mercoledì 1 gennaio 2014

Il capodanno con ETT

Ett mentre saluta

(continuazione articolo precedente)


LUIGI: Ett, ti chiedo una eccezione, dammi una prova che dimostri di essere veramente un extra.

ETT: Quale prova vuoi?

LUIGI: Attraverso le mie parole fai giungere un segnale alla mia amica che la missione, di cui mi ha parlato, le ha tolto la gioia proprio il giorno di Natale.

ETT: Rispetto tantissimo il dolore della tua amica e sarei meno extra se abusassi dei miei poteri per giocare con i suoi sentimenti.
Voglio semplicemente correggere una tua parola: la missione non “toglie” la gioia ma la trasforma ad un livello superiore che soltanto la tua amica sperimenta.

LUIGI: Probabilmente hai ragione, però il dolore che si prova è immenso.

ETT: Luigi, sappi, fintantoché si ragiona sulla base di un paradigma di pensiero, consolidato da un’antica accettazione, non si possono scrutare nuovi orizzonti e ogni segnale promettente una rivoluzione di vedute viene deriso o nel caso migliore, ignorato. Tutto questo significa che, nonostante tutte le mie spiegazioni, fino a quando resti umano non potrai fare altro se non affidarti ai tuoi strumenti che, come ben sai, sono limitati e fortemente approssimati.

LUIGI: Le tue argomentazioni sono convincenti e personalmente credo l’esperienza umana, quantunque trasmissibile rimane sempre una realtà individuale. Il dolore o la gioia, marcano l’esistenza degli uomini agendo come onde sullo scafo fragile di leggere barche. Ognuna di queste barche si aiuta come può, sfruttando i modesti mezzi a disposizione per galleggiare sull’acqua solitamente agitata.

ETT: Per quanto credo di capire, hai ammesso che voi uomini avete grandi problemi da superare per giungere ad una reciproca completa comprensione e quindi, come pretendete di leggere nel futuro o intercettare intelligenze superiori?

LUIGI: Stranamente, pur conoscendo i nostri limiti, dimentichiamo di tenerli in considerazione. Forse questo è uno dei motivi per cui tentiamo di evolverci senza cadere nel dramma dell’autocommiserazione.

ETT: Infatti, siete in grado di dimenticare facilmente il vostro passato.

LUIGI: Si tratta di un dono della nostra biologia che, pur essendo molto sensibile alle esperienze traumatiche, si affretta a dimenticarle.

In occasione del giorno di capodanno si svolge un rituale che conferma questa inconsapevole predisposizione del nostro corpo.

Il primo giorno dell’anno, dimenticando ciò che normalmente siamo o facciamo, ci ripromettiamo grandi cambiamenti comportamentali, svolte decisive sulla conduzione della vita ed il tutto lo immergiamo nelle nostre buone intenzioni e in una speranza amichevole di un destino benevolo.

ETT: Vivere nella dimensione del tempo comporta l’esperienza del prima e del dopo per misurare il vostro punto d’esistenza.

Nel momento in cui si guarda nel passato, annebbiato dall’oblio, tutto quello che si potrebbe fare o pensare, trova i suoi strumenti o stimoli nel futuro. 

Si finisce, così, di perdere la consapevolezza di vivere nel presente.

Quando siete giovani il passato è ristretto mentre il futuro è illimitato per cui il presente si contamina del senso di eternità.

Nell’età matura succede il contrario; un limitato e in continuo assottigliamento del futuro, contrapposto ad un altare del passato che processa l’anima. 

Il futuro tenta di spostarsi nel presente e il modo di “vedere” la vita si impregna di saggezza.

LUIGI: Hai perfettamente ragione, Ett! 
Il nostro guaio è proprio il tempo che pensiamo di averne abbondante all’inizio della vita e pochissimo mentre questa si conclude.

Fa rabbia pensare che nella fase della vita in cui il tempo si potrebbe utilizzare propriamente, non abbiamo al meglio le risorse fisiche per farlo. A dispetto della consapevolezza raggiunta, l’anzianità rende difficile la comunicazione con giovani poiché gli strumenti comunicativi nel frattempo sono cambiati.    

ETT: Luigi, i giovani sono nel vostro tempo ma non vi appartengono, né potete entrare in quello loro, poiché essi appartengono al futuro che per gli anziani non esiste in quanto presente.

LUIGI: Quindi, mio caro amico, l’uomo non è solo soltanto a causa dell’incomunicabilità con l’universo e con il suo simile, ma anche per l’effetto del tempo che lo separa all’interno del periodo generazionale di esistenza.  

ETT: Purtroppo, sì! 
Consolati, però, pensando al dono che lo stesso tempo vi fa, e cioè, la capacità di dimenticare il dolore.

LUIGI: Questa tua rivelazione mi rattrista. 
Mi fa sembrare ingenuo anche lo scambio di auguri che con gioia ogni anno in occasione di capodanno rinnoviamo tra allegri festeggiamenti.

ETT: Non devi essere triste Luigi, il sole sorge anche se troverà le nuvole interposte tra sé e la terra. 

La condizione umana è quella che conosci con le sue bellezze e le sue limitazioni.

Consuma il tuo tempo nel migliore dei modi possibili e avrai risposto alla legge per la quale sei nato. 

Avrai tempo nella dimensione “senza-tempo” per capire compiutamente ciò che all’umanità sta succedendo.

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