Andrea amava sedersi sul
muretto basso del porticciolo e nella quiete serale ammirare i riflessi di luce
sulla superficie dell’acqua. Per lui erano segnali e inviti alla riflessione,
godendo del film della natura.
Improvvisamente, la sua beata
immaginazione fu interrotta: “Buonasera, professore! Si ricorda di me?”
Andrea non ricordava il nome di
quel giovane, ma il viso, seppure più maturo, gli fece ricordare l’eclettico
allievo di molti anni addietro e quindi rispose: “Non ricordo più il tuo
cognome ma il tuo sguardo mi riporta indietro negli anni.”
“Sono Gianni Cataldi, corso C
di informatica, 2010.” Disse il giovane con ampi sorrisi.
“Bene! Vedo che la tua
vivacità persiste ancora. Dimmi che fai ora? Lavori?” Andrea mostrò gioia di ritrovare il suo vecchio insegnante.
“Sì! Lavoro e ho anche una
bella famigliola!”
“Mi fa piacere sentirti dire
questo. Allora sei veramente Felice?” disse Andrea con un sottofondo di ironia.
“Beh, la felicità è una parola
grossa! Direi di essere abbastanza contento.”
Poi Andrea aggiunse: “Vorrei
sbagliarmi, ma quando si usa la parola abbastanza,
qualche problema si nasconde sempre.”
“Professore, non siamo in
paradiso dove va tutto sempre bene!” Gianni abbozzò un sorriso frutto di
formalità.
Andrea capii di aver toccato
la suscettibilità del giovane, così tentò di spiegarsi: "Gianni, non
prenderla sul personale, ma la tua generazione ha disimparato, o forse non ha
mai imparato, l'abilità più importante per vivere una vita felice. Questa
abilità garantisce una salute mentale stabile, una forte resilienza e una
felicità duratura".
"Quale sarebbe questa abilità?"
Domandò curioso.
"La gratitudine".
“Oh no!” – disse in sé, Gianni,
infastidito – “Ecco ancora una volta la sua predica sulla mancanza di
gratitudine, di rispetto ed etica che porterà inevitabilmente alla caduta della
società. Come se questa storia non l'avessi già sentita mille volte.”
Volendo mantenere i buoni modi
e abbandonare il discorso che si avviava verso il sermone, il ragazzo rispose: "Certo,
è vero! Mi ha fatto piacere rivederla professore … stavo appunto tornando a
casa e ..."
La fuga fu annullata perchè
Andrea continuò a parlare: "Non è che la tua generazione non sia in grado
di essere grata in generale. Sei bravo quanto qualsiasi altra generazione in
questo".
“Ok, questa è una novità!” Pensò
Gianni.
Intanto, Andrea incalzò: "Quello
che manca è la capacità specifica di essere grati per le piccole cose".
"Cosa intendete?",
chiese il ragazzo mentre si tratteneva ad allontanarsi.
"Essere grati per le
grandi cose della vita è facile. Tutti possono apprezzare una promozione, un
matrimonio, la nascita di un figlio o la guarigione da una malattia. Poche
persone, tuttavia, apprezzano le cose belle che accadono ogni giorno".
Andrea stava ponendo in
risalto una tendenza che andava di pari passo con l'ascesa dei social media: "Immagina
questo: stai per tornare a casa dal lavoro. Per tutto il giorno non vedi l'ora
di guardare il tramonto mentre guidi verso casa. Proprio prima di partire,
tuttavia, vai su Internet e scopri che un tuo vecchio compagno di classe ha
comprato una macchina lussuosa. Quanto vale in quel momento il tuo tramonto
nuvoloso sull'autostrada? Niente. Rispetto a quello che potresti avere, non
vale molto".
Gianni Annuì. Aveva capito!
Oggi, ci sono un milione di modi per confrontarsi con gli altri. Non importa
quanto sia fantastica la propria vita, in pochi secondi si può trovare qualcosa
di più grande. È difficile essere grati per le piccole cose che hai quando sai
che potresti avere molto di più.
"Perché dovresti
rallegrarti di aver comprato una giacca nuova quando Mark Zuckerberg si è
comprato una nuova isola privata? Questo modo di pensare è sbagliato
perché basa la felicità sul confronto!"
Gianni non poteva dargli
torto. Si rese conto che ciò di cui Andrea parlava era il dipinto della realtà.
"Invece di trarre felicità
dai paragoni, questa dovrebbe provenire dall'atto, dalla cosa o dal momento in sé.
Quando mangi un buon pasto, non sei grato perché ha un sapore migliore di
quello che hai mangiato ieri, sei grato perché ne apprezzi il sapore in quel
momento!
Lo stesso dovrebbe valere per
ogni cosa. Sii grato per le piccole cose che hai, perché rendono la tua vita
migliore. Anche in mezzo al caos della tua vita, puoi apprezzare un breve
momento di riposo".
"Ma che dire della forza
delle relazioni sociali, di una carriera appagante o dell'attrattiva?" - domandò
Gianni – “Non sono tutti fattori tipicamente associati alla felicità?”
Andrea rise: "Ormai sono
vecchio abbastanza per aver conosciuto molte situazioni. Ho incontrato molta
gente che raccontavano di aver avuto matrimoni fantastici, figli meravigliosi e
carriere appaganti, ma anche convinti che le loro vite fossero miserabili. Ho
anche incontrato una povera mamma single, che aveva tre lavori
contemporaneamente, con un bambino malato a casa, che trovava la felicità ogni
giorno".
Andrea si prese una pausa,
come voler invitare il ragazzo alla riflessione, lo guardò e disse: "Dimmi
questo, Gianni: come puoi essere felice se continui a inseguire qualcosa di
meglio? Perché cercare la felicità in ciò che potresti avere quando hai già
così tanto per cui essere grato?"
Quelle parole rimasero
impresse per molto tempo nella mente del ragazzo. Si era reso conto come lui
stesso stesse diventando meno grato. Concentrato sul suo lavoro e altri
obiettivi, spesso trascurava il presente.
La felicità non è il
risultato di un lungo processo di lavoro verso un obiettivo lontano. La
felicità è la somma di ciò per cui siamo grati ogni giorno.