Si racconta di un
uomo che aveva trascorso la sua vita raccogliendo oggetti di poco valore e di
cui tutti si liberavano facilmente.
Un mattino svegliatosi
all’alba, come al solito, decise di mettere in ordine il vecchio deposito che
immagazzinava la sua inutile collezione.
Una sorpresa era lì
ad attenderlo!
Aprendo con
difficoltà la decadente porta del deposito, e scardinata la finestrella
incastrata nell’unico punto luce, vide con indicibile meraviglia, una montagna
di oggetti in oro.
Forse, la sua quasi
centenaria modestia, gli aveva giocato un brutto scherzo!
Fatto sta, che
appena egli si strofinò gli occhi, prese in mano uno degli oggetti e lo osservò
attentamente.
Era veramente oro!
L’iniziale
commistione tra gioia e stupore, cominciò a sostituirsi a una leggera amarezza,
poiché si chiedeva che cosa avrebbe potuto fare con quell’oro e quali altri
piaceri avrebbe voluto dalla sua vita, ora che era ad un passo dalla morte.
L’uomo era rimasto
solo, non poteva donare né a figli né a moglie.
Pensò allora di
caricarne una parte in un sacco e visitare alcune famiglie per poterlo donare e
aiutarle, qualora fossero in condizioni di necessità.
Il mattino seguente,
s’incamminò con il suo prezioso carico verso la città e giunto nelle prime zone
abitate, bussò alla prima porta che capitò.
Un occhio
diffidente, attraverso lo spioncino notò il povero uomo con il sacco sulle
spalle e senza dargli la possibilità di parlare, lo scacciò via a parole,
gridando:
“Vai via,
straccione, non abbiamo nulla da darti!”.
Queste urla avevano
allarmato tutto il vicinato, così l’uomo decise che sarebbe stato meglio
allontanarsi da quella zona e provare in un posto più modesto.
Vide una casa di
campagna, si fermò e provò a bussare.
Nonostante continui
tentativi, nessuno rispondeva.
“Le prime ore del
mattino sono difficili per chi va a letto tardi!”, pensò il buon uomo e
continuò il suo giro.
Passando davanti ad
un’altra casa, sentì voci concitate:
“Forse, il mio oro
potrebbe aiutarli a calmare gli animi e favorire un clima di serenità nella
famiglia!”.
Bussò con mano
incerta, indossando l’agitazione che presumeva esistere in quella famiglia.
La porta si aprì e
prima che Egli potesse dire qualcosa, una faccia minacciosa domandò:
“Chi sei? Chi ti
manda? Che cosa vuoi?”.
L’uomo, davanti a
tanta irruenza, si fece così piccolo e a tono basso disse: ”Scusatemi se sono
inopportuno, vorrei donarvi … …”.
Non finì la frase,
che la porta si chiuse davanti a sé, intenzionalmente sbattuta.
Tristemente e un
po’ impaurito, si diresse verso qualche altra casa.
Giunse nei pressi
di un’abitazione poco curata e, fiducioso di poter compiere un gesto nobile,
fece squillare il campanello.
Si sentì il cigolio
di ruote che si muovano con irregolarità, infatti, all’apertura della porta, si
trovò di fronte ad una donna seduta su una sedia a rotelle che, aspettando una
visita, aveva dimenticato di anticipare l’apertura della porta con il classico “chi è?”.
L’uomo, si affrettò
a tranquillizzarla e successivamente, ebbe modo di spiegare le sue intenzioni.
La donna, dopo
averlo attentamente ascoltato, disse:
“Buon uomo, il tuo cuore è così grande
che non potrebbe entrare in questa casa.
Come vedi, stando seduta su questa
sedia, non mi servirebbe tutto l’oro del mondo per riempirmi di gioia.
Ti
prego, non prenderla a male se t’invito a non lasciami il tuo oro, perché
potrebbe procurarmi più guai che benefici.
Chi mi accudisce, non verrebbe più
con il sorriso e il piacere di farmi compagnia, ma con l’idea rubarmi più oro
possibile”.
Il vecchio capì e
dopo averla cordialmente salutata, si avviò in cerca di altri beneficiari del
suo oro.
Poco più avanti si
vedeva un casolare che forse, in tempi non molto lontani, doveva aver
conosciuto un periodo di splendore. L’occhio esperto del vecchio, gli faceva
notare la cura dei servizi connessi al casolare.
Grandi scale di accesso ornate
con figure scolpite su pietra; finestre con balconcini che un tempo, forse
ospitavano piante ornamentali; lunghi corridoi invasi da erba incolta, che
giravano intorno a ciò che era rimasto di panchine e cenacoli; una piccola
casetta, cuccia di qualche cane non più ospite, erano testimoni di un periodo
felice e concluso.
L’ometto pensò:
“Chissà se il mio oro potrà far tornare l’armonia perduta!”.
Si avvicinò
all’ingresso principale e non vedendo nulla che potesse far pensare a un
campanello, batté con il pugno sulla porta.
Non passò molto
tempo, che si udì una vocina: “Chi è?”.
Vecchio: “Sono un amico, vorrei parlare con il tuo
papà”.
Bambino: “Papà è andato in cielo! Io sono con la
mia sorellina e attendiamo la mamma. Non posso aprire agli sconosciuti”.
Vecchio: “Dov’è la mamma, ora? Vorrei attenderla
qui fuori!”.
Bambino: “È dal signor Dantona, a servizio, e torna
per l’ora di pranzo. Dimmi, che vuoi dalla mamma?”.
Vecchio: “Spero di offrirle un dono, se vorrà!”.
Bambino: “Hai doni anche per noi?”.
Vecchio: “Il dono che farò a vostra madre, potrà
esserlo anche per voi”.
Bambino: “Spero che il dono che le farai,
non la faccia piangere più. Da quando papà è andato via, è sempre triste e si
nasconde quando vuole piangere”.
Vecchio: “Come ti chiami piccolo? La tua
sorellina è molto più piccola di te?”.
Bambino: “Il mio nome è
Marco, mamma mi ha chiesto di badare a Serena, che ha solo 6 anni, quattro meno
di me. Conosci anche tu la mamma, per questo porti doni?”.
Vecchio: “Ho conosciuto molte brave persone, e a
queste, avrei voluto regalare anche il mondo. Purtroppo, allora, non vedevo e
non avevo nulla da donare.
Ora, grazie al cielo, posso donare tantissimo, fino
a compiere il miracolo di far tornare il sorriso in qualche famiglia”.
Bambino: “Tu puoi far tornare nostro padre dal
paradiso? Che bello!”.
Vecchio: “Sacrificherei tutto me stesso, per
poterti rispondere Sì, ma sono costretto a dirti che per me questo è
impossibile.
Potrei donare la possibilità alla vostra mamma di stare sempre con
voi e di poter presto ritornare insieme a giocare nel cortile di questa bella
casa.
Un giorno la vostra allegria farà tornare il sorriso alla mamma, e da
cielo, vostro padre non smetterà di ascoltare il vostro cuore ed esserne
orgoglioso.
Bambino: “Ti prego signore, siedi sulle scale e
attendi con noi il ritorno della mamma; non manca molto all’ora di pranzo”.
Vecchio: “Farò così!”.
L’anziano uomo era
visibilmente emozionato per la grande aspettativa che aveva creato nei bambini.
Temendo che non avrebbe retto a tanta emozione e di non poter essere
sufficientemente convincente nel dare un’adeguata spiegazione del suo gesto,
alla mamma dei piccoli, abbandonò il suo carico prezioso sulla rampa d’accesso
alla casa e con il cuore in gola, silenziosamente scomparve dall’orizzonte.