza tanti strappi alla razionalità a cui sei abituato.
“La tua comprensione mi è preziosa.”
Commentai, con la speranza di averlo convinto a sviluppare il tema del futuro.
“Prima di entrare nel merito, ti
ricordo che il tuo presente si concretizza nello stato in cui ti trovi, grazie
ad una serie di scelte che hai effettuato nel passato e di conseguenza, alle
azioni che hai compiuto. Il futuro, quindi, si formerà per le scelte che puoi
fare ora e per tutte le attività che inizierai a sviluppare da questo momento
in poi. Se vuoi conoscere il tuo futuro, devi semplicemente decidere che cosa
fare ora per ottenere ciò che vuoi. In questo modo, sforzando un po’ la tua
immaginazione potresti vederti nel futuro con i risultati ottenuti. Il tuo
futuro è una estrapolazione del tuo agire nel presente.”
“Ti ringrazio di questa tua premessa,
ma la mia questione va oltre l’aspetto pedagogico della questione. Ti chiedo se
sarà mai possibile prevedere il futuro come se stessimo guardando un film
registrato di una vita trascorsa o di un periodo storico completato.” precisai.
“La tua domanda mi era già chiara fin
dall’inizio. La premessa mi serve per costruirti una risposta che possa
superare l’ostacolo della tua razionalità. Ascolta attentamente e rifletti su quanto ti
sto presentando.” asserì con tono serio.
“Gli umani si raffigurano il tempo
come una sorta di filo che si srotola in uno spazio ideale e ogni evento prende
posto su questa catena fantastica. L’implicazione che si coglie subito riguarda
il concetto di sequenzialità e l’ammissione implicita che per due eventi posti
su punti diversi di questo filo immaginario non possono presentarsi
contemporaneamente. Tutto questo offre al vostro intelletto la consapevolezza e
la misura del passato, del presente e del futuro. Il tempo così congeniato
assume l’idea di uno spazio ideale in cui si suppongono allineati tutti gli
eventi trascorsi, presenti e futuri e ai quali si impedisce di apparire in una
sola immagine. La perdita della contemporaneità si allinea al concetto di
separazione, così caro alla vostra umanità.
I vostri aggettivi, mio, tuo, suo,
loro, eccetera o i nomi e i pronomi, sono tutti artifizi mentali che decretano
nella vostra mente il <distacco>, la <separazione>. Tutto lo
scibile umano è sempre inquadrato a settori, a discipline, a gradi, a livelli.
L’idea della gerarchia condiziona inevitabilmente tutta la vostra intelligenza
e fa da padrona nella strutturazione del pensiero che voi chiamate <razionalità>
del pensare. Qualunque logica che non subisce l’invasione della sequenza, voi
la considerate come non <scientifica> e con questo assunto, rallentate lo
sviluppo, inglobando le idee che violano il principio della collocazione
spazio-temporale nel mistero o nella mistificazione.”
“Se ho capito bene, Il nostro
paradigma di pensiero si fonda un’idea sbagliata?” chiesi conferma.
“No! Più che sbagliata, io direi
corrispondente al vostro status di esseri limitati, presi in ostaggio del tempo
stesso.”
“Questa semplice predisposizione
mentale vi porta a ragionare sugli avvenimenti utilizzando il principio di
causa ed effetto. Ti sembrerà razionale soltanto tutto ciò che ubbidisce alla
legge per cui ad una causa deve seguire un effetto! Se ti parlassi di un
effetto senza una causa o, addirittura, prima di una causa, sicuramente urterei
contro la tua razionalità e, se non sapessi delle mie origini marziane, tu mi
prenderesti per un pazzo.”
“Credo che ti debba dar ragione!”
esclamai in maniera convinta.
“Tutto ciò significa che in
conseguenza del vostro attuale paradigma mentale, non potreste mai pensare in
modo diverso, né sperare di compiere il grande salto evolutivo, indispensabile
per <vedere> una realtà universale nuova.”
“Secondo la tua teoria, eliminando una
collocazione temporale del mio presente, io potrei essere in ogni punto
dell’universo o essere parte di una unione cosmica riscontrabile in ogni
elemento parte di esso. Non avrei una mia individualità. Non sarei una presenza
autonoma. Non potrei riferirmi a nessun’altra realtà che sia diversa dalla
mia.” Il mio interlocutore annuì, ma non mi arresi a formulare altre domande.
“Con queste premesse, dove sarei io
ora? Perché esito? Quale disegno giustifica la stessa esistenza dell’universo?
“Le tue domande vanno ben oltre a ciò
che le mie parole potrebbero rivelare. In ogni caso, mi offri la possibilità di
instaurare il dubbio nella mente umana e soffermare la vostra consapevolezza in
ambiti meno assoluti. Per fornirti subito qualche risposta, ho bisogno di
puntualizzare qualche concetto che, per voi umani, sembra chiaramente assunto.”
“Continua, ti prego!” esortai.
“Per esempio, voi amate riferirvi come
<esseri umani>, cioè implicitamente ammettete, prima, di <essere>
delle realtà permanenti in un punto preciso misurato nel concetto del tempo, e
poi di qualificarvi <umani> nell’ambito della stessa realtà
precedentemente ammessa come unica e vera.”
“Vuoi che io dubiti sulla mia stessa
esistenza?” interruppi il suo discorso per cercare di approfondire il concetto
che Ett voleva trasferire.
“No, voglio semplicemente puntualizzare
l’idea del tuo esistere.”
“Uno dei nostri filosofi, portava a
prova della nostra esistenza il pensare; questo non basta?”
“Per provare una realtà non si può
estrarre la prova dal mondo per il quale si vuole la prova!” replicò.
“In questo caso, non si potrebbe mai
addurre una prova definitiva, perché nessuno degli umani sarebbe capace di
uscire da sé stesso.”
“Benissimo, hai compiuto un piccolo
passo nella direzione in cui ti sto orientando.”
“Allora, continua! Sono ansioso di giungere
alla tua conclusione.”
“Il vostro mondo non è né un divenire,
né un permanere. Se fosse una realtà in continua evoluzione, allora, fra un
numero indefinito di anni-tempo, si giungerebbe a quella finale ed esso
cesserebbe d’esistere. In questo caso, la realtà a cui si giungerebbe,
coinciderebbe con l’essenza dell’ <essere> che sarebbe il nulla. Se
fosse, invece, una realtà definita, sarebbe indipendente dal tempo e soggetta
ad una evoluzione virtuale. Il mondo, rimarrebbe uguale a sé stesso e
cambierebbe soltanto perché si rifletterebbe internamente in modo diverso. In
quest’ultimo caso, l’essenza dell’essere coinciderebbe con l’immagine della
consapevolezza d’essere nel punto del suo rivelarsi.”
“Stento a capire.” Confessai.
“Prendi ad esempio un fiume e supponi
che tu mi chieda se l’acqua del fiume è una realtà; se essa esiste e perché
esiste. In tal caso, l’acqua del fiume non può essere un divenire poiché quando
giungerà al mare, essa cesserà d’esistere come acqua fluviale. Non può nemmeno
essere un suo permanere, perché scorre e cambia continuamente rispetto ad un
osservatore immobile. Il cambiamento non può che essere virtuale, legato alla
posizione, allo stato e alla mente dell’osservatore. La realtà, concepita in
questo modo, è l’idea consapevole di ciò che l’osservatore elabora con la sua
mente e condizionata dalle variabili presenti nel contesto. Quindi,
esisterebbero tante realtà quanti sono i possibili punti di osservazione, i
possibili stati mentali e le capacità elaborative dell’osservatore. Dovendo la
realtà essere una, si potrebbe concludere che la sua essenza ultima sarebbe,
come nel divenire, il nulla.
“La conclusione finale è oltre me
stesso c’è il nulla?” domandai incredulo per quello che ascoltavo.
“No, non giungere a questa drastica
conclusione.” mi rassicurò.
“Il nulla è il vuoto di pensiero che
si crea utilizzando il paradigma mentale con il quale vi siete evoluti. Devi
intendere il nulla, non come assenza di qualcosa, ma come occupazione di
qualcosa che sfugge al vostro pensiero.”
“Tutto ciò che sfugge al pensiero
umano, è riconducibile all’errore del paradigma mentale oppure alle naturali
limitazioni biologiche? In altre parole, Il <nulla> da te prospettato,
potrebbe essere intercettato e prendere un senso anche nel nostro mondo?” le
mie domanda si moltiplicavano.
“Gli umani debbono fare i conti con
altissime barriere le quali, oltre a inibire le grandi visioni, intervengono
apportando distorsioni demotivanti.” l’extraterrestre continuò a provocare la
mia curiosità.”
“Ti riferisci, forse, a quella specie
di pregiudizi che impediscono ad un pensiero nuovo di prendere forma?” chiesi
ancora.
“Non soltanto! E’ consuetudine tra voi
umani di aggettivare in modo negativo qualsiasi esperienza o proposta che si
allontani dal pensiero comune. E’ molto facile timbrare con la <pazzia> o
la <stranezza> una idea straordinaria. La conseguenza del giudizio
negativo si traduce, prima, in aggressione intellettuale e successivamente
nell’isolamento della persona rivoluzionaria. L’esploratore dei nuovi percorsi,
se vuole insistere nell’affermare le nuove idee, deve sottoporsi a prove che
mettono in discussione le proprie capacità di intendere e volere. Queste prove
non sempre si superano e il risultato finale è l’aria nuova che viene spazzata
via dalla stasi intellettuale. La rivoluzione viene spostata in avanti sulla
linea del tempo, sperando che nell’immediato futuro il metro del giudizio possa
cambiare.”
“Hai descritto perfettamente quello
che ci succede!” confermai con sorpresa ciò che avevo sentito, ma non mi
fermai.
“Devo aggiungere un altro particolare
a questo tuo rilievo che, visto da occhi extraterrestri, potrebbe rivelarsi
anche comico. La nostra storia è ricca di personaggi innovatori, pensatori e
scienziati che hanno fornito un contributo veramente importante per
l’evoluzione dell’intera umanità. Questi illustri rappresentanti della nostra
specie hanno dovuto subire derisioni e alcuni anche persecuzioni fisiche ed
intellettuali, prima di essere riconosciuti come benemeriti della società. Non
sono stati pochi i casi in cui grandi uomini sono diventati tali soltanto dopo
la loro morte. Gandhi, Martin Luther King, Mandela, sono alcuni nomi che
richiamano i grandi valori umani. Questi, in linea con quanto sentivano dentro
il proprio animo, hanno pronunciato un grande <NO> al sistema convenzionale
del loro tempo, subendo gravi ingiustizie. Hegel, un filosofo tedesco, ha
teorizzato su questo modo di reagire e ha spiegato come il <NO> affermato
con decisione nelle situazioni a cui non ci vogliamo conformare si traduce in
una grande leva del divenire. Egli affermava che la negazione è stimolo al
miglioramento, al progresso: il pensiero migliora quando nega la sua forma
precedente senza distruggerla, al contrario la conserva per arrivare ad una
forma superiore. Anche la stessa filosofia è un unico processo di negazione
verso un pensiero latente o verso un modo di non-pensare. Quindi, solo dicendo
<NO>, miglioriamo come persone, creando quelle perplessità che
favoriscono lo sviluppo di nuovi paradigmi mentali.”
Ett continuò.
“Nel vostro mondo arrivano segnali in
mille forme diverse e tutti attraversano mezzi non sempre adatti alle loro
caratteristiche. La diversa sensibilità di ogni umano riesce a cogliere solo
piccole tracce di queste comunicazioni dell’universo. Percezioni, affinità,
sesto senso, e parole simili sono i vostri sintomi verbali che manifestano una
ingiustificata convinzione di un potere, di un volere e di un possibile sapere
che superano i limiti della razionalità.”
“Quale modo di agire o pensare
suggerisci di adottare per amplificare le sensazioni che potrebbero ricondurci
in una dimensione diversa da quella attuale?” chiesi.
“Io credo che dobbiate dare spazio e
credito a qualcosa che vi caratterizza maggiormente, senza inseguire
affannosamente tecnologie eclatanti.”
“Scusami se ti contraddico ETT, ma è
grazie alla tecnologia che abbiamo potuto conquistare l’agiatezza nell’esistere
e per la quale è stato possibile dedicarci al pensiero scientifico oltre che
filosofico.”
“Rispondendoti con una metafora ti
direi che la tecnologia, per voi umani, è come una sedia, buona per salirci
sopra e avvicinarvi al cielo di mezzo metro. Dovete iniziare ad usare la
tecnologia nel modo più vicino al vostro essere umani, e cioè, usarla come
accessorio per abbracciare il cuore e la mente. Credo che la tecnologia sia
come nebbia agli occhi degli umani. Essa droga la loro mente e conferisce
all’orgoglio l’illusione di una presunta potenza; la capacità di poter dominare
un mondo esistente oltre i propri confini e a dispetto di evidenti limitazioni.
La barriera evolutiva che ci separa non mi vieta di indurti ad una riflessione
che farebbe parte del tuo mondo. Nella mia condizione di extraterrestre, mi è
facile rimescolare concetti, esattamente come voi fate con il sugo di carne tra
i maccheroni. Considera di poter vivere
senza invecchiare e di poter prescindere dalle necessità del tuo corpo; in che
modo cambierebbe il tuo atteggiamento verso la vita e verso il tuo prossimo?
“Cambierebbe di moltissimo!”
assicurai.
“Cerca di ripercorrere idealmente la
tua vita nell’età giovanile, quell'età in cui il concetto di vecchiaia si
capisce soltanto leggendolo da una pagina del vocabolario. Quali erano i
tuoi problemi? Quali erano i tuoi modi di agire e reagire con il tuo
prossimo?” chiese.
“Sicuramente allora, i miei problemi
erano di natura filosofica, molto lontani dalla materia e svincolati dal
fattore tempo. Il mio esistere era un presente con un passato non ben
compreso e un futuro senza limiti. Le relazioni con il mio prossimo implicavano
conquiste, riconoscimenti, accettazioni e tanta voglia trovare un posto al
sole.” confessai.
“Si potrebbe dire che eri concentrato
su te stesso per misurarti e inserirti piacevolmente nel meccanismo globale
dell’esistenza. In questo compito, sperimentavi gioie, dolori, delusioni e
speranze. Inoltre, il tuo carattere mite ti ha fatto propendere per l’utilizzo
di scelte logiche e tecniche operative abbastanza concilianti e forse anche al
limite della timidezza e della rinuncia.
“Mi conosci molto bene, Ett!” dissi
con imbarazzo.
“Altri tuoi amici o semplicemente
persone della tua età, avranno avuto reazioni diverse, o anche ambizioni più
marcate delle tue?”
“Sicuramente sì!”
“In questi casi, lo spirito di
competizione e la possibile conseguente aggressività, sono voci di spesa da
considerare nel bilancio delle relazioni sociali.
“Ebbene?” domandai, inducendo a
chiarire l’implicazione.
“Il vostro mondo si presenta al mio
giudizio come una grande famiglia composta da unità litigiose tutte tese a
combattersi reciprocamente per affermare le proprie limitate e approssimate
idee, dimenticando il luogo, il tempo e lo spazio intorno. Vi capita
spesso di abbandonare la consapevolezza di essere piccoli, teneri fragili
esseri occupanti un’insignificante parte dell’universo. Non vi rendete
conto che, in una realtà infinitamente più grande di voi, siete schegge di
energia che si manifestano nel segno di un insieme imperscrutabile. In
quest’ottica, la tecnologia è il classico fumo negli occhi; una specie di droga
per l’orgoglio; un antidolorifico contro la consapevolezza di non valere nulla.
Inoltre, immagina che cosa succederebbe se all’essere umano fosse risparmiata
la vecchiaia!
“Credo che si porrebbero le basi per
giustificare guerre stellari e conflitti tra mondi lontani.”
“La vostra vecchiaia, quindi,
considerala come un ritorno alla saggezza originale; Il colpo sulla testa dello
stupido; la celebrazione dello spirito umano che attraversa per un breve tratto
di tempo la nuda materia.”
“ETT, questa tua considerazione mi
induce a riflettere sul senso da dare alla nostra breve apparizione sulla
terra. In forma quasi egoistica, gli umani dovrebbero trarre il massimo del
piacere attraverso una solida, consapevole socializzazione mirante al bene
comune. Aiutandoci e sostenendoci reciprocamente conseguiamo un doppio
obiettivo: essere felici, godere della vita e diffondere lo stato di gioia
nell’onda lunga delle generazioni umane del futuro.
“Esatto! Il vostro tempo appartiene al
vostro mondo e va consumato nell’unico modo che vi è concesso e cioè quello in
cui si riflettono e hanno senso le emozioni. Voi umani siete abituati sin dalla
nascita a combattere guerre personali molto complicate e che spiegate a voi
stessi tramite le scienze della psicologia, psichiatria, ma raramente riuscite
a ricavare da queste reali benefici personali. Mi capita spesso osservare molti
dei vostri luminari che completano rovinosamente le loro vite con suicidi o
assurdi isolamenti.”
“Infatti, l’idea comune associata a
chi si inoltra nelle questioni psicologiche o filosofiche, è quella della
stranezza o estraneità dalla vita ordinaria.” confermai.
“Lo sforzo dei vostri pensatori
dovrebbe diffondere positivismo. La forza delle idee dovrebbe essere usata per
convogliare energia vitale da spendere nella vita individuale e costituire così
la base della sua espansione nelle generazioni successive.”
“Probabilmente, il nostro stato di
perdurante insoddisfazione per ciò che abbiamo o siamo, e la conseguente
ricerca continua di qualcosa da aggiungere, ci impedisce di celebrare come si
dovrebbe l’istante che viviamo. Rimandando questa consapevolezza i tempi
successivi, crediamo di poterlo sempre fare dopo. E’ questo il motivo per cui
quando ci scopriamo vecchi, restiamo fortemente delusi per ciò che non siamo
riusciti a fare e di conseguenza, esterniamo un continuo rammarico sotto forma
di romantica nostalgia. In definitiva, ci leghiamo all’unica possibilità che ci
darebbe tempo illimitato e cioè una vita senza della morte o, in una sola
parola, l’eternità. Gli umani sono molto legati alla terra, al proprio mondo e
da questo non voglio staccarsi. Vogliono restare vivi in eterno e godere delle
proprie facoltà senza preoccupazioni e dolore.
“È comprensibile tutto ciò.” ammise,
ETT.
“Noi umani siamo disposti a tutto e
dare qualsiasi cosa se si riuscisse a scoprire il segreto della vita eterna.”
“Non credi che ci potrebbero essere
anche scoperte poco piacevoli?” domandò.
“Sì, è vero! In ogni caso, ambire
qualcosa di bello pone in secondo piano qualsiasi altro rischio. In generale,
l’incoscienza sulla natura di un problema fa in modo che le difficoltà conseguenti
sembrino poco rilevanti o addirittura, inconsistenti.”
Il colloquio andava avanti e la
sensazione per la quale ancora non avevo sentito dal mio interlocutore qualcosa
di veramente nuovo e che potesse essere uno shock per la mia anima, mi spingeva
a porre domande più mirate a capire quali fossero le chiavi di interpretazione
della nostra vita oppure quale fosse il paradigma mentale da adottare per
interpretare l’attuale realtà in un modo effettivamente rivoluzionario. Con in
mente questa prospettiva, persi pausa per pensare. Il mio stupore venne fuori
quando ETT mi anticipò e disse.
“Luigi, È difficile tradurre alla tua
coscienza lo spirito dell’universo e ancora più ardo chiuderle in parole. La
tua umanità ha già tutto ciò che serve per evitare l’inutile sofferenza emotiva
che la maggioranza dei tuoi simili accusa. Vi basterebbe una alta autostima e
una grande volontà nel perseguire obiettivi per i quale sentite una forte
inclinazione”
“Il problema per noi umani è proprio
quello che sapere ciò che si dovrebbe fare non sempre è sufficiente perché lo
si applichi nella vita di tutti i giorni.” puntualizzai, con un evidente
scetticismo.
“La tua osservazione rivela grandi
dubbio sulle reali possibilità di condurre una vita terrene di successo.
Contemporaneamente emerge anche una speranza che esista una specie di
<medicina> psicologica con la quale curare questa tua umanità.”
La risposta di ETT centrò
perfettamente il senso delle mie perplessità. Il silenzio che ne seguì fu un
tacito assenso e un invito a proseguire il suo discorso.
“Il vero problema del modo di pensare
di voi umani è nel dubbio di avere le capacità e i mezzi idonei per controllare
la vostra vita; non siete certi di poter diventare o ottenere ciò che vorreste.
Voi siete convinti di essere insignificanti, piccoli e deboli, tali da non
poter, pur desiderandolo, modificare il percorso della vostra.”
“Milioni di miei simili soffrono la
povertà, le malattie e disordini di ogni tipo dai quali è difficile uscire.”
ammisi.
“Di conseguenza, il vostro credo si
arrocca sulla convinzione di un destino maligno a cui non ci si può opporre ma
soltanto fatalmente adeguarsi, vero?”
ETT stava leggendo il nostro modo di
essere e credere; capì che non potevo negare e dopo una breve pausa, egli continuò.
“Questa forma di pensiero soggioga lo
spirito umano e lo costringe ad accettare condizioni umilianti, facendogli
credere che le circostanze, gli accadimenti sono forti del suo potere. Sappiate
che la verità non è questa, ben altro potere dispone la vostra anima. L’uomo ha
il potere necessario per chiedere ed ottenere quello che vuole. Lui è in grado
di creare e modificare le situazioni, orientandole nella direzione del suo
volere e, in definitiva, per ricevere quella gratificazione dell’esistere,
vitale per la salute mentale.I vostri fallimenti non possono
dipendere dall’allineamento degli astri o dai caratteri ereditari o dalla
sfortuna. Qualunque causa esterna non può costringervi a fare ciò che non
volete. Non dovete accettare l’idea di continuare ad essere ciò che siete,
nonostante non lo vogliate. Il vostro mondo scientifico dovrebbe inorgoglirvi
per quanto avete fatto in termini di miglioramento del vostro vivere. Soltanto
poche centinaia di anni la vostra vita non aveva tutte quelle agiatezze di
oggi. Avete fatto passi da gigante nell’analisi del pensiero, nel coniugare
l’immaginabile con il possibile e tutto è dipeso da voi stessi. Il vostro mondo
è meraviglioso e pieno di opportunità, se lo guardate con l’idea che siete voi
gli artefici e i padroni di tutto ciò che vi circonda.Il vostro spirito possiede la magia
della creatività; da una idea potete far nascere oggetti. Le situazioni potete
trasformarle o moltiplicarle in altre. Non esiste limite a ciò che potete fare.
L’unico limite possibile è quello che vi ponete da soli. La mente traspira
spirito umano; essa capace di pianificare e guardare oltre il momento. La mente
produce immagini della realtà nel divenire. Le idee sono anticipatrici del
mondo da costruire. Le idee muovo il vostro mondo e sono la causa del divenire.
Idee buone produco buoni risultati; idee cattive usano il grande poter dello
spirito per distruggere. Il buon uso delle idee è il modo per costruire nel
modo migliore il vostro futuro.”
Improvvisamente il colloquio si interruppe.
Forse la mia mente si era saturata?