mercoledì 6 dicembre 2023

Alcuni quesiti senza risposte

 

Sebbene l’archeologia contemporanea ritiene di poter spiegare in maniera esaustiva il percorso evolutivo e culturale dell’umanità, molti ritrovamenti controversi mettono a dura prova la versione della divulgata , comunemente accettata.An cora una volta, ecco alcune rappresentazioni antiche che sembrano sfidare la cronologia convenzionale della storia umana.

La storia del nostro pianeta è molto più complessa di quanto la maggior parte delle persone sia disposta ad ammettere.
Secondo la versione comunemente accettata della storia, e che viene insegnata nelle scuole superiori e nelle università del mondo occidentale, l’uomo antico era una creatura molto semplice e dalle conoscenze estremamente limitate.
Tuttavia, con buona pace di coloro che promuovono questa versione (difettosa) della storia, gli archeologi continuano a tirare fuori dal suolo oggetti e raffigurazioni che la contraddicono.

La verità è che c’è una quantità enorme di prove che attestano il successo intellettuale del mondo antico, con alcuni manufatti che sono delle vere e proprie meraviglie tecnologiche. 
Certamente è l’antico Egitto ad offrire l’eredità più sconcertante del passato evoluto dell’umanità, e certamente la prima struttura che salta alla mente è la Grande Piramide di Giza.
Si tratta di una struttura così imponente e costruita con una tale precisione che la tecnologia moderna solo ora sta cominciando a ridurre il ritardo con essa. 
Sebbene abbiamo l’illusione che avremmo potuto costruire qualcosa di simile anche oggi, se avessimo voluto, l’uomo moderno non ha mai effettivamente costruito niente di simile. 
Ma la Grande Piramide non è l’unico esempio di tecnologia avanzata che troviamo in Egitto.
Fece scalpore il ritrovamento di alcune incisioni geroglifiche nel tempio egizio di Abydos.
All’occhio dell’uomo di oggi, i geroglifici sembrano descrivere quelli che sembrano aeromobili di epoca moderna. 
La scoperta è stata oggetto di grande polemica tra egittologi e archeologi, i quali non sono sicuri cosa vogliano significare i segni di Abydos. D’altra parte, come avrebbero potuto persone vissute 3 mila anni da rappresentare un velivolo moderno?

Quando la dottoressa Ruth Hover e suo marito intrapresero un viaggio alla volta delle piramidi e dei templi d’Egitto, rimasero scioccati quando notarono i geroglifici nel tempio di Abydos. 
Le strane raffigurazioni erano nascoste da un pannello sovrapposto più recente con altri geroglifici. 
Quando il pannello si sbriciolò, venne fuori lo strato più antico dove era possibile vedere questi strane incisioni.
I nostri occhi scorgono quello che sembra un moderno elicottero, un sottomarino, un alienate e un altro tipo sconosciuto di aeromobile (alcuni ritengono che somigli all’Hinderburg). 
Potrebbe trattarsi di pareidolie, certo! 
Ma se gli antichi egizi non volevano raffigurare velivoli, allora cosa rappresentano le strane incisioni. E, soprattutto, perché erano state occultate da un pannello più recente, e da chi? 
Come spiegare questi enigmi? 
Al momento, pare non essere possibile.
 

martedì 5 dicembre 2023

L'incubo di un assassino

 

In piedi in un corridoio di marmo, mi sono trovato di fronte a una cosa terrificante; era qualcosa di mai visto prima. Non potevo muovermi, non avevo nessuna via d’uscita e i miei piedi improvvisamente sembravano inchiodati. Non riuscivo a liberarmi nonostante il mio fortissimo desiderio di farlo.

Ero congelato e con le spalle contro il muro. I miei occhi si spalancarono dolorosamente e rimasi lì, intrappolato dalla visione davanti a me.

Il rumore di qualcosa o qualcuno che avanzava risuonava dalle pareti del corridoio; echeggiava così intensamente che avrei voluto tapparmi le orecchie con le mani per bloccare la cacofonia, ma non potevo perché ero bloccato.

 “Aaaaaaahhhhhh!” urlò la strana forma.

Mi sembrava un enorme ragno padrone di una ragnatela che si estendeva dal soffitto al pavimento, da una parete all'altra. Occupava quello spazio con una presenza così orribile che ogni pelo della mia pelle e ogni nervo del mio corpo si rizzavano.

L'entità si manifestò in una rete densa di una sostanza appiccicosa simile a colla e si ancorò ai quattro angoli della sala. Come una tela costruita da un ragno frenetico e maniacale, avvolgeva lo spazio intorno a me. Tutto mi faceva credere che io ero la preda intrappolata.

Non ero molto distante dai fili della ragnatela. Pur di non sentirla addosso, ero incollato al muro, immobile e senza scampo. Ero prigioniero psichico di una creatura sconosciuta che sembrava essere così irritabile che non osavo pronunciare una parola o emettere un solo respiro.

All’avvicinarsi del mostro mi trovavo al centro di una tremenda alitosi. Ciò che vedevo al centro della rete era qualcosa di inimmaginabile e così raccapricciante che avrò incubi per il resto della mia vita.

È difficile da credere, ma era così. . . vedevo una faccia! Quella della mia vittima! Un volto di proporzioni gigantesche, la pelle tesa al centro della ragnatela in una smorfia sinistra.

I suoi occhi erano selvaggi, infuriati e roteavano febbrilmente nelle loro orbite spettrali come una persona impazzita dalla tortura. Il volto iniziò a dondolare nella rete mentre lo guardavo, inorridito. Non avevo idea di cosa quell’essere avesse intenzione di fare di me, ma ero sicuro che la mia fine fosse imminente. Mi aspettavo di diventare parte di quella cruda e appiccicosa rete, in balia dell’appetito del mostro.

Mentre urlava con toni bassi e vuoti, il viso cominciò a oscillare verso di me come un pendolo. Si avvicinava di pochi centimetri dopo ogni oscillazione e a ogni volta potevo sentire su me l’odore disgustoso del suo alito. Mi sentivo perduto, attendevo soltanto che le sue zanne si stringessero sulla mia testa, schiacciandomi il cranio, perforandomi il cervello. Rimasi paralizzato, fatta eccezione per i miei nervi che tradivano la mia intensa paura tremando in modo incontrollabile.

Mentre procedeva in avvicinamento, cercavo di evitare il contatto, ma ero già con le spalle al muro. Il suo viso si avvicinava sempre di più al mio. Respiravo l’aria del suo alito: era così disgustosa che non riesco a trovare le giuste parole per darne un’idea. Contorcevo il mio viso per l’orrore dell’odore, ma non andavo oltre a piccole inclinazioni.

Ad un certo punto, il mostro cominciò a parlare. Baritono, roco e rauco risuonavano nel mio cervello.

“ass… ass.. assassino”, diceva.

Abbassai la testa e urlai, terrorizzato: “Cosa vuoi da me??”.

Mi coprii le orecchie, rannicchiandomi per a terra con il desiderio di sparire. Intanto parlava ancora.

“Anima schifosa” ripeteva con tono cavernoso, inquietante e altrettanto sinistro come prima.

Subito dopo sentii l’eco di uno schiaffo sul muro. Disperato, tentai di spostarmi verso la mia destra, illudendomi di poter trovare una uscita.

Il mostro reagì, gridando: “Uuuuaggg”.

Io rabbrividii dalla paura. Quella razione poteva significare la mia fine, poiché perdere la sua preda avrebbe sicuramente portato l’entità alla rabbia.

Poi la faccia riprese a urlarmi alle orecchie: “Hai tolto una mamma a dei bambini! Dannato!” Poi, con gli occhi infuocati, continuò: “Dimmi che cosa hai ottenuto? Sei orgoglioso della tua bestialità?”

Piansi. Non sapevo cosa rispondere. 

La mia mente entrò in una centrifuga di dolore e disperazione. Mi svegliai in soprassalto con il cuore che batteva a mille. 

Il silenzio della mia cella carceraria mi tranquillizzò, convinto che dovevo pagare a caro prezzo il mio spregiudicato comportamento.

 

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