LUIGI: Vorrei cambiare questo mondo popolato da umani versatili in tutto, iniziando dai desideri e finendo con i valori.
ETT: Attenzione, Luigi, tu appartieni agli umani o credi di essere immune alle loro incoerenze?
LUIGI: Purtroppo mi rendo conto che sto lanciando un boomerang, ma questo è un modo per rivolgermi a te e indurti a rivelarmi qualcosa che mi faccia sperare in un futuro migliore per la mia umanità.
ETT: Come ben sai, i nostri livelli razionali di intendere appartengono a paradigmi di intelligenza diversi, quindi, qualunque messaggio in quest’ ambito non ti potrebbe mai giungere.
Per spiegarmi compiutamente, immagina di togliere l’aria tra due umani che colloquiano; entrambi, come i vostri pesciolini rossi, vedrebbero soltanto afoni boccheggi.
LUIGI: Siamo condannati, allora, a camminare con le nostre deboli gambe, continuando a cadere e a farci male?
ETT: Ricorda, Luigi, che in ogni disgrazia si cela sempre una nuova opportunità; ti basta dimenticare ciò che amareggia e riservare energie per altri aspetti più positivi.
Il vostro equilibrio interiore è sempre su una bilancia che ha bisogno su un piatto il dolore e sull’altro il peso della felicità. La vostra vita è una continua misura; siete pronti recriminare quando c’è poco dolore e ad ambire alla più modesta delle condizioni di vita quando le tragedie vi colgono.
LUIGI: Sì, Ett, fai bene a ricordarmelo. Ho il maledetto difetto di credere troppo alla bontà dei miei simili. Non ho nessuna remora sulla loro sincerità. Non capisco perché si debba fingere sui sentimenti.
ETT: Mi stai dicendo di essere ingenuo?
LUIGI: No, amico mio, si tratta di un’altra caratteristica umana.
ETT: Cioè?
LUIGI: Sebbene siamo in grado di darci spiegazioni per i nostri difetti, di fatto, siamo tutti bambini nel momento in cui accusiamo il dolore. Abbiamo inventato la filosofia, la psicologia, la psichiatria, la pedagogia, e nonostante questo, nessuno è dottore per se stesso.
Per parlarti di una mia recente esperienza, ho conosciuto un’amica a cui ho creduto alle sue parole perché sentivo la sua sofferenza; sentivo il rumore delle sue catene; sentivo il peso di un amore represso e inespresso; sentivo il suo bisogno di rinascita. Io le ho detto che la sua gabbia aveva le porte aperte, doveva soltanto decidere di uscire. L’attendevo fuori dalla gabbia per vederla volare ed essere contaminato della sua gioia.
ETT: e invece?
LUIGI: Come tutti gli umani, si scopre di voler vedere il sole senza essere accecati. Quando la tempesta imperversa su una nave in aperto mare, si fanno grandi promesse e solenni giuramenti in cambio dell’aiuto della provvidenza al superamento del pericolo. Il ritorno del sereno scioglie la memoria e accoglie la ragione.
Il sentimento e la paura sono concetti leggeri, forse da conservarli tra belle frasi di profonde riflessioni o nelle suggestive rime delle poesie.
Dopo la tempesta tutto torna come prima.
Riconosco che siamo assolutamente evanescenti, trasparenti ai nostri stessi difetti .... riempiti d’aria.
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